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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06022014-184924


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PILI, VIRGINIA
URN
etd-06022014-184924
Titolo
"Arvatov su Majakovskij" Tentativo di ricostruzione della storia del Levij Front Iskusstv
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Garzonio, Stefano
Parole chiave
  • Majakovskij
  • LEF
  • Arvatov
Data inizio appello
30/06/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto

Questa tesi nasce da un doppio obiettivo: organizzare in modo accettabile l'edizione dell'inedito di Boris Arvatov La riga versale di Majakovskij (Stroka Majakovskogo) catalogato presso l'archivio Rgali di Mosca nel fondo di Nikolaj Aseev con la sigla ….......) e ricostruire il suo contesto.
Si tratta di un testo breve e quasi totalmente dattiloscritto, ma non facile da editare: ne esistono due versioni parallele, entrambe con numerose cancellature e integrazioni a mano. Basandomi sulla mia ancora scarsa competenza in materia (desunta principalmente, in teoria, dal classico Tekstologija di D. S. Lichačëv), ho deciso di conformarmi all'esempio della curatela dei manoscritti di F. M. Dostoevskij nel suo Polnoe sobranie sočinenij.
È difficile anche contestualizzare il testo: esso avrebbe dovuto far parte di un libro complessivo sulla poesia di Majakovskij , mai uscito, le tappe della cui composizione e le vicissitudini delle cui parti ci sono ignote, tranne i pochi e sibillini accenni che ne fa lo stesso Arvatov. La maggior parte delle informazioni sono state ricostruite attraverso l'introduzione che Arvatov allega alle due versioni del testo, da cui si evince solamente che il progetto originale nacque all'inizio del 1922, e venne abbandonato in seguito ai gravi problemi di salute dell'autore per venire ripreso solamente nel 1930; in questo contesto Arvatov accenna all'esistenza di un'altra introduzione all'opera,da lui scritta nel gennaio del 1923 e che avrebbe dovuta essere pubblicata nel 1928 nel libro Sociologia della poetica (Sociologija Poetiki) sotto il titolo di Introduzione alla poetica sociologica (Vvedenie v sociologičeskuju poetiku). Tuttavia, nella bibliografia arvatoviana non esiste una raccolta con un titolo simile; si può supporre che si trattasse in realtà di Poetica Sociologica (Sociologičeskaja poetika) uscito effettivamente a Mosca nel 1928 con introduzione di Osip Brik, ma si tratta, chiaramente, di pure ipotesi.
Il lavoro di edizione è stato ulteriormente complicato dal fatto che nel testo Arvatov compie numerosissime citazioni dal poema di Vladimir Majakovskij Guerra e Universo senza preoccuparsi di corredarle di riferimenti precisi ai versi,e che diverse di queste citazioni siano non conformi al testo poetico.
Allo stato attuale, è possibile solo inserire i frammenti superstiti in un generico quadro concettuale: a) l'obiettivo di “difendere” Majakovskij dalle accuse di avanguardismo elitario e incomprensibile alle masse (secondo Arvatov, il punto di enfasi della sua poesia consisterebbe in una rielaborazione\organizzazione del linguaggio quotidiano, con finalità di democratizzazione dell'arte); b) ribadire quello che è un caposaldo dell'estetica arvatoviana: l'arte come “compensazione” (vospolnenie) dei rapporti sociali dominanti. Si tratta, a tutti gli effetti, di una variante ideologizzata (in senso marxista) dell'approccio formalista al fatto letterario: l'arte come deformazione del materiale empirico tramite una “cassetta degli attrezzi” di “procedimenti” (priëmy) catalogabili e quantificabili; c) il testo da me presentato può essere considerato come una testimonianza dei metodi di lavoro di Arvatov sui testi letterari, poiché, essendo ancora allo stato di bozza, rende chiaramente visibile l'ossatura del susseguirsi di enunciati teorici e citazioni che conducono alla dimostrazione di un'ipotesi iniziale: questo metodo è facilmente riscontrabile negli altri lavori critici di Arvatov, in particolar modo nelle recensioni letterarie da lui pubblicate nella sezione Libri del Lef.
In quest'ottica, è logico che il mio sforzo principale si sia indirizzato a una ricostruzione delle teorie complessive di Arvatov in materia, e poi – in una serie di cerchi concentrici – al tentativo di capire come e in che ambiente tali teorie si siano formate. Anche qui, però, ho dovuto constatare alcune zone d'ombra:
• sappiamo pochissimo sulla vita e sulla formazione culturale dello stesso Arvatov: mancano informazioni non solo sulle circostanze della sua malattia, chiaramente di ordine psicologico(una versione dei fatti, riportata da Luigi Magarotto nelle note al suo libro L'avanguardia dopo la rivoluzione- le riviste degli Venti nell'URSS: “Il Giornale dei futuristi” “L'arte della Comune” “Il Lef” “Il Nuovo Lef”, afferma che la malattia fu provocata da una ferita subita al fronte durante la guerra polacco-sovietica) ma anche sugli ultimi anni di vita del critico;impossibile, senza una disamina di documenti d'archivio, ricostruire la sua iniziale militanza nel Proletkul't moscovita; a questo proposito, va sottolineato come le teorie di Bogdanov sull'arte come “costruzione della vita” siano una delle fonti dell'estetica arvatoviana;
• le origini del progetto collettivo che ruotava attorno alla rivista Lef (Fronte di sinistra delle arti – Levyj front iskusstv) vanno ancora in gran parte documentate. Ad esempio, non è chiaro il rapporto di molti ex cubofuturisti e prossimi lefisti col movimento anarchico nella prima parte del 1917. Poco sappiamo sulla formazione culturale di altri importanti lefisti di origine non cubofuturista:, Kušner che viene dagli “sciti” e dalla stampa socialista-rivoluzionaria di sinistra,, Čužak animatore della rivista “Tvorčestvo”, pubblicata con Aseev e Tret'jakov nell'estremo Oriente russo.
In definitiva, la prima parte della Tesi si è venuta articolando come preistoria\storia del Lef. Consapevole del fatto che il Lef costituisce il punto di arrivo di un percorso di formazione di teorie letterarie che si snoda tra il 1918 e il 1923, ho ricostruito le varie fasi di questo processo, esaminando i materiali a mio parere più significativi di Gazeta Futuristov e e affiancandoli alla storia delle realtà collaterali della rivista Tvorčestvo e dell'attività dei komfuty di Boris Kušner. Ho evidenziato come ogni fase nasca in risposta ai rapidi cambiamenti del contesto politico letterario sovietico: alla fine del periodo “ottimistico visionario”, che ha la sua incarnazione concreta in scritti come Decreto n°1 sulla democratizzazione delle arti (Dekret n° 1 o demokratizacij iskusstv', ( zabornaja literatura i ploščadnaja živopis'), e Manifesto della federazione volante dei futuristi ( Manifest Letučej Federacij Futuristov) pubblicati su Gazeta Futuristov e che è segnata dalla liquidazione dei movimenti anarchici e dalla chiusura dei caffè letterari,segue il “ritorno all'ordine” di Iskusstvo Kommuny, sulle cui pagine si tenta di affrontare problemi più concreti come il ruolo del proletariato nell'arte e quello dell'artista nella nuova società sovietica; la successiva disgregazione di Iskusstvo Kommuny e il progressivo restringersi degli spazi espressivi a disposizione delle avanguardie porta a un periodo caratterizzato dalla nascita di iniziative individuali come Tvorčestvo sotto la redazione di Čužak e le Okno Rosta di Majakovskij, che sfocia infine, con l'inizio della Nep e della possibilità di aprire case editrici private, nel periodo di formazione e nascita del Lef. Ho quindi lavorato sull'analisi dei materiali pubblicati sul Lef, concentrandomi su tre diversi ambiti principali: i manifesti programmatici, i fondamenti teorici come la committenza sociale e l'arte come žiznestrojenie, e, infine, le principali dispute affrontate dal movimento.
In particolare nel ricostruire il contesto delle dispute letterarie ho messo in luce quello che era uno dei principali punti deboli del Lef, ossia quello di unire in sé stesso personalità con teorie artistiche diverse e contraddittorie tra loro; è esemplificativo il caso di Nikolaj Čužak , i cui rapporti con gli altri membri del Lef furono sempre turbolenti e che sfociarono infine nel suo abbandono della redazione, causando la prima rottura sul fronte interno.
Conclusa la trattazione sul Lef, ho proceduto all'analisi del Novij Lef, concentrandomi su quegli elementi che lo caratterizzano come continuazione delle politiche culturali del Lef e quelli che si possono invece considerare come elementi di rottura, come ad esempio il prevalere della literatura fakta sulla lirica. In particolare, ho messo in luce come questi elementi di rottura possano essere considerati come l'ultimo fenomeno di adattamento al cambiato contesto politico e letterario.
In seguito, ho cercato di restringere il campo sulle teorie estetiche di Arvatov e sulle sue prese di posizione sui concreti problemi di politica culturale. Basandomi sulle poche risorse biografiche disponibile, ho ricostruito un percorso quanto più possibile completo del vissuto personale e culturale di Arvatov, cercando in particolar modo di evidenziare la portata della sua partecipazione attiva nella vita letteraria sovietica; per portare a buon fine questo obbiettivo è stata fondamentale la consultazione dell'opera in due volumi di Galuškin A.J. :Literaturnaja žizn' Rossii 1920-ch godov.
Terminata questa parte di ricostruzione biografica e letteraria, ho esaminato l'insieme delle teorie estetiche di Arvatov, partendo dall'universale per arrivare al particolare: la mia attenzione si è inizialmente focalizzata sul metodo sociologico formalista, allo scopo di approfondire il suo sviluppo all'interno del percorso formativo arvatoviano e di fornire una trattazione quanto più possibile comprensibile e ampia dei suoi fondamenti teorici. Successivamente ho trattato le teorie che Arvatov sviluppava in relazione a singoli elementi del contesto letterario, i suoi articoli critici dedicati a determinati letterati e opere e il suo ruolo all'interno del contesto politico letterario dell'epoca.
In conclusione, risulta evidente come la cerchia dei problemi da me accennata vada ancora studiata e approfondita, anche perché nel corso del lavoro è maturata in me la convinzione che descrivere meglio le sorti del futurismo russo postrivoluzionario costituirebbe un contributo importante per la comprensione della cultura russa degli anni Venti nel suo complesso. Per il momento, spero che i materiali da me raggruppati attorno al testo in esame possa consentire una sua pubblicazione che ottemperi ai più elementari criteri scientifici.
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