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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06032011-110549


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
CADEDDU, GEORGE
URN
etd-06032011-110549
Titolo
I SIGILLI PONTIFICI DELL'ARCHIVIO DEL CAPITOLO DELLA CATTEDRALE DI SAN MARTINO DI LUCCA
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
ARCHEOLOGIA
Relatori
relatore Prof. Cantini, Federico
Parole chiave
  • Anello del Pescatore
  • Anulus Piscatoris
  • Araldica
  • Archivio del Capitolo di San Martino
  • Archivio Storico Diocesano di Lucca (ASDL)
  • Bolla
  • Bulla
  • Lucca
  • Papa
  • Sfragistica
  • Sigillo privato
Data inizio appello
04/07/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
04/07/2051
Riassunto
Oggetto del presente lavoro è lo studio sistematico dei sigilli pontifici (bolle plumbee, sigilli del Pescatore, sigilli privati) conservati nel Fondo Privilegi presso l’Archivio del Capitolo della cattedrale di San Martino dall’XI al XIX secolo. Quest’ultimo fa parte dell’Archivio Storico Diocesano di Lucca, prezioso scrinium che raccoglie la memoria della Chiesa lucchese dagli anni Ottanta del VII secolo sino ai giorni nostri, memoria non solo della città ma dell’Europa intera poiché i documenti ivi conservati furono emanati dalle più importanti istituzioni civili e religiose, quali per il medioevo la cancelleria pontificia, quella imperiale, quella della marca di Tuscia, dalle cancellerie vescovili, dai Capitoli delle cattedrali.
Attestato sin dal 9000 a.C, ben prima della comparsa della scrittura, il sigillo è una delle espressioni più antiche della civiltà umana. Nato come elemento rappresentativo del singolo individuo, nei millenni e nei più svariati contesti geografici ha assunto diverse funzioni: da una prettamente basilare di distinzione di un individuo e dei suoi beni dagli altri all’interno di una comunità, alla garanzia della qualità e della provenienza delle merci durante gli scambi commerciali, alla sanzione giuridica dei documenti pubblici e privati .
Malgrado l’importanza rivestita dal sigillo nei millenni, lo studio di questo oggetto è poco coltivato, soprattutto per il periodo medievale, moderno e contemporaneo, eccezion fatta per una stretta cerchia di specialisti, al di fuori dei quali vengono messi in evidenza solo singoli e marginali aspetti senza comprendere la molteplicità culturale che caratterizza la disciplina sfragistica.
Condividiamo le parole di Stefania Ricci quando definisce il sigillo «microcosmo di cultura», l’impronta sigillare presenta infatti numerose sfaccettature: può essere analizzata da un punto di vista prettamente archeologico valutandone i materiali impiegati nella realizzazione, i metodi di costruzione, la tecnologia connessa a queste operazioni; da quello storico artistico, poiché i sigilli generalmente presentano iconografie più o meno complesse, legate a precisi significati simbolici, espressione della sensibilità artistica e culturale dei diversi periodi storici, a cui si legano gli studi araldici in quanto già dal XIV secolo compaiono nei sigilli elementi dei blasoni familiari; da quello economico e giuridico-diplomatico a seconda che le impronte sigillari fossero utilizzate a chiusura o garanzia delle merci o come elemento corroborativo dei documenti privati e pubblici; in una prospettiva storica, poichè i sigilli ci permettono, se apposti o conservati insieme con i documenti, di operare datazioni, attribuzioni; ed infine in una paleografica, poiché i sigilli presentano, tranne il caso di quelli anepigrafi, una legenda, identificativa del titolare, impressa secondo le scritture proprie di ogni periodo, spesso legate a precisi significati ideologici e culturali. Inoltre non deve essere trascurata la dimensione archivistica, aspetto quest’ultimo spesso sottovalutato, quasi ‘dimenticato’ dagli studiosi, in favore dello studio del solo documento senza tener conto che l’impronta sigillare ne è parte integrante e imprescindibile. Questa approssimazione metodologica non è più sostenibile poiché causa primaria di danni irreparabili al patrimonio sfragistico e può, e deve, essere corretta tramite la creazione di corpora sigillografici, al fine di ampliare e fissare la conoscenza del patrimonio sfragistico, e la ‘conservazione preventiva’ i cui principi basilari sono stati fissati in un recente studio di Luca Becchetti , Conservatore dei Sigilli dell’Archivio Segreto Vaticano e responsabile del Laboratorio di Restauro.
In quest’ottica multidisciplinare e conservativa abbiamo concepito il presente lavoro: i sigilli, apposti, staccati o deperditi, sono stati analizzati senza prescindere dal loro rapporto con il documento; di ognuno, seguendo un ordine cronologico e non tipologico, è stata compilata una scheda sigillografica in cui si sono messi in evidenza gli aspetti archivistici, archeologici, iconografici, paleografici e conservativi.
A corredo delle schede viene proposta un’introduzione storica alla disciplina sfragistica, la descrizione del contesto archivistico e quindi dei fondi presenti nell’Archivio del capitolo di San Martino, in particolare de Fondo Privilegi di cui viene analizzato quantitativamente e qualitativamente il patrimonio sfragistico pontificio; una dissertazione generale sulla sigillografia papale in cui vengono presentate le diverse tipologie di sigilli con particolare attenzione ai sistemi di appensione, ai materiali, alla tecniche di costruzione, al valore diplomatico, agli uffici incaricati del loro uso e della loro custodia. In chiusura del lavoro vengono presentate le immagini di tutti gli esemplari conservati presso il Fondo Privilegi, la tabella delle segnature archivistiche, strutturata in ordine cronologico, in cui viene indicato il pontefice, la tipologia ed il rapporto del sigillo con il documento e la segnatura archivista ed un indice compilato seguendo la cronotassi pontificia.
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