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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06052024-152831


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GIAMMONA, SOFIA
URN
etd-06052024-152831
Titolo
Collezionismo e mecenati nella Sicilia del Seicento
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Maffei, Sonia
Parole chiave
  • collezionismo
  • mecenati
  • Messina
  • Palermo
  • Seicento
  • Sicilia
Data inizio appello
05/07/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/07/2064
Riassunto
La tesi intende offrire una panoramica sul collezionismo nella Sicilia del Seicento. Vengono presentati il contesto storico, sociale e culturale in cui tale fenomeno nasce e si articola, presupposto indispensabile per comprendere le differenze e le analogie con il collezionismo nel resto della penisola, e perfino all’interno della stessa Isola. Si vedrà infatti come i principali centri della ricchezza (Palermo, Messina e non solo) siano sempre in concorrenza fra loro, mirando ciascuno ad assumere il ruolo di vera capitale della Sicilia, servendosi anche dell’arte e degli artisti come strumenti di affermazione del loro potere.
Ricostruire la nascita, lo sviluppo, e, in alcuni casi, la fine di queste raccolte e collezioni risulta complesso; questo non solo in seguito delle numerose fonti originali fatte sparire o andate perdute a seguito non solo degli sconvolgimenti politici del secolo in questione, ma anche per via delle numerose catastrofi naturali (terremoto della Val di Noto del 1693, terremoto dello Stretto nel 1908, citando solo alcuni esempi) che hanno tristemente ridotto in polvere perfino gli stessi palazzi e gallerie sedi delle collezioni. A ciò si aggiungono le le ruberie compiute da alti funzionari ed eserciti stranieri, nonché la confusione generata dall'approccio approssimativo di coloro che annotavano negli inventari senza fornire informazioni vitali come la paternità delle opere.
Ciononostante, sopravvivono tutt’oggi alcune fonti di consolidata attendibilità, recentemente affiancate da nuovi ritrovamenti in archivi privati e pubblici, che permettono di avere un’idea più organica e completa di chi collezionava, del perché e del come. Ciò che traspare è un quadro complesso, in cui allo stato di crisi generale in cui versava la Sicilia spagnola, si affianca il desiderio di importare le ultime novità in campo culturale e artistico; convivono così contemporaneamente il caravaggismo, il classicismo e una matrice di stampo fiammingo-vandickiano, assimilati e rielaborati secondo le preferenze delle élite locali, aristocratiche e non.
Tutto ciò fu possibile grazie alla sensibilità di figure di maggiore o minore rilievo che vengono analizzati in questa tesi, personalità che seppero egregiamente dimenarsi tra gli impegni politici e le cariche pubbliche, e il personale interesse verso l’arte. Non di rado, questi collezionisti dimostrano di apprezzare i vecchi maestri e di conoscere quelli nuovi, commissionando gli artisti più in voga del momento; è quanto fa ad esempio don Antonio Ruffo, proprietario di quella che era considerata la galleria d’arte più importante dell’Italia meridionale nel XVII secolo, proprietario di più di 350 quadri (in larga parte di artisti contemporanei italiani e non) cui si aggiungono gioielli, argenteria, e arazzi di origine fiamminga.
Don Fabrizio Valguarnera, committente fra gli altri di Nicolas Poussin e Lanfranco, è invece “dottore”, spregiudicato mercante d’arte e intenditore, e perfino “prattico di pitture”; a Palermo suscita meraviglia la raccolta del cappellano della cattedrale don Marco Gezio, composta da libri, quadri e “artifiziose machine”. E ancora, i viceré Emanuele Filiberto di Savoia e il Duca di Uzeda, il primo illuminato e sensibile mecenate che si circondò di intellettuali del calibro di Carlo Maria Ventimiglia, i cui interessi spaziavano dalla matematica all’ astronomia, dall’architettura alla fisiologia, e che rese la sua casa una scuola, un museo, una biblioteca e un’accademia; il secondo, capace governante e amante dell'arte su cui però si getta l'ombra di probabili spoliazioni illecite alla fine del suo mandato. Questi alcuni dei brillanti nomi che si sforzarono in ogni modo di portare ventate di novità in terra siciliana.
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