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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06072019-153125


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DI LEGGE, JACOPO
URN
etd-06072019-153125
Titolo
Studi di metodiche per il recupero funzionale e rieducazione motoria nei soggetti con protesi d'anca
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA' MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE
Relatori
relatore Prof. Casarosa, Simone
Parole chiave
  • studio dei casi
  • protesi d'anca
  • incidenza
Data inizio appello
10/07/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/07/2089
Riassunto
Quando le superfici articolari diventano irregolari, inizia la sintomatologia clinica, che per l’anca si manifesta con dolori, diminuzione dell’escursione articolare e difficoltà deambulatorie; camminare diventa problematico e doloroso; piccole necessità quotidiane quali mettersi le calze o tagliarsi le unghie dei piedi possono risultare difficili; progredendo il quadro degenerativo compare una grave limitazione funzionale: l’arto, anche a riposo, appare atteggiato in flessione, adduzione ed extrarotazione, il dolore e la zoppia si accentuano. I casi presi in studio hanno subito tutti un intervento di protesi totale dell’anca. La protesi d’anca è costituita da 2 componenti: la componente femorale che viene inserita nel canale midollare e quella cotiloidea fissata all’osso iliaco del bacino. Sulla componente femorale si fissa la testina protesica che andrà̀ ad articolarsi con la componente cotiloidea. Bisogna evitare di sovraccaricare troppo l’anca nel primo mese, onde evitare la lussazione, perché le strutture si devono consolidare.
Durante la mia tesi ho avuto la possibilità di seguire il percorso riabilitativo di 5 soggetti: 1 soggetto giovane (età 23 anni) e 4 soggetti anziani (età compresa fra i 65 e 70 anni). Per quanto riguarda l’evoluzione del quadro clinico dei 5 pazienti, inizialmente si preferisce lavorare sulla qualità del movimento, piuttosto che sul volume e l’intensità. Precisamente, all’inizio si preferisce ridurre il numero di serie e ripetizioni degli esercizi per valutare la corretta esecuzione del movimento. Poiché il soggetto era abituato a camminare in modo scorretto accusando dolore e zoppia per via delle problematiche all’anca, dopo l’intervento c’è bisogno di una “riprogrammazione motoria” affinché possa correggere gli errori precedenti e camminare correttamente.
Nel soggetto giovane si partiva da una buona componente muscolare nei muscoli stabilizzatori dell’anca (mm flessori, mm quadricipite, mm abduttori e adduttori, mm ileo-psoas). Ci siamo concentrati sul miglioramento della deambulazione e sulla qualità della corsa. È stato molto importante il lavoro di equipe con il preparatore atletico, i fisioterapisti, i medici e gli ortopedici.
Nei soggetti anziani, invece, la componente muscolare non era buona come nel ragazzo giovane. Quindi, oltre al miglioramento della qualità della deambulazione e del Range of motion (ROM) articolare, abbiamo dovuto rinforzare i muscoli stabilizzatori dell’anca. Nel soggetto anziano ho eseguito una valutazione con il sistema Optogait sul treadmill. Questo sistema ci permette di valutare direttamente i seguenti parametri: durata del ciclo del passo, durata della fase di appoggio, durata della fase di volo e l’indice di qualità del cammino (valuta la capacità del soggetto di suddividere in modo corretto ed equilibrato il proprio ciclo del passo dx, sx). In questo modo, il paziente ha potuto osservare, attraverso dei dati oggettivi, il proprio costante miglioramento.
Tutti e 5 i soggetti hanno risposto bene al percorso riabilitativo che gli abbiamo proposto. Nel ragazzo giovane, il nostro obiettivo era quello di metterlo nelle condizioni di poter tornare a fare quelle cose tipiche di un ragazzo di 23 anni, cioè fare sport. Nei soggetti anziani, si mirava a metterli nelle condizioni di poter compiere le normali funzioni di vita quotidiana (alzarsi dal letto, andare al bagno, camminare…) senza dolore ed ausili.
Anche perché, l’obiettivo non è “curare l’anca”, ma curare la persona operata di protesi d’anca in quel momento della sua vita, quindi va sostenuta anche dal punto di vista psicologico.
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