Tesi etd-05312016-172628 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DADDIO, FILIPPO
URN
etd-05312016-172628
Titolo
!Piquete y cacerola, la lucha es una sola!
La letteratura argentina e il crack del 2001
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUE E LETTERATURE MODERNE EUROAMERICANE
Relatori
relatore Ghezzani, Alessandra
Parole chiave
- argentina; tracollo; povertà; narrativa; rinascita
Data inizio appello
27/06/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Soprattutto gli ultimi anni del secolo scorso sono stati duri per l’Argentina. Desaparecidos, dittature, guerre, recessione, disoccupazione, politiche economiche fallimentari, intere generazioni bruciate dall’assenza di presente e di futuro: sono state esperienze che hanno segnato nel profondo la coscienza collettiva e la vita degli argentini.
In campo letterario si sono registrati diversi casi di “letteratura della crisi”. In questo lavoro, suddiviso in tre capitoli, verrà seguita la seguente linea tematica.
Nel primo verranno esposte le conseguenze sanitarie (primo paragrafo), socio-economiche (secondo paragrafo) e culturali (terzo paragrafo) della crisi. Come spesso accade in situazioni analoghe, le fasce più deboli subirono le conseguenze peggiori. Se da un lato donne, bambini e anziani furono i più gravemente colpiti, dall’altro i cartoneros e le cooperative autogestite (il primo e pressoché unico caso al mondo è quello argentino) sono degli splendidi esempi di chi non volle arrendersi di fronte al collasso totale.
Il secondo e il terzo capitolo saranno dedicati allo studio di alcune opere.
Nel secondo saranno presentati tre romanzi. A due voci, di Antonio Dal Masetto e Nicola Fantini, è stato commentato per primo perché è un viaggio nell’Argentina di quel difficilissimo periodo e ci dà una panoramica generale della situazione. La última caravana, di Raúl Argemí, e Las viudas de los jueves, di Claudia Piñeiro, trattano più da vicino la crisi attraverso l’analisi di due particolari fenomeni politico-sociali. Il romanzo di Argemí parla della cosiddetta “Giostra”, vale a dire il continuo trasferimento da un luogo di lavoro a un altro a cui il governo costrinse i dipendenti pubblici per renderne impossibile il conteggio effettivo. Quello della Piñeiro, tramite l’invenzione di un quartiere ricco alle porte di Buenos Aires di nome Altos de la Cascada, il quale non esiste nella realtà ma costituisce un fedele rimando alla capitale argentina di allora che aveva numerosi “quartieri chiusi” impenetrabili dall’esterno, fotografa perfettamente il tracollo economico che nel proprio vortice spazzò via tutti, ricchi compresi.
Nel terzo capitolo verranno presentate le opere di due tra i maggiori scrittori della crisi argentina: César Aira e Washington Cucurto (pseudonimo di Norberto Santiago Vega). Il primo può essere considerato il precursore di una nuova generazione di poeti e il secondo uno degli interpreti più originali della poetica airiana.
Prima di addentrarci nel vivo del mio lavoro, vorrei fare una precisazione. Ho autonomamente letto e analizzato i libri trattati nel secondo capitolo mentre per commentare quelli del terzo, dopo la loro lettura e analisi parziale, mi sono servito anche dello studio di Lucrecia Velasco Esquivel dal titolo Le mani sulla città.
In campo letterario si sono registrati diversi casi di “letteratura della crisi”. In questo lavoro, suddiviso in tre capitoli, verrà seguita la seguente linea tematica.
Nel primo verranno esposte le conseguenze sanitarie (primo paragrafo), socio-economiche (secondo paragrafo) e culturali (terzo paragrafo) della crisi. Come spesso accade in situazioni analoghe, le fasce più deboli subirono le conseguenze peggiori. Se da un lato donne, bambini e anziani furono i più gravemente colpiti, dall’altro i cartoneros e le cooperative autogestite (il primo e pressoché unico caso al mondo è quello argentino) sono degli splendidi esempi di chi non volle arrendersi di fronte al collasso totale.
Il secondo e il terzo capitolo saranno dedicati allo studio di alcune opere.
Nel secondo saranno presentati tre romanzi. A due voci, di Antonio Dal Masetto e Nicola Fantini, è stato commentato per primo perché è un viaggio nell’Argentina di quel difficilissimo periodo e ci dà una panoramica generale della situazione. La última caravana, di Raúl Argemí, e Las viudas de los jueves, di Claudia Piñeiro, trattano più da vicino la crisi attraverso l’analisi di due particolari fenomeni politico-sociali. Il romanzo di Argemí parla della cosiddetta “Giostra”, vale a dire il continuo trasferimento da un luogo di lavoro a un altro a cui il governo costrinse i dipendenti pubblici per renderne impossibile il conteggio effettivo. Quello della Piñeiro, tramite l’invenzione di un quartiere ricco alle porte di Buenos Aires di nome Altos de la Cascada, il quale non esiste nella realtà ma costituisce un fedele rimando alla capitale argentina di allora che aveva numerosi “quartieri chiusi” impenetrabili dall’esterno, fotografa perfettamente il tracollo economico che nel proprio vortice spazzò via tutti, ricchi compresi.
Nel terzo capitolo verranno presentate le opere di due tra i maggiori scrittori della crisi argentina: César Aira e Washington Cucurto (pseudonimo di Norberto Santiago Vega). Il primo può essere considerato il precursore di una nuova generazione di poeti e il secondo uno degli interpreti più originali della poetica airiana.
Prima di addentrarci nel vivo del mio lavoro, vorrei fare una precisazione. Ho autonomamente letto e analizzato i libri trattati nel secondo capitolo mentre per commentare quelli del terzo, dopo la loro lettura e analisi parziale, mi sono servito anche dello studio di Lucrecia Velasco Esquivel dal titolo Le mani sulla città.
File
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TESI_MAG...ADDIO.pdf | 1.03 Mb |
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