Tesi etd-06052014-111533 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
ZITO, MARIA CRISTINA
URN
etd-06052014-111533
Titolo
Mancata risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca: dati preliminari sul ruolo del ventricolo destro
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
MALATTIE DELL'APPARATO CARDIOVASCOLARE
Relatori
relatore Prof. Marzilli, Mario
correlatore Prof. Mariotti, Rita
correlatore Prof. Mariotti, Rita
Parole chiave
- resincronizzazione cardiaca
- ventricolo destro
Data inizio appello
03/07/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le linee Guida dell’American College of Cardiology/American Heart Association del 2013 definiscono lo scompenso cardiaco come una “sindrome clinica complessa che può dipendere da qualsiasi anomalia strutturale o funzionale cardiaca che comprometta la capacità del ventricolo di riempirsi o di contrarsi”. Nonostante negli ultimi anni la sopravvivenza sia nettamente migliorata, il tasso di mortalità assoluta rimane approssimativamente del 50% entro cinque anni dalla diagnosi.
Oltre che di una terapia prettamente farmacologica, il trattamento dello scompenso cardiaco con EF depressa si avvale anche dell’impiego di devices, ovvero defibrillatori impiantabili (ICD) e dispositivi per la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT). Tuttavia, l’iniziale entusiasmo per l’apparente efficacia della terapia di resincronizzazione cardiaca nei pazienti con scompenso e ritardo della conduzione intraventricolare è andato col tempo affievolendosi dopo aver osservato che una quota variabile di pazienti eligibili non traeva, in realtà, nessun tipo di beneficio da questo tipo di trattamento: i cosiddetti “non-responders”,
E’ stato osservato che la disfunzione ventricolare destra, oltre a rappresentare un fattore indipendente di prognosi sfavorevole nei pazienti con scompenso cardiaco moderato-severo, in quanto espressione di uno stadio più avanzato di malattia, è spesso, ma non sempre, correlata ad una minore efficacia della terapia di resincronizzazione cardiaca e, pur quando quest’ultima determini un parziale miglioramento della funzione ventricolare sinistra sistolica, del rigurgito mitralico e, quindi, delle pressioni di riempimento, gli effetti benefici a suo carico sembrano, in proporzione, di entità minore.
Obiettivo del nostro studio è quello di indagare ulteriormente sulle possibili correlazioni esistenti tra mancata risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca e funzione ventricolare destra, monitorando alcuni dei principali parametri ecocardiografici di funzione biventricolare in un gruppo di pazienti non responders ed osservando se ed in quale misura essi si modifichino dopo disattivazione temporanea (della durata di 2 ore) dell’elettrostimolazione sinistra.
Nel nostro studio sono stati arruolati pazienti non-responders alla CRT con evidente severa compromissione della funzione biventricolare ma compenso emodinamico piuttosto accettabile e, nonostante il numero piuttosto esiguo della popolazione (11 soggetti), è stato comunque osservato un miglioramento statisticamente significativo, in acuto, dopo disattivazione dell’elettrostimolazione ventricolare sinistra, di due dei parametri ecocardiografici analizzati, ossia il dP/dT del ventricolo destro e la velocità sistolica al tissue Doppler dell’anulus laterale tricuspidalico. Come conseguenza della stretta interdipendenza tra ventricolo destro e sinistro, il cambiamento di tali parametri si è spesso associato ad un miglioramento della gittata cardiaca che, tuttavia, non ha raggiunto la significatività statistica.
I dati del nostro studio suggeriscono, pertanto, che in pazienti non-responders la stimolazione biventricolare possa avere effetti deleteri sulla funzione contrattile del ventricolo destro, già in partenza compromessa, e, di conseguenza, sull’emodinamica del ventricolo sinistro: tuttavia, se questo rappresenti la causa della mancata risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca o, piuttosto, un suo effetto non è stato possibile spiegarlo.
Oltre che di una terapia prettamente farmacologica, il trattamento dello scompenso cardiaco con EF depressa si avvale anche dell’impiego di devices, ovvero defibrillatori impiantabili (ICD) e dispositivi per la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT). Tuttavia, l’iniziale entusiasmo per l’apparente efficacia della terapia di resincronizzazione cardiaca nei pazienti con scompenso e ritardo della conduzione intraventricolare è andato col tempo affievolendosi dopo aver osservato che una quota variabile di pazienti eligibili non traeva, in realtà, nessun tipo di beneficio da questo tipo di trattamento: i cosiddetti “non-responders”,
E’ stato osservato che la disfunzione ventricolare destra, oltre a rappresentare un fattore indipendente di prognosi sfavorevole nei pazienti con scompenso cardiaco moderato-severo, in quanto espressione di uno stadio più avanzato di malattia, è spesso, ma non sempre, correlata ad una minore efficacia della terapia di resincronizzazione cardiaca e, pur quando quest’ultima determini un parziale miglioramento della funzione ventricolare sinistra sistolica, del rigurgito mitralico e, quindi, delle pressioni di riempimento, gli effetti benefici a suo carico sembrano, in proporzione, di entità minore.
Obiettivo del nostro studio è quello di indagare ulteriormente sulle possibili correlazioni esistenti tra mancata risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca e funzione ventricolare destra, monitorando alcuni dei principali parametri ecocardiografici di funzione biventricolare in un gruppo di pazienti non responders ed osservando se ed in quale misura essi si modifichino dopo disattivazione temporanea (della durata di 2 ore) dell’elettrostimolazione sinistra.
Nel nostro studio sono stati arruolati pazienti non-responders alla CRT con evidente severa compromissione della funzione biventricolare ma compenso emodinamico piuttosto accettabile e, nonostante il numero piuttosto esiguo della popolazione (11 soggetti), è stato comunque osservato un miglioramento statisticamente significativo, in acuto, dopo disattivazione dell’elettrostimolazione ventricolare sinistra, di due dei parametri ecocardiografici analizzati, ossia il dP/dT del ventricolo destro e la velocità sistolica al tissue Doppler dell’anulus laterale tricuspidalico. Come conseguenza della stretta interdipendenza tra ventricolo destro e sinistro, il cambiamento di tali parametri si è spesso associato ad un miglioramento della gittata cardiaca che, tuttavia, non ha raggiunto la significatività statistica.
I dati del nostro studio suggeriscono, pertanto, che in pazienti non-responders la stimolazione biventricolare possa avere effetti deleteri sulla funzione contrattile del ventricolo destro, già in partenza compromessa, e, di conseguenza, sull’emodinamica del ventricolo sinistro: tuttavia, se questo rappresenti la causa della mancata risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca o, piuttosto, un suo effetto non è stato possibile spiegarlo.
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