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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06062010-094630


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
CROCE, MARCO
URN
etd-06062010-094630
Titolo
La libertà religiosa nell'ordinamento costituzionale italiano
Settore scientifico disciplinare
IUS/08
Corso di studi
GIUSTIZIA COSTITUZIONALE E DIRITTI FONDAMENTALI
Relatori
tutor Prof. Romboli, Roberto
Parole chiave
  • tutela penale delle confessioni
  • simboli religiosi
  • ora di religione
  • Libertà religiosa
  • intese
  • laicità dello Stato
  • giurisprudenza costituzionale
  • concordato
  • articoli 3 e 19 Costituzione
  • 8 per mille
Data inizio appello
14/06/2010
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro vuole essere, da una parte, un tentativo di riportare la problematica della libertà religiosa sotto l’angolo visuale del ‘puro’ diritto costituzionale dopo che, per troppo tempo, il tema è stato appannaggio quasi esclusivo dei cultori del diritto ecclesiastico. Dall’altra, il tentativo di riaffermare con forza la centralità dell’individuo nella (ri)costruzione del sistema delle libertà costituzionali.
Nel primo capitolo dopo aver ricostruito il percorso storico della libertà religiosa dallo Statuto albertino all'Assemblea costituente, dopo aver analizzato i lavori preparatori della Costituzione e dopo aver ripercorso il dibattito dottrinale sull'art. 19, si cerca di fornire un’interpretazione delle disposizioni costituzionali attinenti alla libertà religiosa tesa a mettere in evidenza la priorità logica e assiologica e la conseguente prevalenza degli artt. 2, 3 e 19 Cost. sugli artt. 7 e 8. Riprendendo alcuni spunti già presenti nel dibattito dottrinale, si tenta di prospettare un ‘riassorbimento’ della libertà religiosa nelle più generali libertà di coscienza/pensiero, di manifestazione della stessa, di associazione e di riunione, negando così che si possa parlare, in senso giuridico, di un favor religionis capace di consentirne una differenziazione privilegiaria di disciplina rispetto a tutti gli altri fenomeni promananti dal libero sviluppo della personalità di ciascun singolo individuo. Si tenta, infine, di proporre qualche strategia di superamento delle difficoltà e delle antinomie che sembrano nascere dal coordinamento fra le disposizioni che garantiscono la libertà religiosa, così come ricostruita nel lavoro, e quelle che garantiscono la ‘libertà ecclesiastica’, difficoltà che nascono in gran parte in ragione dell’interpretazione in senso privilegiario che fino a oggi è stata data agli artt. 7 e 8 Cost. Nel tentare questa operazione interpretativa, si sostiene anche che l’unico criterio costituzionalmente ammissibile per giudicare che cosa è o meno ‘religione’ sia l’autoqualificazione, sulla base del principio di incompetenza dello Stato in materia religiosa, principio che emerge chiaramente dai lavori preparatori dell’art. 19 Cost. come il vero ‘nocciolo duro’ di quest’ultimo.
Nel secondo capitolo si analizza l'intera giurisprudenza costituzionale in materia, per cercare di dare un quadro completo di quello che è attualmente il diritto costituzionale vivente, mettendo in evidenza le contraddizioni ancora presenti, che necessitano di essere superate sia nella prospettiva interpretativa prescelta e sostenuta nel capitolo precedente, sia in ragione di esigenze di coerenza logica fra le varie statuizioni della Corte costituzionale, e i possibili sviluppi che le rationes decidendi poste fino a oggi paiono suggerire.
Il terzo capitolo, invece, è dedicato all’indagine sulla legislazione a livello primario, sulla giurisprudenza ordinaria e amministrativa, e sulla prassi, per cercare di segnalare tutte quelle deviazioni rispetto al diritto costituzionale vivente, nonché alla prospettazione teorica sostenuta nel primo capitolo, che si concretano, sulla base di quanto argomentato nei primi due capitoli, dal punto di vista di chi scrive, in altrettante incostituzionalità.
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