Tesi etd-06052020-092457 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SERRA, BEATRICE
URN
etd-06052020-092457
Titolo
Fibromialgia e alimentazione: studio della patogenesi e dei diversi approcci nutrizionali
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Prof. Demontis, Gian Carlo Alfredo Giuseppe
Parole chiave
- consigli nutrizionali
- dieta gluten-free
- dieta low fodmaps
- fibromialgia
- infiammazione
- nutrizione
Data inizio appello
08/07/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Alimentazione e Nutrizione svolgono un ruolo fondamentale nel definire la qualità della nostra vita e influiscono spesso sul nostro stato di salute. É provato che una corretta alimentazione possa avere effetti vantaggiosi per la salute, come mostrato a partire dagli anni ‘60 per le malattie cardiovascolari . Grazie all’interesse sempre maggiore nei confronti di vari tipi di stili alimentari, ad oggi sono state messe in luce alcune relazioni tra nutrizione e patologie, arrivando alla consapevolezza piena che molte malattie, da quelle cardiovascolari, alle patologie dermatologiche, alle allergie, fino ad arrivare ai tumori e alle patologie croniche ed infiammatorie, abbiano come con-causa lo stile di vita delle persone, nel quale un ruolo importante è svolto dall’alimentazione.
In molte patologie croniche e con una base infiammatoria, come nel caso della fibromialgia, il problema alimentazione non era mai stato considerato così rilevante fino al momento in cui è stato evidenziato il ruolo di alcuni alimenti come fattori scatenanti l’infiammazione. Fino a qualche decennio fa il reumatologo non si occupava dell’alimentazione per i pazienti, poiché non erano disponibili evidenze o protocolli nutrizionali che dimostrassero come un regime dietetico mirato potesse migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da questa patologia. Da molti anni sono stati pubblicati lavori sul possibile beneficio di una corretta alimentazione, sia essa basata sulla eliminazione del glutine, di alcuni componenti pro-infiammatori, o per esempio sull’importanza di ridurre l’apporto di grassi saturi e carboidrati raffinati. Nella sindrome fibromialgica, inoltre, è importante ridurre il peso corporeo, che costituisce in molti dei casi un fattore di forte connessione e rischio per i pazienti.
Il sovrappeso, infatti, comporta un sovraccarico per le articolazioni di sostegno (schiena, anche, ginocchia e, in misura minore, caviglie e piedi) che è tanto più grave quanto più sono compromesse le articolazioni in questione; un eccesso di carico può infatti nuocere a qualsiasi tipo di articolazione e muscolatura, poiché impedisce un movimento regolare e corretto. Modificare, quindi, il proprio stile di vita, aderendo alla terapia consigliata dal reumatologo su base individuale, e più in generale ad una alimentazione sana volta a migliorare le sintomatologie che sono presenti nella patologia, può facilitare la perdita di peso, migliorare le sintomatologie gastro intestinali associate e, in generale, i sintomi associati alla malattia. Tuttavia, il beneficio della perdita ponderale potrebbe non limitarsi al solo aspetto del sovraccarico meccanico sulle articolazioni, ma includere altri aspetti tra i quali potrebbe giocare un ruolo il benessere intestinale. Le evidenze scientifiche accumulate negli ultimi 20 anni sul microbiota ne hanno messo in evidenza il potenziale impatto sullo stato di benessere e sul sistema immunitario, almeno in modelli sperimentali animali. Ormai è noto come una maniera equilibrata di alimentarsi, con correzioni laddove ci siano comprovate esigenze o intolleranze e/o allergie, parte di uno stile di vita corretto, siano associati ad un benessere che include la prevenzione di stati infiammatori, e delle alterazioni a livello delle cellule della mucosa intestinale e della loro funzione di barriera, che alterandosi potrebbe facilitare il passaggio di microrganismi e molecole potenzialmente tossiche in circolo. Oltre agli stili alimentari non ottimali, possono esistere problematiche legate al consumo di specifici alimenti in grado di causare sintomi gastrointestinali importanti o sindromi da malassorbimento. Un approccio nutrizionale corretto ed equilibrato, che contribuisca a stabilizzare il metabolismo e le funzioni endocrine e le risposte immunitarie, potrebbe essere utile a controllare la sintomatologia nei soggetti affetti da FM. Tuttavia, ad oggi, non esiste una soluzione nutrizionale univoca: le evidenze scientifiche offrono diverse ipotesi sia per quanto riguarda la patogenesi della malattia, che per un approccio complementare a quello farmacologico, come può essere quello nutrizionale. Scopo di questa tesi è quindi quello di valutare criticamente, sulla base delle evidenze disponibili in letteratura, i possibili ruoli dell’alimentazione nel paziente con diagnosi di fibromialgia.
In molte patologie croniche e con una base infiammatoria, come nel caso della fibromialgia, il problema alimentazione non era mai stato considerato così rilevante fino al momento in cui è stato evidenziato il ruolo di alcuni alimenti come fattori scatenanti l’infiammazione. Fino a qualche decennio fa il reumatologo non si occupava dell’alimentazione per i pazienti, poiché non erano disponibili evidenze o protocolli nutrizionali che dimostrassero come un regime dietetico mirato potesse migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da questa patologia. Da molti anni sono stati pubblicati lavori sul possibile beneficio di una corretta alimentazione, sia essa basata sulla eliminazione del glutine, di alcuni componenti pro-infiammatori, o per esempio sull’importanza di ridurre l’apporto di grassi saturi e carboidrati raffinati. Nella sindrome fibromialgica, inoltre, è importante ridurre il peso corporeo, che costituisce in molti dei casi un fattore di forte connessione e rischio per i pazienti.
Il sovrappeso, infatti, comporta un sovraccarico per le articolazioni di sostegno (schiena, anche, ginocchia e, in misura minore, caviglie e piedi) che è tanto più grave quanto più sono compromesse le articolazioni in questione; un eccesso di carico può infatti nuocere a qualsiasi tipo di articolazione e muscolatura, poiché impedisce un movimento regolare e corretto. Modificare, quindi, il proprio stile di vita, aderendo alla terapia consigliata dal reumatologo su base individuale, e più in generale ad una alimentazione sana volta a migliorare le sintomatologie che sono presenti nella patologia, può facilitare la perdita di peso, migliorare le sintomatologie gastro intestinali associate e, in generale, i sintomi associati alla malattia. Tuttavia, il beneficio della perdita ponderale potrebbe non limitarsi al solo aspetto del sovraccarico meccanico sulle articolazioni, ma includere altri aspetti tra i quali potrebbe giocare un ruolo il benessere intestinale. Le evidenze scientifiche accumulate negli ultimi 20 anni sul microbiota ne hanno messo in evidenza il potenziale impatto sullo stato di benessere e sul sistema immunitario, almeno in modelli sperimentali animali. Ormai è noto come una maniera equilibrata di alimentarsi, con correzioni laddove ci siano comprovate esigenze o intolleranze e/o allergie, parte di uno stile di vita corretto, siano associati ad un benessere che include la prevenzione di stati infiammatori, e delle alterazioni a livello delle cellule della mucosa intestinale e della loro funzione di barriera, che alterandosi potrebbe facilitare il passaggio di microrganismi e molecole potenzialmente tossiche in circolo. Oltre agli stili alimentari non ottimali, possono esistere problematiche legate al consumo di specifici alimenti in grado di causare sintomi gastrointestinali importanti o sindromi da malassorbimento. Un approccio nutrizionale corretto ed equilibrato, che contribuisca a stabilizzare il metabolismo e le funzioni endocrine e le risposte immunitarie, potrebbe essere utile a controllare la sintomatologia nei soggetti affetti da FM. Tuttavia, ad oggi, non esiste una soluzione nutrizionale univoca: le evidenze scientifiche offrono diverse ipotesi sia per quanto riguarda la patogenesi della malattia, che per un approccio complementare a quello farmacologico, come può essere quello nutrizionale. Scopo di questa tesi è quindi quello di valutare criticamente, sulla base delle evidenze disponibili in letteratura, i possibili ruoli dell’alimentazione nel paziente con diagnosi di fibromialgia.
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