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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05312021-171035


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
PERNA, LUIGI
URN
etd-05312021-171035
Titolo
Fratture del femore prossimale ed anticoagulanti orali: sopravvivenza e complicanze
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Capanna, Rodolfo
correlatore Prof. Andreani, Lorenzo
Parole chiave
  • complicanze
  • sopravvivenza
  • orali
  • anticoagulanti
  • prossimale
  • femore
  • fratture
  • complications
  • survival
  • oral
  • anticoagulants
  • fracture
  • proximal
  • femur
Data inizio appello
15/06/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/06/2091
Riassunto
Le fratture di femore prossimale sono comuni nei soggetti anziani spesso già affetti da comorbidità che possono richiedere una terapia domiciliare con anticoagulanti orali (Warfarin o NAO).
È stato condotto uno studio retrospettivo di tipo caso controllo arruolando complessivamente 200 pazienti operati per frattura di femore prossimale. Di questi, 100 facevano terapia anticoagulante orale, 66 con Warfarin e 34 con NAO, mentre gli altri 100 non assumevano questi specifici farmaci.
In questo studio abbiamo valutato se e quanto l’assunzione di anticoagulanti orali potesse influire sulla tempistica dell’intervento chirurgico, sulla durata della degenza, sulla necessità di trasfusioni e monitoraggio in terapia intensiva durante il ricovero, sulle complicanze (precoci e tardive, biologiche e meccaniche) e sulla sopravvivenza.
I risultati evidenziano che la terapia anticoagulante orale rappresenta da sola un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di anemia perioperatoria più grave e insufficienza cardiaca acuta a 60 giorni dal ricovero. Il tipo di farmaco invece non influisce significativamente sugli outcomes considertati. Confrontando fra loro pazienti del solo gruppo in terapia, si è visto che un tempo di attesa all’intervento uguale o inferiore a 48 ore migliora significativamente la sopravvivenza. L’immediata sospensione del farmaco anticoagulante e l’utilizzo di agenti di inversione anticipano l’intervento normalizzando la sopravvivenza di questi pazienti più fragili.
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