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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06062014-190131


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
RIZZO, ROSANNA
URN
etd-06062014-190131
Titolo
I licenziamenti collettivi
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Albi, Pasqualino
Parole chiave
  • licenziamento
  • legge 223/1991
  • collettivo
Data inizio appello
07/07/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tematica affrontata nel presente elaborato costituisce una delle questioni maggiormente frequentate dalla giurisprudenza e dalla riflessione dottrinaria. Il licenziamento collettivo infatti, è tra i fenomeni più drammatici ed affascinanti del diritto del lavoro.
Ben più che nel licenziamento individuale, l’istituto licenziamento collettivo assume particolare valenza laddove emerge infatti, in tutta la sua problematicità, il conflitto tra diritti di rilievo costituzionale: da un lato la libertà di iniziativa economica privata, articolo 41 della Costituzione ed il conseguente diritto del datore di lavoro di gestire l’azienda nella maniera da lui ritenuta più efficiente e proficua; dall’altro lato, il diritto al lavoro ed i risvolti sociali connessi all’esercizio dell’impresa. Vengono pertanto a confronto le ragioni di natura economica dell’imprenditore, impegnato per il raggiungimento attraverso l’attività aziendale di un congruo utile e le esigenze vitali dei lavoratori, che traggono dal rapporto di lavoro i mezzi per il sostentamento proprio e della famiglia, con la possibilità di realizzarsi sul piano professionale e personale.
Il diverso assetto e soprattutto, la diversa rilevanza degli interessi in gioco, spiegano le differenti vicende legislative e l’evoluzione della disciplina dei licenziamenti collettivi nell’ambito delle regole sulla gestione delle eccedenze di personale in azienda. La dimensione collettiva che evoca un profilo tipico e fondamentale del lavoro subordinato, aiuta allora a comprendere il senso e la portata della storica tendenza dell’ordinamento giuridico ad affidarsi all’autonomia collettiva per quel che concerne l’identificazione e la disciplina del licenziamento collettivo, consentendo così di intendere le ragioni per le quali la decisione adottata dal datore di lavoro possa trovare un criterio di regolamentazione.
I problemi giuridici sottesi ancora oggi alla disciplina dei licenziamenti collettivi sono tanti e di non scarsa importanza.
Questo lavoro si propone di passare in rassegna i principali contributi dottrinali e giurisprudenziali circa gli aspetti giuridici che di volta in volta emergono nell’attenta considerazione dell’istituto.
Oggi più che mai, la crisi finanziaria americana prima e la crisi economica mondiale dopo, hanno fatto emergere in maniera consistente il fenomeno della precarietà del lavoro che con la modernità e la complessità del valore occupazionale danno vita ad una conseguente necessità di maggiore tutela sociale ed individuale dei soggetti coinvolti dall’operatività dell’istituto in esame. Attualmente in Italia, sia le grandi aziende che le piccole medie imprese, hanno attraversato o attraversano ancora uno stato di forte crisi economica che si è deciso di fronteggiare potenziando gli ammortizzatori sociali, apportando modifiche alla disciplina dei contratti a termini, l’ultima recente del Decreto Poletti, convertito in legge n. 78/2014 lo scorso 16 maggio, ed introducendo nella disciplina in esame, incentivi ed agevolazioni per le assunzioni dei lavoratori in mobilità. La prospettiva è dunque, quella di garantire una sempre più seppur difficile, coesistenza fra la disciplina relativa alla riduzione di personale e alla flessibilità del lavoro, contestualizzandone una importante sia per il sistema economico che per i soggetti interessati dalla riduzione di personale.
Il presente elaborato intende ricostruire i tratti salienti della disciplina legislativa in materia di eccedenze del personale e la rilevanza delle problematiche giuridiche che la caratterizzano. Verrà analizzata in prima battuta la regolamentazione contenuta negli accordi interconfederali del 20 dicembre 1950, del 5 maggio 1965 e nella legge n. 223/1991 che contraddistinta dalla vana ricerca di un punto di equilibrio tra gli interessi coinvolti dal licenziamento collettivo, dopo oltre quarant’anni di astensionismo legislativo, è intervenuta attraverso la formulazione di una nozione di licenziamento collettivo e la stesura di una procedura da attuare in tutti i casi di riduzione del personale, in seguito anche e soprattutto a due condanne da parte della Corte di Giustizia per la mancata attuazione della direttiva n. 129/1975.
La disamina prosegue poi nella trattazione della procedura di mobilità e dei criteri di scelta quali inevitabili nodi nevralgici della disciplina in oggetto. In quest’ottica, il presente lavoro parte dall’acquisita stabilità ed autonomia giuridica della nozione/fattispecie dei licenziamenti collettivi per riduzione del personale, per compiere poi una riflessione circa gli aspetti maggiormente innovativi della normativa. Il percorso che si è voluto affrontare si propone, nello specifico, l’obiettivo di analizzare i contesti aziendali all’interno dei quali possono verificarsi vicende di riduzione del personale, concentrandosi da un lato, sulle ragioni determinanti i licenziamenti, dall’altro lato, su tutte le questioni relative alla tutela dei lavoratori ed al loro coinvolgimento nella procedura che porta all’attuazione delle scelte decisionali dell’impresa.
L’elaborato è strutturato in quattro capitoli; un primo capitolo volto alla ricostruzione storica evolutiva dell’istituto all’interno della quale si ripercorrono le tappe legislative fondamentali analizzando gli aspetti critici e soffermandosi in modo particolare sulle problematiche di natura interpretativa sollevate dalla giurisprudenza e dalla dottrina rinvenibili all’interno delle disposizioni contenute nella legge 223/1991. Tra lo studio dei dibattiti più accesi vi è in particolare quello relativo agli artt. 24 e 4 della legge 223/1991, l’uno disciplinante i licenziamenti collettivi per riduzione del personale e l’altro la messa in mobilità, aventi presupposti diversi tra loro; in campo applicativo, l’esamina della recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, 13 febbraio 2014, causa C-596/12, in relazione all’applicabilità anche alla categoria dei dirigenti della procedura dei licenziamenti collettivi, ed ancora, la diversa interpretazione giurisprudenziale e dottrinale circa la distinzione ontologica tra licenziamento collettivo e licenziamento individuale.
Un capitolo poi, il secondo, di assoluta rilevanza centrale nel lavoro, si sofferma sulla procedura di mobilità. La legge 23 luglio n. 223 del 1991, affida ad una complessa rete procedimentale preventiva la tutela degli interessi dei lavoratori coinvolti nella riduzione di personale; saranno trattate nello specifico le problematiche relative alle varie fasi della procedura, a partire dall’individuazione dei soggetti sindacali titolari del diritto di informazione e trattativa, i tratti peculiari della comunicazione iniziale, dell’esame congiunto e fase amministrativa ed infine delle comunicazioni finali e la questione circa la loro motivazione.
Il terzo capitolo, concerne la disamina dei criteri di scelta i quali rappresentano sicuramente l’aspetto più problematico della normativa in esame, delicato passaggio disciplinato dal legislatore ai sensi dell’articolo 5, della legge n. 223/1991 volto alla selezione dei soggetti destinatari del licenziamento. Verrà in particolare messo in luce l’aspetto relativo al rapporto tra i criteri di scelta legali e i criteri di scelta contrattuali, le problematiche inerenti alla regola del concorso, i dibattiti giuridici riguardo ai singoli criteri e la riflessione circa la determinazione dei criteri di scelta all’interno di contratti collettivi che ha dato luogo ad una serie di problemi interpretativi di non poco conto in relazione alla fisionomia dell’efficacia soggettiva di tali strumenti che, nel nostro Paese, rientrano di fatto nell’ambito dell’autonomia privata collettiva e perciò non hanno contenuti che si estendono su un piano di astrattezza e generalità alla stregua della legge e degli atti aventi forza di legge. Per di più, si è sollevato il problema della definizione del livello della contrattazione competente all’adozione degli accordi sui criteri di scelta, vale a dire se debba necessariamente farsi ricorso a contratti di livello superiore, contratti collettivi nazionali, capaci di regolare determinate materie ad ampio raggio, o sia possibile regolamentare la materia all’interno di contratti collettivi aziendali, invero in grado di cogliere meglio le specificità della singola riduzione di personale.
Infine un quarto capitolo conclusivo, nella quale si delinea il quadro normativo dell’istituto così come disciplinato dalla legge n. 92/2012, la Riforma Monti-Fornero, analizzando in modo particolare le modifiche apportate sia sull’iter procedurale che sul regime sanzionatorio da applicare alle ipotesi di licenziamento collettivo illegittimo approfondendo a tal fine lo studio del novellato articolo 18 della Legge n. 300/1970 “Statuto dei lavoratori”, modificato dalla
Riforma stessa. L’analisi si concentra in modo particolare sul potenziale innovativo della riforma apprezzato su due distinti livelli. Ad un primo livello, che si potrebbe definire generale o sistemico, la riforma, in specie laddove assorbe nella nuova assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) la tutela previdenziale di mobilità, modifica il contesto normativo entro il quale la legge n. 223/1991 situava la disciplina dei licenziamenti collettivi incidendo sugli strumenti messi a disposizione del sindacato, che vede nel complesso ridotte le capacità di scambio di cui nel previgente sistema disponeva nei confronti della controparte datoriale. Nel secondo livello di modifiche, il quadro normativo delineato dalla riforma, in linea peraltro con gli obiettivi generali di allentamento delle rigidità in uscita perseguiti dal legislatore, lascia intravedere una contrazione degli spazi del controllo giudiziale e una rilevante riduzione dello spessore dei rimedi attivabili da parte del lavoratore licenziato nell’ambito di una riduzione collettiva di personale.
Auspico che con il suddetto lavoro sia riuscita con chiarezza ed esaustività, a far trasparire le finalità del mio studio.
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