Tesi etd-06022014-103334 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RUSCONI, GIULIETTA
URN
etd-06022014-103334
Titolo
Trasformare i modelli culturali tra storia, welfare e nuove identità femminili.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Relatori
relatore Biancheri, Rita
Parole chiave
- cultural models
- education for diversity
- educazione alle diversità
- female leadership
- feminine identities
- identità femminili
- leadership femminile
- modelli culturali
- promotion of gender differences
- valorizzazione delle differenze di genere
- welfare
Data inizio appello
01/07/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
ABSTRACT DELLA TESI DI LAUREA MAGISTRALE:
TRASFORMARE I MODELLI CULTURALI TRA STORIA, WELFARE E NUOVE IDENTITÀ FEMMINILI
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Lo studio che è stato affrontato nello sviluppo del presente lavoro riguarda la dimensione di genere, osservata attraverso la lente di quell’asimmetria di ruoli, che ha caratterizzato le biografie femminili e maschili nella sfera produttiva e riproduttiva e quindi nel mondo del lavoro e nella sfera domestica.
A tale scopo, si è ritenuto fondamentale partire da un approccio diacronico della storia della donna, rivisitando nelle diverse epoche, dal Medioevo al Novecento, un’immagine femminile che ha visto la donna legata ad una condizione di moralità e di naturalità. Sono queste le caratteristiche che hanno alimentato pregiudizi e stereotipi sociali, responsabili di una costruzione identitaria femminile operata sulla mancata valorizzazione dei ruoli e dei carichi di lavoro, di cui la donna è sempre stata protagonista.
Il retaggio del comportamento trasgressivo che compie Eva nell’Eden, come descritto nel libro della Genesi, si traduce in un senso di colpa che accompagna il corso di vita della donna e che veicola un comportamento femminile preposto e dedito alla cura, giudicato come “naturale”.
La tesi vuole mettere in evidenza proprio l’aspetto della “naturalità”, su cui gioca il ruolo femminile della responsabilità della cura nella sfera domestica: ne consegue che la funzione della donna è quella di procreare, allevare ed educare i figli, assistere i familiari anziani e le persone disabili. Dedicarsi al marito e compiacere i suoi desideri, secondo un’educazione ereditata dalla filosofia misogena risalente a Rosseau, per la quale la donna deve “piacere e obbedire agli uomini”.
La dimensione lavorativa e culturale della donna, approfondita nella parte centrale della tesi, si presenta come un lungo e faticoso percorso, anche animato da pioneristici movimenti femminili, per far uscire la donna da un’immagine stereotipata di “angelo del focolare”.
Con l’utilizzo di ricerche empiriche e con l’ausilio di grafici, rilevati dalle fonti ISTAT e EUROSTAT, si è potuto illustrare lo scenario contemporaneo relativo all’occupazione femminile, che dimostra un tasso occupazionale sicuramente più elevato rispetto al passato, ma ancora inferiore se confrontato con il genere maschile.
Inoltre, sempre in merito alla sfera lavorativa, si evidenzia una segregazione verticale, in termini di discriminazione di genere nelle carriere apicali: si tratta del cosiddetto “soffitto di cristallo”, attribuibile alla persistenza di stereotipi, connessi non solo al genere femminile, ma anche alla difficile conciliazione tra gestione della famiglia e condizioni di super lavoro, che caratterizzano le posizioni dirigenziali.
La tesi intende far emergere, quindi, una forte interdipendenza tra il lavoro remunerato svolto fuori dalla famiglia e il lavoro di responsabilità di cura svolto all’interno delle mura domestiche; da tutto ciò, ne consegue un’organizzazione del tempo, in termini di divisione di genere del lavoro, non equamente distribuita
Questo sistema famiglia-lavoro, è aggravato anche dall’aumento della domanda di cura all’interno della famiglia e nello stesso tempo dalla ridotta offerta dei servizi pubblici, oltre che dal perdurare di modelli tradizionali di divisione del lavoro. Ciò conferma quindi una realtà ancora connessa al male breadwinner model.
Si vuole mettere in evidenza, inoltre, che la donna, nell’affermazione di nuove identità femminili, non è più disposta ad operare scelte e rinunce, come forma di conciliazione, in merito al lavoro e alla maternità e che per uscire da una dimensione di “scelta”, appare determinante operare un processo di de-costruzione e di trasformazione dei modelli culturali.
Le prospettive, quindi, che si vengono a delineare, come possibili e auspicabili vie per uscire da stereotipi maschili e femminili, si collocano nella combinazione tra politiche di welfare, in virtù di una più ampia condivisione delle responsabilità familiari all’interno della coppia ed una revisione dei processi educativi, di cui le principali agenzie di socializzazione, famiglia e scuola, si fanno carico.
Il conseguente risultato, pertanto, si individua nell’acquisizione al rispetto delle differenze di genere, attraverso la centralità della relazione tra individui e la valorizzazione delle specificità di ognuno in termini di dialogo, d’incontro e d’integrazione.
TRASFORMARE I MODELLI CULTURALI TRA STORIA, WELFARE E NUOVE IDENTITÀ FEMMINILI
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Lo studio che è stato affrontato nello sviluppo del presente lavoro riguarda la dimensione di genere, osservata attraverso la lente di quell’asimmetria di ruoli, che ha caratterizzato le biografie femminili e maschili nella sfera produttiva e riproduttiva e quindi nel mondo del lavoro e nella sfera domestica.
A tale scopo, si è ritenuto fondamentale partire da un approccio diacronico della storia della donna, rivisitando nelle diverse epoche, dal Medioevo al Novecento, un’immagine femminile che ha visto la donna legata ad una condizione di moralità e di naturalità. Sono queste le caratteristiche che hanno alimentato pregiudizi e stereotipi sociali, responsabili di una costruzione identitaria femminile operata sulla mancata valorizzazione dei ruoli e dei carichi di lavoro, di cui la donna è sempre stata protagonista.
Il retaggio del comportamento trasgressivo che compie Eva nell’Eden, come descritto nel libro della Genesi, si traduce in un senso di colpa che accompagna il corso di vita della donna e che veicola un comportamento femminile preposto e dedito alla cura, giudicato come “naturale”.
La tesi vuole mettere in evidenza proprio l’aspetto della “naturalità”, su cui gioca il ruolo femminile della responsabilità della cura nella sfera domestica: ne consegue che la funzione della donna è quella di procreare, allevare ed educare i figli, assistere i familiari anziani e le persone disabili. Dedicarsi al marito e compiacere i suoi desideri, secondo un’educazione ereditata dalla filosofia misogena risalente a Rosseau, per la quale la donna deve “piacere e obbedire agli uomini”.
La dimensione lavorativa e culturale della donna, approfondita nella parte centrale della tesi, si presenta come un lungo e faticoso percorso, anche animato da pioneristici movimenti femminili, per far uscire la donna da un’immagine stereotipata di “angelo del focolare”.
Con l’utilizzo di ricerche empiriche e con l’ausilio di grafici, rilevati dalle fonti ISTAT e EUROSTAT, si è potuto illustrare lo scenario contemporaneo relativo all’occupazione femminile, che dimostra un tasso occupazionale sicuramente più elevato rispetto al passato, ma ancora inferiore se confrontato con il genere maschile.
Inoltre, sempre in merito alla sfera lavorativa, si evidenzia una segregazione verticale, in termini di discriminazione di genere nelle carriere apicali: si tratta del cosiddetto “soffitto di cristallo”, attribuibile alla persistenza di stereotipi, connessi non solo al genere femminile, ma anche alla difficile conciliazione tra gestione della famiglia e condizioni di super lavoro, che caratterizzano le posizioni dirigenziali.
La tesi intende far emergere, quindi, una forte interdipendenza tra il lavoro remunerato svolto fuori dalla famiglia e il lavoro di responsabilità di cura svolto all’interno delle mura domestiche; da tutto ciò, ne consegue un’organizzazione del tempo, in termini di divisione di genere del lavoro, non equamente distribuita
Questo sistema famiglia-lavoro, è aggravato anche dall’aumento della domanda di cura all’interno della famiglia e nello stesso tempo dalla ridotta offerta dei servizi pubblici, oltre che dal perdurare di modelli tradizionali di divisione del lavoro. Ciò conferma quindi una realtà ancora connessa al male breadwinner model.
Si vuole mettere in evidenza, inoltre, che la donna, nell’affermazione di nuove identità femminili, non è più disposta ad operare scelte e rinunce, come forma di conciliazione, in merito al lavoro e alla maternità e che per uscire da una dimensione di “scelta”, appare determinante operare un processo di de-costruzione e di trasformazione dei modelli culturali.
Le prospettive, quindi, che si vengono a delineare, come possibili e auspicabili vie per uscire da stereotipi maschili e femminili, si collocano nella combinazione tra politiche di welfare, in virtù di una più ampia condivisione delle responsabilità familiari all’interno della coppia ed una revisione dei processi educativi, di cui le principali agenzie di socializzazione, famiglia e scuola, si fanno carico.
Il conseguente risultato, pertanto, si individua nell’acquisizione al rispetto delle differenze di genere, attraverso la centralità della relazione tra individui e la valorizzazione delle specificità di ognuno in termini di dialogo, d’incontro e d’integrazione.
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