Tesi etd-06052021-194739 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
RUSSO, SIMONA
URN
etd-06052021-194739
Titolo
La rappresentazione dell'effimero barocco tra arte e tecnica. Feste, scenografie e apparati delle grandi feste siciliane.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI
Relatori
relatore Prof.ssa Ulivieri, Denise
relatore Prof. Tosi, Alessandro
relatore Prof. Tosi, Alessandro
Parole chiave
- apparati
- effimero
- festa barocca
- Sicilia
Data inizio appello
12/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/07/2091
Riassunto
Nell'età barocca, con il suo sfarzo, la sua imponenza, la sua ricchezza, la Festa costituisce un continuum di sperimentazioni volte a suscitare meraviglia.
Le feste diventano un momento importante della vita di corte e possono essere considerate metafora del potere, attraverso cui la dinastia manifesta la propria potenza e capacità; occasione di divertimento dunque ma anche strumento di propaganda con un forte significato simbolico.
Si festeggiano eventi civili e religiosi, compleanni, battesimi, matrimoni e incoronazioni ma anche la beatitudine celeste, concepita anch'essa come festa e corteo, d'altronde nel mondo delle corti barocche, il Paradiso si prefigura sulla terra, in quanto in esso «ogni spazio, è spazio festivo; ogni tempo, tempo di festa»1.
La Festa partecipa con le sue svariate forme all'unità delle arti del Seicento e del Settecento, assumendo il più ampio significato di 'opera d'arte totale' di berniniana memoria. Lo stesso Bernini si dedicò a questo campo, si pensi al baldacchino effimero che allestì nel 1625 in occasione della canonizzazione di Elisabetta del Portogallo; apparato che può, con molta probabilità, essere considerato come prototipo del Baldacchino di San Pietro. La Festa rappresenta infatti un momento di 'sperimentazione' per successive realizzazioni durevoli.
Numerosi sono gli artisti che considerano le sperimentazioni festive un'attività complementare e affine alla realizzazione di opere maggiori: Pietro da Cortona, Carlo Rainaldi, Carlo Fontana.
L'argomento trova tuttavia interesse e probabilmente origine già a partire dallo stesso Leonardo da Vinci scenografo e 'cerimoniere' presso le corti degli Sforza a Milano e di Francesco I in Francia, ove lavora come ideatore di macchine teatrali e di scenografie che colpiscono i contemporanei per il carattere spettacolare e ingegnoso della messa in scena. O ancora si pensi a Brunelleschi e gli apparati effimeri allestiti presso le chiese fiorentine; macchinari per le sacre rappresentazioni come quella per la festa dell'Ascensione in S. Maria del Carmine e per la festa dell'Annunciazione in S. Felice in Piazza nel 1439.
All'interno del panorama nazionale e internazionale deve, necessariamente, essere inserita la Festa in Sicilia con le sue grandi e piccole capitali dell'effimero. Ad attestarne la ricchezza sono le magnifiche feste pubbliche che, per la loro grandiosità, le permettevano di gareggiare con altri centri importanti quali Roma, Napoli e persino Madrid.
Al fine di comprendere il ricco e variegato linguaggio delle feste è necessario muovere l'indagine attraverso l’analisi degli elementi effimeri, quali apparati, fercoli, luminarie, processioni, ma anche ragguagli, relazioni festive, incisioni, e altri documenti. Materiali questi, che hanno permesso di eternare di anno in anno il ricordo del “gran teatro del barocco”.
La Festa ha lasciato di sé poche tracce concrete, in tal senso l'apparato iconografico esistente, ci permette di comprendere lo stato di trepidazione col quale fu atteso il compimento dell’evento; strumenti che offrono una visione più ampia e articolata dell’effimero nell’isola.
La tesi affronta lo studio delle feste siciliane, sia delle città 'capitali': Palermo, Messina, Catania e Siracusa; sia la spettacolarità dei piccoli borghi contadini della Sicilia, dove si perpetuano antichi riti propiziatori o di ringraziamento. In particolare le feste dei santi patroni, le processioni, le funzioni della Settimana Santa diventano momenti di forte valore identitario e simbolico.
Interessante è la forte conflittualità che si manifesta durante i riti religiosi e le processioni, fenomeno che può farsi risalire al 1693, anno del terribile sisma che devastò la Sicilia sud-orientale, in seguito al quale esplosero conflitti socio-economici e politici, e che trovarono modo di esplicitarsi attraverso il simbolismo religioso e la devozione verso i santi, divenendo gli emblemi delle fazioni e dei "partiti" che si contrapponevano nelle diverse città. Ed ecco che a Modica, Ragusa, Vizzini e Palazzolo Acreide questi conflitti interessarono sia il potere civile che religioso, coinvolgendo l'insieme spaziale dell'intero paese: l'alto e il basso che caratterizzano la struttura urbana in cui essi si rispecchiano.
Com'è il caso di Palazzolo Acreide in cui gareggiano tra di loro il quartiere di San Paolo, il basso, e il quartiere di San Sebastiano, l’alto, con i loro rispettivi santi, esprimendo tutta la propria diversità.
Lo studio degli itinerari festivi si pone dunque come strumento per comprendere anche i cambiamenti avvenuti all'interno dell'organismo urbano nel tempo.
L'analisi dell'effimera spettacolarità siciliana permetterà di comprendere il contributo offerto dall'isola ai secoli d'oro dell'effimero.
Le feste diventano un momento importante della vita di corte e possono essere considerate metafora del potere, attraverso cui la dinastia manifesta la propria potenza e capacità; occasione di divertimento dunque ma anche strumento di propaganda con un forte significato simbolico.
Si festeggiano eventi civili e religiosi, compleanni, battesimi, matrimoni e incoronazioni ma anche la beatitudine celeste, concepita anch'essa come festa e corteo, d'altronde nel mondo delle corti barocche, il Paradiso si prefigura sulla terra, in quanto in esso «ogni spazio, è spazio festivo; ogni tempo, tempo di festa»1.
La Festa partecipa con le sue svariate forme all'unità delle arti del Seicento e del Settecento, assumendo il più ampio significato di 'opera d'arte totale' di berniniana memoria. Lo stesso Bernini si dedicò a questo campo, si pensi al baldacchino effimero che allestì nel 1625 in occasione della canonizzazione di Elisabetta del Portogallo; apparato che può, con molta probabilità, essere considerato come prototipo del Baldacchino di San Pietro. La Festa rappresenta infatti un momento di 'sperimentazione' per successive realizzazioni durevoli.
Numerosi sono gli artisti che considerano le sperimentazioni festive un'attività complementare e affine alla realizzazione di opere maggiori: Pietro da Cortona, Carlo Rainaldi, Carlo Fontana.
L'argomento trova tuttavia interesse e probabilmente origine già a partire dallo stesso Leonardo da Vinci scenografo e 'cerimoniere' presso le corti degli Sforza a Milano e di Francesco I in Francia, ove lavora come ideatore di macchine teatrali e di scenografie che colpiscono i contemporanei per il carattere spettacolare e ingegnoso della messa in scena. O ancora si pensi a Brunelleschi e gli apparati effimeri allestiti presso le chiese fiorentine; macchinari per le sacre rappresentazioni come quella per la festa dell'Ascensione in S. Maria del Carmine e per la festa dell'Annunciazione in S. Felice in Piazza nel 1439.
All'interno del panorama nazionale e internazionale deve, necessariamente, essere inserita la Festa in Sicilia con le sue grandi e piccole capitali dell'effimero. Ad attestarne la ricchezza sono le magnifiche feste pubbliche che, per la loro grandiosità, le permettevano di gareggiare con altri centri importanti quali Roma, Napoli e persino Madrid.
Al fine di comprendere il ricco e variegato linguaggio delle feste è necessario muovere l'indagine attraverso l’analisi degli elementi effimeri, quali apparati, fercoli, luminarie, processioni, ma anche ragguagli, relazioni festive, incisioni, e altri documenti. Materiali questi, che hanno permesso di eternare di anno in anno il ricordo del “gran teatro del barocco”.
La Festa ha lasciato di sé poche tracce concrete, in tal senso l'apparato iconografico esistente, ci permette di comprendere lo stato di trepidazione col quale fu atteso il compimento dell’evento; strumenti che offrono una visione più ampia e articolata dell’effimero nell’isola.
La tesi affronta lo studio delle feste siciliane, sia delle città 'capitali': Palermo, Messina, Catania e Siracusa; sia la spettacolarità dei piccoli borghi contadini della Sicilia, dove si perpetuano antichi riti propiziatori o di ringraziamento. In particolare le feste dei santi patroni, le processioni, le funzioni della Settimana Santa diventano momenti di forte valore identitario e simbolico.
Interessante è la forte conflittualità che si manifesta durante i riti religiosi e le processioni, fenomeno che può farsi risalire al 1693, anno del terribile sisma che devastò la Sicilia sud-orientale, in seguito al quale esplosero conflitti socio-economici e politici, e che trovarono modo di esplicitarsi attraverso il simbolismo religioso e la devozione verso i santi, divenendo gli emblemi delle fazioni e dei "partiti" che si contrapponevano nelle diverse città. Ed ecco che a Modica, Ragusa, Vizzini e Palazzolo Acreide questi conflitti interessarono sia il potere civile che religioso, coinvolgendo l'insieme spaziale dell'intero paese: l'alto e il basso che caratterizzano la struttura urbana in cui essi si rispecchiano.
Com'è il caso di Palazzolo Acreide in cui gareggiano tra di loro il quartiere di San Paolo, il basso, e il quartiere di San Sebastiano, l’alto, con i loro rispettivi santi, esprimendo tutta la propria diversità.
Lo studio degli itinerari festivi si pone dunque come strumento per comprendere anche i cambiamenti avvenuti all'interno dell'organismo urbano nel tempo.
L'analisi dell'effimera spettacolarità siciliana permetterà di comprendere il contributo offerto dall'isola ai secoli d'oro dell'effimero.
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