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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06072008-142351


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
LAZZERINI, EDDI
URN
etd-06072008-142351
Titolo
Piante micorrizate di carciofo: fenoli totali e attivita antiossidante nei capolini.
Dipartimento
AGRARIA
Corso di studi
BIOTECNOLOGIE VEGETALI E MICROBICHE
Relatori
Relatore Prof. Picciarelli, Piero
Relatore Prof. Ceccarelli, Nello
Relatore Prof. Giovannetti, Manuela
Parole chiave
  • carciofo
  • micorrize
  • antiossidanti
  • Funghi AM
  • polifenoli
Data inizio appello
14/07/2008
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
14/07/2048
Riassunto
Uno degli aspetti che determinano la qualità nutrizionale dei capolini di carciofo (Cynara cardunculus var. scolymus L. Fiori) è il contenuto di polifenoli bioattivi, responsabili della maggior parte delle proprietà antiossidanti e farmacologiche di questa composita. I polifenoli contenuti nel carciofo sono metaboliti secondari appartenenti al gruppo degli idrossicinnamati, in particolare acidi caffeilchinici (acido clorogenico, acido caffeico, cinarina ecc.) e flavonoidi (luteolina e forme coniugate). In tempi moderni, gli studi sulle proprietà antiossidanti del carciofo, si sono concentrati soprattutto sugli estratti fogliari, comunemente usati dall’industria farmaceutica. Tuttavvia la letteratura specifica è carente di informazioni sul contenuto di antiossidanti nelle parti eduli del prodotto fresco. Molteplici ricerche hanno dimostrato che il carciofo possiede spiccate proprietà antiossidanti, epatoprotettive, coleretiche ed ipocolesterolemiche; inibisce inoltre l'ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL), apportando con la dieta sostanze naturali in grado di ridurre o prevenire l'aterogenesi, le malattie coronariche e i processi di carcinogenesi. Le proprietà antiossidanti dei singoli composti, che costituiscono il complemento polifenolico degli estratti di carciofo, sono assai diverse e quindi differente è il contributo delle singole molecole alla capacità antiossidante totale dell'estratto. Il contenuto di acido clorogenico, che è la sostanza fenolica quantitativamente preponderante nelle parti eduli di carciofo, varia considerevolmente a seconda della varietà e dell’ambiente di coltivazione. Il carciofo, come molte altre specie coltivate, è in grado di formare micorrize arbuscolari (AM), simbiosi mutualistiche tra alcuni funghi del terreno e le radici delle piante ospiti. Allo stato attuale, i dati disponibili in letteratura suggeriscono che l'impiego di biotecnologie ecocompatibili, quali la micorrizazione, possano migliorare la filiera produttiva del carciofo per ottenere piante altamente produttive e dotate di elevate proprietà antiossidanti. A tal fine, sono necessarie informazioni sulla variabilità del contenuto polifenolico nelle parti eduli, sui modelli di accumulo degli antiossidanti durante il ciclo, e sull’influenza delle condizioni ambientali e colturali. Tra queste ultime, l’impiego di funghi micorrizici rappresenta una valida metodologia innovativa. È noto in letteratura l’effetto positivo svolto dalle micorrize sullo sviluppo delle piante, dovuto al miglior assorbimento di elementi nutritivi. Lo scopo della presente tesi è stato quello di indagare l’influenza dell’associazione micorrizica, utilizzando specie fungine diverse, sul complemento di sostanze fenoliche e sull’attività antiossidante degli estratti delle parti eduli dei capolini di carciofo. A tal fine è stata effettuata la quantificazione dei composti fenolici totali (TPC) e la determinazione della capacità antiossidante (ARP) negli estratti di carciofo, ottenuti da piante micorrizate con Glomus mosseae (Nicolson et Gerdemann), Gerdemann et Trappe e Glomus intraradices (Schenck et Smith). Il nostro studio si inserisce nelle tendenze della ricerca degli ultimi anni, che hanno visto accrescere l’interesse del mondo scientifico nei confronti dei prodotti agroalimentari con proprietà nutraceutiche, ossia con effetti benefici sulla salute. I presenti risultati sono stati ottenuti su piante di carciofo micorrizate in campo, e hanno messo in evidenza l’incremento di TPC e ARP nelle piante micorrizate. Sul piano produttivo, sono stati osservati incrementi nel peso medio dei capolini centrali, e incremento nella produzione/pianta di carducci. I risultati ottenuti con la presente sperimentazione aprono quindi prospettive stimolanti all'impiego della micorrizazione come strumento per migliorare la filiera produttiva del carciofo e per ottenere piante maggiormente resistenti, di alto profilo qualitativo e con un elevato contenuto di sostanze nutraceutiche. Le attuali tendenze verso un’agricoltura maggiormente sostenibile, a basso impatto ambientale, lasciano intravedere interessanti possibilità applicative della micorrizazione su piante di interesse agrario e farmacologico; sotto questo punto di vista l’inoculazione con opportune specie di funghi AM, può essere considerata come una potenziale strategia di biofertilizzazione al fine di incrementare la produttività e la qualità delle colture minimizzando gli input chimici.

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