Tesi etd-06042018-180423 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MIGLIORINI, VIRGINIA
URN
etd-06042018-180423
Titolo
Alla ricerca di un'identità. La ricostruzione nella Grosseto postbellica (1943-1951)
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Baldissara, Luca
Parole chiave
- ricostruzione postbellica dopoguerra amministrazio
Data inizio appello
02/07/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/07/2088
Riassunto
La ricerca vuole essere un approfondimento di una tematica ancora oggi poco indagata dalla storiografia del Novecento riguardante la ricostruzione postbellica. In particolar modo, l’intento è quello di illustrare la vicenda di una città della provincia toscana nel secondo dopoguerra seguendo una sorta di dialettica in tre momenti: politico, urbanistico e sociale.
L’analisi si è basata prevalentemente su una discreta quantità di documenti estrapolati da vari fondi archivistici conservati nell’Archivio di Stato di Grosseto, nell’Archivio Comunale e presso l’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea. Importanza non secondaria hanno avuto le fotografie dell’epoca. Non sempre lo stato delle fonti ha permesso una ricostruzione esaustiva della vicenda ma, a ben vedere, l’assenza di fonte è essa stessa una fonte significativa su cui lo storico si deve interrogare.
L’elaborato vuole essere un punto di inizio, un case study sui generis, per l’approfondimento di un contesto di una città come Grosseto che cambia, che si espande a ritmo sostenuto, che fuoriesce dalla sua antica cinta muraria per conquistare la campagna circostante formando le periferie. Gli estremi cronologici 1943-1951 sono utili per una periodizzazione. L’indagine comincia con una cronaca dei numerosi bombardamenti alleati subiti dalla città tra il ’43 e il ’44, che causarono ingenti distruzioni ad infrastrutture e abitazioni, causando lo sfollamento forzato della popolazione. Segue una parentesi sui rifugi antiaerei della città e dei sistemi di protezione durante le incursioni aeree. Il 1943 è stata anche una data importante per il movimento resistenziale nella provincia di Grosseto che porterà alla costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale. Una volta scattata la fotografia della città distrutta che viene liberata nel giugno del 1944, diventa necessario capire il comportamento della Giunta municipale ciellenistica tra il 1944 e il 1946 dal punto di vista dell’amministrazione della città (commissioni, rapporti con gli alleati ecc.). Segue un focus sui componenti della Giunta nata nel segno dei valori della Resistenza e delle sue attività e obiettivi in quel clima di emergenza (ci fu anche un’alluvione nel novembre del 1944), nonché il coordinamento con altri enti preposti alla ricostruzione (l’opera del Genio Civile in questo senso è rilevante).
La ricerca si è poi concentrata sulla condizione degli sfollati, dei sinistrati e dei senzatetto in città con attenzione alle risposte legislative emanate in quegli anni. Il problema principale vissuto dalla città era quello della carenza di abitazioni da riparare, certo, ma anche da costruire ex novo. Grosseto, tra il 1936 e il 1951 era una città in rapida crescita demografica e diventava il polo d’attrazione per la gente dalla provincia e non solo. Osservando le mappe catastali possiamo vedere come nel 1901 Grosseto fosse ancora un villaggio che però nel corso degli anni Venti e Trenta cominciava timidamente ad espandersi nella zona di Porta Nuova, per poi esplodere negli anni Cinquanta. I mutamenti furono soprattutto sociali e il processo di adattamento influenzerà la mentalità d’origine delle persone che si trasferivano in città, quasi tutti di origine contadina, che vedevano nella città un miglioramento del loro status d’origine.
Nuovi simboli e segni urbani stavano trasformando il «borgo rurale» (per citare la definizione che Gian Franco Elia dà di Grosseto) in città «americana» tutta periferia, la futura Kansas City (per dirla con le parole di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola). Le contraddizioni urbane erano all’ordine del giorno: villette e case popolari accanto agli antichi casolari di campagna.
La crescita di Grosseto nel dopoguerra favorirà una rinnovata e vivace discussione sul piano urbanistico. La città fu inserita nell’elenco del Ministero dei Lavori Pubblici dei comuni che dovevano dotarsi di un piano parziale di ricostruzione redatto dall’ingegner Cavallucci. I danni furono riparati ma la necessità di nuovi alloggi rimase urgente almeno fino alla metà degli anni Cinquanta, gli stessi anni in cui venne finalmente adottato un moderno piano regolatore (studiato dall’ingegner Sabatini) che favorisse uno sviluppo più armonico possibile della città che cominciava ormai ad avere le sembianze di un cantiere. L’unica industria importante sarà quella dell’edilizia, per il resto Grosseto si avvierà ad essere la città del terziario, un momento glorioso alle cui soglie la ricerca si ferma con l’intenzione di uno studio sistematico futuro.
In conclusione, il periodo problematico degli anni cruciali dell’immediato dopoguerra come contesto in cui si possono riscoprire in nuce tutte le premesse per il futuro in un clima economico ancora precario nella ricerca di un'identità tutta da costruire.
L’analisi si è basata prevalentemente su una discreta quantità di documenti estrapolati da vari fondi archivistici conservati nell’Archivio di Stato di Grosseto, nell’Archivio Comunale e presso l’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea. Importanza non secondaria hanno avuto le fotografie dell’epoca. Non sempre lo stato delle fonti ha permesso una ricostruzione esaustiva della vicenda ma, a ben vedere, l’assenza di fonte è essa stessa una fonte significativa su cui lo storico si deve interrogare.
L’elaborato vuole essere un punto di inizio, un case study sui generis, per l’approfondimento di un contesto di una città come Grosseto che cambia, che si espande a ritmo sostenuto, che fuoriesce dalla sua antica cinta muraria per conquistare la campagna circostante formando le periferie. Gli estremi cronologici 1943-1951 sono utili per una periodizzazione. L’indagine comincia con una cronaca dei numerosi bombardamenti alleati subiti dalla città tra il ’43 e il ’44, che causarono ingenti distruzioni ad infrastrutture e abitazioni, causando lo sfollamento forzato della popolazione. Segue una parentesi sui rifugi antiaerei della città e dei sistemi di protezione durante le incursioni aeree. Il 1943 è stata anche una data importante per il movimento resistenziale nella provincia di Grosseto che porterà alla costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale. Una volta scattata la fotografia della città distrutta che viene liberata nel giugno del 1944, diventa necessario capire il comportamento della Giunta municipale ciellenistica tra il 1944 e il 1946 dal punto di vista dell’amministrazione della città (commissioni, rapporti con gli alleati ecc.). Segue un focus sui componenti della Giunta nata nel segno dei valori della Resistenza e delle sue attività e obiettivi in quel clima di emergenza (ci fu anche un’alluvione nel novembre del 1944), nonché il coordinamento con altri enti preposti alla ricostruzione (l’opera del Genio Civile in questo senso è rilevante).
La ricerca si è poi concentrata sulla condizione degli sfollati, dei sinistrati e dei senzatetto in città con attenzione alle risposte legislative emanate in quegli anni. Il problema principale vissuto dalla città era quello della carenza di abitazioni da riparare, certo, ma anche da costruire ex novo. Grosseto, tra il 1936 e il 1951 era una città in rapida crescita demografica e diventava il polo d’attrazione per la gente dalla provincia e non solo. Osservando le mappe catastali possiamo vedere come nel 1901 Grosseto fosse ancora un villaggio che però nel corso degli anni Venti e Trenta cominciava timidamente ad espandersi nella zona di Porta Nuova, per poi esplodere negli anni Cinquanta. I mutamenti furono soprattutto sociali e il processo di adattamento influenzerà la mentalità d’origine delle persone che si trasferivano in città, quasi tutti di origine contadina, che vedevano nella città un miglioramento del loro status d’origine.
Nuovi simboli e segni urbani stavano trasformando il «borgo rurale» (per citare la definizione che Gian Franco Elia dà di Grosseto) in città «americana» tutta periferia, la futura Kansas City (per dirla con le parole di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola). Le contraddizioni urbane erano all’ordine del giorno: villette e case popolari accanto agli antichi casolari di campagna.
La crescita di Grosseto nel dopoguerra favorirà una rinnovata e vivace discussione sul piano urbanistico. La città fu inserita nell’elenco del Ministero dei Lavori Pubblici dei comuni che dovevano dotarsi di un piano parziale di ricostruzione redatto dall’ingegner Cavallucci. I danni furono riparati ma la necessità di nuovi alloggi rimase urgente almeno fino alla metà degli anni Cinquanta, gli stessi anni in cui venne finalmente adottato un moderno piano regolatore (studiato dall’ingegner Sabatini) che favorisse uno sviluppo più armonico possibile della città che cominciava ormai ad avere le sembianze di un cantiere. L’unica industria importante sarà quella dell’edilizia, per il resto Grosseto si avvierà ad essere la città del terziario, un momento glorioso alle cui soglie la ricerca si ferma con l’intenzione di uno studio sistematico futuro.
In conclusione, il periodo problematico degli anni cruciali dell’immediato dopoguerra come contesto in cui si possono riscoprire in nuce tutte le premesse per il futuro in un clima economico ancora precario nella ricerca di un'identità tutta da costruire.
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