Tesi etd-05312023-174244 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PARZIALE, MARIA PIA
URN
etd-05312023-174244
Titolo
Effimero carnevalesco a Roma e Firenze tra tardo Quattrocento e primo Cinquecento: un’analisi comparativa tra memoria dell’antico e significati politici
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- 15th century
- 16th century
- agone
- antico
- antique
- carnevale
- carnival
- carnival triumphs
- carnivalesque iconography
- cinquecento
- effimero
- ephemeral
- feste
- festivals
- Firenze
- Florence
- iconografia del carnevale
- Lorenzo il Magnifico
- Lorenzo the Magnificent
- ludi
- papa Alessandro VI
- papa Giulio II
- papa Innocenzo VIII
- papa Leone X
- papa Paolo II
- papa Sisto IV
- political
- politico
- pompa circensis
- pompa triumphalis
- pope Alexander VI
- pope Innocent VIII
- pope Julius II
- pope Leo X
- pope Paul II
- pope Sixtus IV
- quattrocento
- renaissance
- rinascimento
- Roma
- Rome
- testaccio
- trionfi
- trionfi di carnevale
- triumphs
Data inizio appello
06/07/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/07/2093
Riassunto
L’elaborato si propone di analizzare forme e significati di alcuni festeggiamenti svoltisi in occasione del Carnevale nel doppio contesto romano e fiorentino, in un periodo compreso tra la seconda metà del Quattrocento e il secondo decennio del Cinquecento. Si è scelto di procedere in modo comparativo e in relazione a queste specifiche città in virtù degli scambi e dei rapporti culturali, di potere ed artistici che le hanno legate nel momento storico-artistico preso in esame, nonché sulla base di similitudini che si sono ravvisate nella costituzione del profilo festivo del Carnevale nell’una e nell’altra. In particolare, si passeranno in rassegna specifici eventi carnevaleschi e determinati committenti e si darà ampio spazio ai progetti di rappresentatività politica che questi ultimi hanno messo in atto in connessione con una forte rivitalizzazione dell’antico. Prima di passare ad un’analisi di questo tipo, il primo capitolo si soffermerà sul tentativo di chiarire origini, funzioni e imagerie del Carnevale: ripercorrerà le problematiche storiografiche e antropologiche intorno alla nascita della festa e alle funzioni ad essa legate (propiziatorie e purificatorie, oppositivo-contestative, di soddisfacimento di bisogni fisiologici del genere umano etc.), così come presenterà “personaggi” ed elementi principali attraverso testimonianze figurative e specifiche iconografie carnevalesche, quali quelle del Paese di Cuccagna e del Mondo alla Rovescia. Per farlo, si è scelto di procedere secondo una scansione in coppie binarie: sacro-profano, pagano-cristiano, cultura alta-cultura bassa, ordine-disordine, fantasia-razionalità, così da mettere in luce con efficacia i punti essenziali, proponendo tuttavia l’analisi di una festa complessa e polivalente, irriducibile ad una definizione esaustiva e definitiva. Inoltre, il capitolo si propone di presentare, accanto al sofisticato e aulico Carnevale del Rinascimento, come lo si vedrà nel seguito, un’altra anima della festa, vista e partecipata coralmente, con l’obiettivo di smussare la dicotomia tra alto e basso, colto e popolare.
Il secondo capitolo si concentrerà sull’analisi di una determinata categoria di effimero carnevalesco, quella dei ludi agonistici che si tenevano tanto a Roma quanto a Firenze, in cui si esaminerà l’agire della memoria dell’antico, in un’ottica di mitopoiesi e rivitalizzazione consapevole, e il configurarsi delle celebrazioni ludiche del Carnevale come espressione delle dinamiche di scambio, talvolta conflittuale, tra i ceti al potere nelle due città. Il primo punto sarà affrontato tramite i legami dei giochi agonistici con una tradizione proveniente dall’antichità, proseguita nel Medioevo e reinterpretata alla luce del concetto umanistico e rinascimentale di magnificenza, e attraverso la coscienza di una connessione con l’antico che traspare dalle fonti coeve. Il secondo punto, invece, si concretizzerà attraverso una riflessione sul Carnevale come palinsesto politico, ossia su come il potere comunale romano e repubblicano fiorentino e le personalità progressivamente più dominanti nei due contesti (i pontefici, da Paolo II Barbo a Leone X Medici, da una parte, la famiglia Medici dall’altra) cercassero di intervenire all’interno della festa carnevalesca cittadina, vista come occasione di autorappresentazione politica. La conflittualità tra questi poteri, più sentita a Roma, meno evidente a Firenze, sebbene anche qui in atto, emergerà dai rapporti di committenza e finanziamento delle feste romane di Testaccio ed Agone e delle giostre fiorentine, e dall’evolvere di una tradizione di stampo comunale nel Carnevale pontificio e mediceo. Si mostreranno, perciò, la scaltra strategia politico-festiva laurenziana di inserimento delle giostre medicee del periodo giovanile (quella del 1469 e quella del 1475) in una consolidata consuetudine repubblicana, e i principali mutamenti, anche organizzativi, che i ludi romani subirono fin dal pontificato di Paolo II. L’ultima sezione del capitolo sarà riservata ad una trattazione di come queste dinamiche di potere si intrecciassero con il già ricordato concetto di magnificenza, attraverso l’incarnazione del potere nella raffinatezza dei manufatti e dei programmi iconografici esibiti nei giochi e tramite la morfologia e la topologia dei cortei “trionfali” in carne ed ossa connessi ai ludi.
Il terzo capitolo si occuperà di un’altra categoria dell’effimero carnevalesco, quella dei trionfi, cioè processioni di carri mobili all’antica arricchiti da apparati decorativi e figurativi. Anche in questo caso il discorso ruoterà intorno ad un’analisi dei caratteri antichi e politici di queste manifestazioni, partendo dal tema dell’osmosi delle forme, ossia di quali siano i modelli e le ascendenze, sul doppio livello morfologico ed espressivo-semantico, che possano aver dato luogo alla fisionomia del trionfo carnevalesco rinascimentale. Si tratterà, a questo proposito, di quattro grandi riferimenti processionali: la pompa triumphalis, la pompa circensis, la fortuna figurativa e spettacolare dei Triumphi del Petrarca, il modello del San Giovanni fiorentino, cui sarà premessa una discussione sul valore liturgico della forma processionale, in connessione con le valenze sacrali del Carnevale stesso. Risulterà chiaro, peraltro, come ciascun modello non svolgesse un’azione di influenza passiva sul configurarsi del trionfo carnevalesco, ma venisse rielaborato e riattivato, nella costituzione del carattere ibrido di quest’ultimo. Il capitolo proseguirà con l’analisi di alcuni trionfi scelti tra quelli della tradizione agonale romana fino al pontificato di Giulio II e tra quelli del periodo laurenziano fiorentino, ricostruiti attraverso le testimonianze scritte coeve. Nella fattispecie, si prenderanno in esame la mascherata barbiana del 1466, che inaugura la consuetudine carnevalesca di trionfi a soggetto classico e finalità politiche, l’avanzamento della tradizione con Sisto IV della Rovere e Innocenzo VIII Cibo, l’importante precedente del trionfo per la riconquista di Granada, in concomitanza con le feste agonali del 1492, per arrivare all’apice della tendenza alla politicizzazione tramite la rivitalizzazione dell’antico che avviene a partire da Alessandro VI Borgia. Il trionfo del 1499 e quello del 1500 costituiranno un utile esempio a questo proposito. Si passerà, così, all’analisi del corteo trionfale organizzato da Giulio II della Rovere nel 1513, a pochi giorni dalla sua morte, che gode di uno statuto particolare, visto il carattere fortemente descrittivo delle sue fonti. Di queste ultime feste, quelle più precisamente ricostruibili, verranno chiariti i significati politici connessi alle iconografie e alle tematiche scelte, spesso in relazione con le vicende storiche che riguardarono i committenti, e saranno formulate, laddove possibile, ipotesi in merito ai probabili artisti di volta in volta coinvolti. Lo stesso sarà fatto per il trionfo di Lorenzo il Magnifico del 1490, che emergerà come l’unico davvero “concreto” nel mito del Carnevale legato alla sua figura. Lo studio delle sue valenze politiche si annoderà all’analisi dei suoi modelli iconografici e a proposte di artisti che potrebbero averne curato e realizzato l’apparato decorativo. Ancora una volta, dunque, affioreranno gli echi, gli intrecci e le tessiture tra il contesto romano e quello fiorentino, in relazione al Carnevale.
Le due tradizioni così delineate confluiranno nell’analisi dei trionfi carnevaleschi svoltisi nel periodo di massima vicinanza tra Roma e Firenze, ossia quando Giovanni de’ Medici si pose a capo della città toscana nel 1513, al rientro della famiglia dall’esilio, e seguì a Giulio II sul soglio pontificio. Il trionfo fiorentino del 1513 e quello romano di Agone del 1514, ascrivibili ai primi anni leonini, occuperanno, così, il quarto ed ultimo capitolo del lavoro, e saranno descritti secondo le metodologie già adottate per i Carnevali precedenti, allo scopo di confermare, ancora una volta, la festa carnevalesca come strumento di affermazione di ideologie politiche, nel caso specifico quella del ritorno dell’Età dell’Oro, inclinazioni culturali, scelte di gusto e di committenza artistica. L’esame di questo “dittico” trionfale darà, in ultimo, pieno compimento all’ottica comparativa portata avanti nel corso di tutta la ricerca.
The paper sets out to analyse the forms and meanings of certain celebrations held on the occasion of Carnival in Rome and Florence, in a period between the second half of the 15th century and the second decade of the 16th century.
The choice was made to proceed in a comparative manner and in relation to these specific cities because of the cultural, power and artistic exchanges and relations that linked them in the historical-artistic moment under examination, as well as on the basis of similarities that were identified in the constitution of the festive profile of Carnival in both cities. In particular, specific carnival events and specific patrons will be considered and ample space will be given to the political projects that they implemented in connection with a strong revitalisation of the antique.
Before moving on to an analysis of this kind, the first chapter will dwell on the attempt to clarify the origins, functions and imagery of Carnival: it will retrace the historiographic and anthropological issues surrounding the birth of this festival and the functions connected to it, as well as it will present "characters" and elements of the carnivalesque tradition through figurative evidence and specific iconographies, such as those of the Land of Cuccagna and the World Upside Down.
In order to do so, we have chosen to proceed according to a scansion in binary pairs: sacred-profane, pagan-Christian, high culture-low culture, order-disorder, fantasy-rationality, so as to effectively highlight the essential points, while nevertheless proposing the analysis of a complex and polyvalent festival, irreducible to an exhaustive definition. Furthermore, the chapter aims to present, alongside the sophisticated and "courtly" Carnival of the Renaissance, a second soul of the festival, with the aim of blurring the dichotomy between high and low, cultured and popular.
The second chapter will focus on the analysis of a specific category of carnivalesque ephemeral, that of the agonistic ludi that were held in both Rome and Florence, in which we will examine the action of the memory of antiquity, in a perspective of mythopoiesis and conscious revitalisation, and the configuration of the playful celebrations of Carnival as an expression of the dynamics of conflicting exchanges between the ruling classes in the two cities.
The first point will be discussed linking the competitive games with a tradition originating in antiquity, continued in the Middle Ages and reinterpreted in the light of the humanistic and Renaissance concept of magnificence, and through the awareness of a connection with antiquity that emerges from contemporary sources. The second point, on the other hand, will be discussed through a reflection on the Carnival as a political palimpsest, i.e. on how the Roman communal and Florentine republican powers and the progressively more dominant personalities in the two contexts (the popes, from Paul II Barbo to Leo X Medici, on the one hand, and the Medici family on the other) sought to intervene within the city's Carnival festivities, seen as an occasion for political self-representation. The conflict between these powers would emerge from the commissioning and financing of the Roman festivals of Testaccio and Agone and of the Florentine jousts, and from the evolution of a communal tradition into the papal and Medici Carnival.
Therefore, we will show the Laurentian political-festive strategy of inserting the Medici jousts of the early period (that of 1469 and that of 1475) into a consolidated republican custom and the main changes, including organisational ones, that the Roman ludi underwent since the pontificate of Paul II.
The last section of the chapter will be reserved for a discussion of how these power dynamics intertwined with the aforementioned concept of magnificence, through the embodiment of power in the refinement of the artefacts and iconographic programmes displayed in the games and through the morphology and topology of the 'triumphal' processions connected to the ludi.
The third chapter will deal with another category of carnivalesque ephemeral, that of the triumphs, i.e. processions of ancient-fashioned mobile floats enriched with decorative and figurative apparatuses. The discourse will revolve around an analysis of the ancient and political features of these events, starting from the theme of the osmosis of forms, i.e. which models and ancestry, on the double morphological and expressive-semantic level, may have given rise to the physiognomy of the Renaissance Carnival triumph.
In this regard, four major processional references will be considered : the pompa triumphalis, the pompa circensis, the figurative and spectacular fortune of Petrarch's Triumphi, and the model of the Florentine San Giovanni, which will be preceded by a discussion on the liturgical value of the processional form, in connection with the sacred values of Carnival itself. It will become clear, moreover, how each model did not play a passive influence on the configuration of the Carnival triumph, but is was reworked and reactivated, in the constitution of an hybrid character.
The chapter will continue with the analysis of some triumphs selected from those of the Roman agonal tradition up to the pontificate of Julius II and from those of the Florentine Laurentian period, reconstructed through contemporary written sources. In particular, we will examine the 1466 Barbian masquerade, which inaugurates the carnivalesque custom of triumphs with classical subjects and political aims, the advancement of the tradition with Sixtus IV della Rovere and Innocent VIII Cibo, the important precedent of the triumph for the reconquest of Granada, in conjunction with the festivities of 1492, to arrive at the apex of the tendency towards politicisation through the revitalisation of the antique that occured starting with Alexander VI Borgia. The triumph of 1499 and that of 1500 will be a useful examples in this regard.
We will then move on to the analysis of the triumphal procession organised by Julius II della Rovere in 1513, a few days before his death, which enjoys a special status thanks to the highly descriptive nature of its sources. Of these last festivities, the ones that can be reconstructed most precisely, the political meanings connected to the iconographies and the themes chosen will be clarified, often in relation to the historical events that concerned the patrons, and hypotheses will be formulated, where possible, regarding the probable artists involved.
The same will be done for the triumph of Lorenzo the Magnificent in 1490, which will emerge as the only truly "concrete" in the Carnival myth linked to his figure. The study of its political significance will be linked to the analysis of its iconographic models and proposals of artists who may have curated and realised its decorative apparatus. Once again, therefore, the interweavings between the Roman and Florentine contexts will emerge in relation to Carnival.
The two traditions outlined in this way will come together in the analysis of the Carnival triumphs that took place in the period of maximum proximity between Rome and Florence, when Giovanni de' Medici took over the Tuscan city in 1513, on the return of the family from exile, and succeeded Julius II on the papal throne. The Florentine triumph of 1513 and the Roman triumph of Agone in 1514, which can be ascribed to the first years of Leo's reign, will thus occupy the fourth and last chapter of the work, and will be described according to the methodologies already adopted for the previous Carnivals, in order to confirm, once again, the Carnival festivals as an instrument of affirmation of political ideologies - in this case that of the return of the Golden Age - cultural inclinations, choices of taste and artistic patronage. The examination of this triumphal 'diptych' will ultimately give full fruition to the comparative perspective pursued throughout the research.
Il secondo capitolo si concentrerà sull’analisi di una determinata categoria di effimero carnevalesco, quella dei ludi agonistici che si tenevano tanto a Roma quanto a Firenze, in cui si esaminerà l’agire della memoria dell’antico, in un’ottica di mitopoiesi e rivitalizzazione consapevole, e il configurarsi delle celebrazioni ludiche del Carnevale come espressione delle dinamiche di scambio, talvolta conflittuale, tra i ceti al potere nelle due città. Il primo punto sarà affrontato tramite i legami dei giochi agonistici con una tradizione proveniente dall’antichità, proseguita nel Medioevo e reinterpretata alla luce del concetto umanistico e rinascimentale di magnificenza, e attraverso la coscienza di una connessione con l’antico che traspare dalle fonti coeve. Il secondo punto, invece, si concretizzerà attraverso una riflessione sul Carnevale come palinsesto politico, ossia su come il potere comunale romano e repubblicano fiorentino e le personalità progressivamente più dominanti nei due contesti (i pontefici, da Paolo II Barbo a Leone X Medici, da una parte, la famiglia Medici dall’altra) cercassero di intervenire all’interno della festa carnevalesca cittadina, vista come occasione di autorappresentazione politica. La conflittualità tra questi poteri, più sentita a Roma, meno evidente a Firenze, sebbene anche qui in atto, emergerà dai rapporti di committenza e finanziamento delle feste romane di Testaccio ed Agone e delle giostre fiorentine, e dall’evolvere di una tradizione di stampo comunale nel Carnevale pontificio e mediceo. Si mostreranno, perciò, la scaltra strategia politico-festiva laurenziana di inserimento delle giostre medicee del periodo giovanile (quella del 1469 e quella del 1475) in una consolidata consuetudine repubblicana, e i principali mutamenti, anche organizzativi, che i ludi romani subirono fin dal pontificato di Paolo II. L’ultima sezione del capitolo sarà riservata ad una trattazione di come queste dinamiche di potere si intrecciassero con il già ricordato concetto di magnificenza, attraverso l’incarnazione del potere nella raffinatezza dei manufatti e dei programmi iconografici esibiti nei giochi e tramite la morfologia e la topologia dei cortei “trionfali” in carne ed ossa connessi ai ludi.
Il terzo capitolo si occuperà di un’altra categoria dell’effimero carnevalesco, quella dei trionfi, cioè processioni di carri mobili all’antica arricchiti da apparati decorativi e figurativi. Anche in questo caso il discorso ruoterà intorno ad un’analisi dei caratteri antichi e politici di queste manifestazioni, partendo dal tema dell’osmosi delle forme, ossia di quali siano i modelli e le ascendenze, sul doppio livello morfologico ed espressivo-semantico, che possano aver dato luogo alla fisionomia del trionfo carnevalesco rinascimentale. Si tratterà, a questo proposito, di quattro grandi riferimenti processionali: la pompa triumphalis, la pompa circensis, la fortuna figurativa e spettacolare dei Triumphi del Petrarca, il modello del San Giovanni fiorentino, cui sarà premessa una discussione sul valore liturgico della forma processionale, in connessione con le valenze sacrali del Carnevale stesso. Risulterà chiaro, peraltro, come ciascun modello non svolgesse un’azione di influenza passiva sul configurarsi del trionfo carnevalesco, ma venisse rielaborato e riattivato, nella costituzione del carattere ibrido di quest’ultimo. Il capitolo proseguirà con l’analisi di alcuni trionfi scelti tra quelli della tradizione agonale romana fino al pontificato di Giulio II e tra quelli del periodo laurenziano fiorentino, ricostruiti attraverso le testimonianze scritte coeve. Nella fattispecie, si prenderanno in esame la mascherata barbiana del 1466, che inaugura la consuetudine carnevalesca di trionfi a soggetto classico e finalità politiche, l’avanzamento della tradizione con Sisto IV della Rovere e Innocenzo VIII Cibo, l’importante precedente del trionfo per la riconquista di Granada, in concomitanza con le feste agonali del 1492, per arrivare all’apice della tendenza alla politicizzazione tramite la rivitalizzazione dell’antico che avviene a partire da Alessandro VI Borgia. Il trionfo del 1499 e quello del 1500 costituiranno un utile esempio a questo proposito. Si passerà, così, all’analisi del corteo trionfale organizzato da Giulio II della Rovere nel 1513, a pochi giorni dalla sua morte, che gode di uno statuto particolare, visto il carattere fortemente descrittivo delle sue fonti. Di queste ultime feste, quelle più precisamente ricostruibili, verranno chiariti i significati politici connessi alle iconografie e alle tematiche scelte, spesso in relazione con le vicende storiche che riguardarono i committenti, e saranno formulate, laddove possibile, ipotesi in merito ai probabili artisti di volta in volta coinvolti. Lo stesso sarà fatto per il trionfo di Lorenzo il Magnifico del 1490, che emergerà come l’unico davvero “concreto” nel mito del Carnevale legato alla sua figura. Lo studio delle sue valenze politiche si annoderà all’analisi dei suoi modelli iconografici e a proposte di artisti che potrebbero averne curato e realizzato l’apparato decorativo. Ancora una volta, dunque, affioreranno gli echi, gli intrecci e le tessiture tra il contesto romano e quello fiorentino, in relazione al Carnevale.
Le due tradizioni così delineate confluiranno nell’analisi dei trionfi carnevaleschi svoltisi nel periodo di massima vicinanza tra Roma e Firenze, ossia quando Giovanni de’ Medici si pose a capo della città toscana nel 1513, al rientro della famiglia dall’esilio, e seguì a Giulio II sul soglio pontificio. Il trionfo fiorentino del 1513 e quello romano di Agone del 1514, ascrivibili ai primi anni leonini, occuperanno, così, il quarto ed ultimo capitolo del lavoro, e saranno descritti secondo le metodologie già adottate per i Carnevali precedenti, allo scopo di confermare, ancora una volta, la festa carnevalesca come strumento di affermazione di ideologie politiche, nel caso specifico quella del ritorno dell’Età dell’Oro, inclinazioni culturali, scelte di gusto e di committenza artistica. L’esame di questo “dittico” trionfale darà, in ultimo, pieno compimento all’ottica comparativa portata avanti nel corso di tutta la ricerca.
The paper sets out to analyse the forms and meanings of certain celebrations held on the occasion of Carnival in Rome and Florence, in a period between the second half of the 15th century and the second decade of the 16th century.
The choice was made to proceed in a comparative manner and in relation to these specific cities because of the cultural, power and artistic exchanges and relations that linked them in the historical-artistic moment under examination, as well as on the basis of similarities that were identified in the constitution of the festive profile of Carnival in both cities. In particular, specific carnival events and specific patrons will be considered and ample space will be given to the political projects that they implemented in connection with a strong revitalisation of the antique.
Before moving on to an analysis of this kind, the first chapter will dwell on the attempt to clarify the origins, functions and imagery of Carnival: it will retrace the historiographic and anthropological issues surrounding the birth of this festival and the functions connected to it, as well as it will present "characters" and elements of the carnivalesque tradition through figurative evidence and specific iconographies, such as those of the Land of Cuccagna and the World Upside Down.
In order to do so, we have chosen to proceed according to a scansion in binary pairs: sacred-profane, pagan-Christian, high culture-low culture, order-disorder, fantasy-rationality, so as to effectively highlight the essential points, while nevertheless proposing the analysis of a complex and polyvalent festival, irreducible to an exhaustive definition. Furthermore, the chapter aims to present, alongside the sophisticated and "courtly" Carnival of the Renaissance, a second soul of the festival, with the aim of blurring the dichotomy between high and low, cultured and popular.
The second chapter will focus on the analysis of a specific category of carnivalesque ephemeral, that of the agonistic ludi that were held in both Rome and Florence, in which we will examine the action of the memory of antiquity, in a perspective of mythopoiesis and conscious revitalisation, and the configuration of the playful celebrations of Carnival as an expression of the dynamics of conflicting exchanges between the ruling classes in the two cities.
The first point will be discussed linking the competitive games with a tradition originating in antiquity, continued in the Middle Ages and reinterpreted in the light of the humanistic and Renaissance concept of magnificence, and through the awareness of a connection with antiquity that emerges from contemporary sources. The second point, on the other hand, will be discussed through a reflection on the Carnival as a political palimpsest, i.e. on how the Roman communal and Florentine republican powers and the progressively more dominant personalities in the two contexts (the popes, from Paul II Barbo to Leo X Medici, on the one hand, and the Medici family on the other) sought to intervene within the city's Carnival festivities, seen as an occasion for political self-representation. The conflict between these powers would emerge from the commissioning and financing of the Roman festivals of Testaccio and Agone and of the Florentine jousts, and from the evolution of a communal tradition into the papal and Medici Carnival.
Therefore, we will show the Laurentian political-festive strategy of inserting the Medici jousts of the early period (that of 1469 and that of 1475) into a consolidated republican custom and the main changes, including organisational ones, that the Roman ludi underwent since the pontificate of Paul II.
The last section of the chapter will be reserved for a discussion of how these power dynamics intertwined with the aforementioned concept of magnificence, through the embodiment of power in the refinement of the artefacts and iconographic programmes displayed in the games and through the morphology and topology of the 'triumphal' processions connected to the ludi.
The third chapter will deal with another category of carnivalesque ephemeral, that of the triumphs, i.e. processions of ancient-fashioned mobile floats enriched with decorative and figurative apparatuses. The discourse will revolve around an analysis of the ancient and political features of these events, starting from the theme of the osmosis of forms, i.e. which models and ancestry, on the double morphological and expressive-semantic level, may have given rise to the physiognomy of the Renaissance Carnival triumph.
In this regard, four major processional references will be considered : the pompa triumphalis, the pompa circensis, the figurative and spectacular fortune of Petrarch's Triumphi, and the model of the Florentine San Giovanni, which will be preceded by a discussion on the liturgical value of the processional form, in connection with the sacred values of Carnival itself. It will become clear, moreover, how each model did not play a passive influence on the configuration of the Carnival triumph, but is was reworked and reactivated, in the constitution of an hybrid character.
The chapter will continue with the analysis of some triumphs selected from those of the Roman agonal tradition up to the pontificate of Julius II and from those of the Florentine Laurentian period, reconstructed through contemporary written sources. In particular, we will examine the 1466 Barbian masquerade, which inaugurates the carnivalesque custom of triumphs with classical subjects and political aims, the advancement of the tradition with Sixtus IV della Rovere and Innocent VIII Cibo, the important precedent of the triumph for the reconquest of Granada, in conjunction with the festivities of 1492, to arrive at the apex of the tendency towards politicisation through the revitalisation of the antique that occured starting with Alexander VI Borgia. The triumph of 1499 and that of 1500 will be a useful examples in this regard.
We will then move on to the analysis of the triumphal procession organised by Julius II della Rovere in 1513, a few days before his death, which enjoys a special status thanks to the highly descriptive nature of its sources. Of these last festivities, the ones that can be reconstructed most precisely, the political meanings connected to the iconographies and the themes chosen will be clarified, often in relation to the historical events that concerned the patrons, and hypotheses will be formulated, where possible, regarding the probable artists involved.
The same will be done for the triumph of Lorenzo the Magnificent in 1490, which will emerge as the only truly "concrete" in the Carnival myth linked to his figure. The study of its political significance will be linked to the analysis of its iconographic models and proposals of artists who may have curated and realised its decorative apparatus. Once again, therefore, the interweavings between the Roman and Florentine contexts will emerge in relation to Carnival.
The two traditions outlined in this way will come together in the analysis of the Carnival triumphs that took place in the period of maximum proximity between Rome and Florence, when Giovanni de' Medici took over the Tuscan city in 1513, on the return of the family from exile, and succeeded Julius II on the papal throne. The Florentine triumph of 1513 and the Roman triumph of Agone in 1514, which can be ascribed to the first years of Leo's reign, will thus occupy the fourth and last chapter of the work, and will be described according to the methodologies already adopted for the previous Carnivals, in order to confirm, once again, the Carnival festivals as an instrument of affirmation of political ideologies - in this case that of the return of the Golden Age - cultural inclinations, choices of taste and artistic patronage. The examination of this triumphal 'diptych' will ultimately give full fruition to the comparative perspective pursued throughout the research.
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