logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05312007-203029


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
La Barbera, Raffaele
URN
etd-05312007-203029
Titolo
Santa Maria a Monte (PISA) I reperti ceramici e metallici della campagna di scavo 2002 e 2007.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
STORIA
Relatori
Relatore Milanese, Marco
Parole chiave
  • 2002e2007
  • scavo
  • Santa Maria a Monte
Data inizio appello
25/06/2007
Consultabilità
Completa
Riassunto
II.1 Area 2000

II.1.1strutture e fasi d' uso

Nel corso della campagna di scavo 2002 notevole importanza è stata data alla prosecuzione dei lavori nella zona orientale dell'acropoli su cui insistono i resti della cripta ad oratorio e triabsidata relativa all'antica pieve di Santa Maria (area 2000). Sono state individuate quattro fasi di frequentazione dall'area, articolate come segue:
Periodo I) Castello altomedievale; Fase altomedievale
Periodo II) Adattamento degli spazi e costruzione della cripta ( IX secolo)
Periodo III) Periodo di utilizzo della cripta per scopi cultuali(XI-XIV? Secolo)
Periodo IV) Uso a discarica , discarica e sepolcrale, abbandono, crollo delle strutture e spoliazione, colmatura dell area trasformazione ad uso agricolo. (XV-XX ,secolo)


Periodo I: due strutture murarie (UUSSMM 2201, 2202) individuate nell'angolo sud-ovest del transetto sud affioranti per circa 15-40 cm dal sedimento circostante (US 2184)si ascrivono alla fase altomedievale. Le strutture in questione si palesano antecedenti alle UUSSMM 2100 e 2102, pertinenti alla fase di XI secolo, e dalle quali sono coperte. La più antica delle due è la 2201, con andamento est-ovest, è la più antica e ad essa , si appoggia la USM 2202 con andamento nord-sud. Le differenze evidenziate nel tipo di edificazione lasciano supporre che le due strutture siano da ascrivesi a due fasi costruttive ben distinte , anche se, allo stato attuale della ricerca , non è dato precisarne l' attribuzione cronologica . Tuttavia e possibile supporre che si tratti dei resti del castello fondato dal vescovo di Lucca e citato in un documento del 906.
Periodo II: nel XI secolo si costruisce un'ampia cripta dotata di tre absidi rivolte a est, la maggiore delle quali è quella centrale (UUSSMM 2028,2105). A nord di quest' ultima si trova una seconda abside (USM 2023), l'unica sufficientemente conservata in alzato per mantenere ancora in situ un elemento litico modanato a strombo per monofora (USM 2024). A sud infine, si trova la terza abside (USM 2031), di dimensioni notevolmente inferiori. L' abside centrale si collega a quelle laterali (Nord e Sud) tramite due segmenti murari, rispettivamente le (UUSSMM 2026, 2104) Il transetto della cripta, a nord, è delimitato dall' (USM 295) caratterizzata da tre semipliastri sporgenti per circa 15cm dal filo del muro (UUSSMM 2124, 2125, 2126,). Un breve tratto di muro (UUSSMM 2020, 2022) collega ad angolo retto l'abside nord con il suddetto muro. L'USM 295 si lega ortogonalmente all'USM 296 con relativa risega (USM 2017),e in origine si univa ad angolo retto con un muro di cui resta solo un lacerto (USM 2188). Il muro perimetrale più occidentale dell'aula (USM 2045) era affiancato da due scale che permettevano l'accesso all'aula, e di cui restano scarse tracce. A sud l'aula era chiusa dall'USM 2043, muro dotato di relativa risega (USM 2214) che si collega ortogonalmente con l'USM 2032 (risega USM 2100) e che presenta un pilastrino simile a quelli che si trovano sull'USM 295 (USM 2039). Il transetto è chiuso a sud dall'USM 2035 (risega USM 2102).
All'interno delle tre absidi trovano sistemazione altrettanti altari di forma pseudocubica. Dell'altare nord si conserva soltanto il gradino (USM 2002) ed una piccola porzione di intonaco (USM 2068); di quello centrale rimane il corpo a forma di parallelepipedo (USM 2047) con intonaco di rivestimento ad esso pertinente (2131) mentre del gradino resta solamente una traccia di malta (US 2262). L'altare posto a sud si presenta quasi del tutto integro (USM 2019, intonaco USR 2132, gradino 2101).
Per quanto riguarda invece la copertura della cripta e gli elementi architettonici ad essa relativi, restano integri cinque plinti in pietra (UUSSMM 2001, 2169, 2092, 2212, 2186),




e la preparazione per la collocazione di altri tre (UUSS 2251,2190, 2250).
Le fasi d'uso corrispondenti a questa fase non sono state individuate.
Interpretazione: la costruzione della cripta deve aver seguito di poco la promozione della chiesa di Santa Maria in canonica, datata da fonti scritte al 1025. Le absidi nord e sud presentano una diseguaglianza nelle dimensioni poiché a sud probabilmente non c'era spazio sufficiente per l'innalzamento della costruzione. I plinti e i pilastri (USM 2124; 2125; 2126; 2039), assieme ad altre strutture murarie di cui non resta più traccia sorreggevano una volta, probabilmente molto articolata: nell'aula aerano presenti sei colonne dai plinti delle quali, si desume che fossero a sezione circolare, mentre le restanti due, che si trovano nei bracci dei transetti, palesano una sezione quadrata.
Tutte le murature perimetrali della cripta si furono realizzate sfruttando la tecnica "petit apparat", con giunti molto evidenti e presenza di stilature nella malta fra concio e concio. Gli altari invece sono composti da pietre spesso non lavorate, legate da abbondante malta e rifiniti tramite copertura con uno spesso strato di intonaco lisciato in superficie e in origine dipinto.

Periodo III: dall'XI al XIV secolo la struttura della cripta rimase probabilmente inalterata nelle sue forme fintanto che essa mantenne una funzione cultuale dato che non sono state individuate tracce evidenti di interventi di trasformazione delle strutture elevate nella fase precedente. Pur non essendo state debitamente indagate nelle US 2141=2173=2217, 2054 e 2240 sono state riconosciuti i momenti di uso principale della cripta, alternati da piani di calce pura (US 2189, 2197). In un’epoca non ben definibile, all'interno di questa terza fase, tutta la cripta fu interessata da un incendio che ha lasciato evidenti tracce nell'arrossamento dei conci presenti in tutte le murature e nell'US 2241, una piano di calpestio con tracce consistenti di termocombustione (forte arrossamento della parte argillosa del sedimento).
Probabilmente riferibile a fasi di XIII secolo è la struttura rappresentata dai muri situati nella porzione sud-ovest dell'area USM 2268, 2111 caratterizzata da una muratura a sacco con paramento esterno in laterizi graffiti mentre la 2041, afferente ad un momento edilizio successivo, presenta un'apparecchiatura simile ma differente nella composizione dei laterizi che non possiedono le graffiture superficiali.
Interpretazione: i vari piani di calce potrebbero essere sia piani pavimentali che interventi di disinfezione tramite spargimento di calce viva al fine di contenere i rischi derivanti dal seppellimento di cadaveri. Non sono state trovate tracce di sepolture probabilmente anche a causa della parziale messa in luce dei piani pavimentali suddetti.
Da notare anche il fatto che l'episodio di termocombustione posto in prossimità dell'abside sud interessa la parte più alta del sedimento sopra interpretato come paleosuperficie cosa che collocherebbe questo incendio alla fine della vita della cripta come struttura avente funzione sacrale. La cripta era arricchita da affreschi della cui entità, soggetto e caratteristiche, poco sappiamo, perché testimoniati da una grande quantità di frammenti di al massimo pochi centimetri di superficie.
Le murature in laterizi venute alla luce a sud dell'area potrebbero riferirsi ad un campanile che si appoggiava in parte sui muri della chiesa ed in parte su tre pilastri, formando così almeno due archi. Uno di essi successivamente venne tamponato.

Periodo IV: nei momenti più antichi di questa fase la cripta, pur mantenendosi integra nelle sue strutture materiali, perse la sua funzione cultuale per acquistarne una prettamente cimiteriale. Testimonianza di ciò è la grande fossa comune situata dietro l'altare centrale (US 2147) nella quale furono inumati almeno cinque individui, nonché la grande fossa a forma di elle che percorre tutto il transetto della cripta (US 2117, 2076).
Quest'ultima, malgrado non sia stata interamente scavata, presenta nella porzione più meridionale inequivocabili segni di un suo utilizzo quale tomba collettiva conseguente ad una probabile catastrofe: un numero imprecisato di inumazioni infatti, deposte in uno strato di terra riconoscibile come il risultato dell'escavazione della fossa stessa (US 2184), furono sovrapposte ordinatamente l'una sull'altra.
Le US 2060 e US 2133 invece rappresentano l'accumulo della terra risultante dall'azione di scavo della detta fossa nella sua porzione più settentrionale, accantonata di lato e non più utilizzata. Altre testimonianze di inumazioni ascrivibili a questa fase sono le US 2233 e US 2163. Successivamente, in un momento difficilmente precisabile, la volta della cripta crollò e a questo evento catastrofico, fece seguito il collasso dei muri perimetrali.
Data la scarsa quantità di pietre e laterizi rinvenuti durante lo scavo, è lecito supporre che la cripta sia stata oggetto di un'intensa campagna di spoglio che ha interessato anche i crolli (US 2094, US 2059, US 2062). Alcune sepolture infine si inseriscono in un momento molto tardo di uso della cripta, come area sepolcrale, testimoniato dalle US 2162 e 2207 (sicuramente successivo al XV-XVI secolo).
Un’ulteriore fase di crollo ascrivibile al XIX secolo si estendeva su tutta l'area (US 2003),




II.2 Periodo IV


La sintesi emersa dall’analisi dei dati acquisiti dalla ricerca archeologica, ci hanno portato alla conferma di alcune delle conclusioni a cui si era arrivati dal solo spoglio delle fonti bibliografiche,e hanno aggiunto dettagli molto importanti per la comprensione della storia di questo sito e del territorio circostante. Ma soprattutto delle vicende storiche intercorse a questo ultimo, nel
periodo IV, quando come già ricordato nell’introduzione storica, questo spazio, sede della primitiva Pieve prima, e della fortificazione Fiorentina poi, ritorna terreno agricolo, in un arco di tempo compreso tra il XV e il XX sec., dopo molti secoli di intensivo utilizzo, di questo pianoro da parte dell’ uomo.
A questi periodi sono ascrivibili la maggioranza delle stratigrafie indagate in questa ricerca, che si possono distinguere in cinque fasi principali.

Fase 1) Uso a discarica (XV sec. inizi XVI sec.)
Fase 2) Uso cimiteriale (XVI sec. Metà XVII.)
Fase 3) Crollo e spoliazione delle strutture (Metà XVII sec. Inizi XVIII sec.)
Fase 4) Rialzamento dei suoli tramite colmature di macerie (XVIII sec. inizi XIX sec.)
Fase 5) Uso ortivo (seconda metà XIX sec. XX sec.)

Fase 1: si sviluppa a cavallo tra la seconda meta del XV secolo e gli inizi del XVI sec. interessa tutta una serie di attività che si dislocano in buona parte della cripta e in parte all' esterno. Queste attività sono limite ad accumuli sincronici e diacronici di materiale terroso di norna molto organico, misto a pietre e a frustoli di carbone, dislocato , senza apparente continuità in più parti della cripta, queste stratigrafie contengono di norma materiali totalmente estranei all' ambiente in cui si trovano, e sembrerebbero suggerire una perdita progressivamente della sua connotazione sacra. Le attività che rappresentano questo momento di iniziale transizione posto tra l' inizio e la metà XV sono le attività 1, u.s. 2116, e l' attività 2, u.s.2121 in entrambi i casi si tratta di due strati di livellamento, messi in relazione tra loro da un rapporto di copertura. Da cui sono emersi solo pochissimi reperti tra questi due contenitori nudi a matrice della tipologia detta “Figlinese”, contenitori questi , usati generalmente per la conserva e il trasporto di alimenti, e finiti in questo contesto come scarti, forze di cucina vista l' abbondante presenza di carboni, e una, discreta presenza di ossa animali, evidentemente macellate. Molte altre sono le attività in relazione con questi strati ,che non contengono però elementi datanti utili. In tutti i casi però la presenza rilevante di carbone e ossa macellate suggerisce situazioni simili.
In un momento leggermente più tardo della vita della fortezza, nello scorcio finale del XV inizi XVI sec. possono essere inserite le tre attività 3, u.s.2119 ,attività 4, u.s.2137, attività 5, u.s.2184 al cui interno sono state rinvenute quattro cuspidi di freccia e una fibbia in bronzo, oltre che alcuni frammenti di due boccali di provenienza montelupina, databili a gli anni finali del XV sec., e diversi frammenti di un contenitore nudo a matrice della tipologia detta “Figlinese”, le condizioni di deposito soprattutto delle armi, fa pesare ad un abbandono volontario “più che ad un occultamento”, di armi appartenenti a tipologie ormai poco efficienti, eredità forze delle dominazioni precedenti.
Il progressivo riempimento della cripta che in questa fase, ha sicuramente perso la sua funzione cultuale, continua presumibilmente fino alla fine del XV sec. Inserita in una situazione di progressivo abbandono della rocca da parte dei fiorentini avvenuto definitivamente negli anni iniziali del XVI sec. Sono inoltre presenti in queste attività maggiori quantità di malta e numerosi frustoli di mattone e fanno la loro comparsa per la prima volta frammenti di molti coppi, indizi questi dell'estrema condizione di degrado della cripta
E da considerarsi a parte, un gruppo di due attività non legate direttamente alla cripta ma in qualche modo collegate a questa . Con l' edificazione della cinta muraria della fortezza, cambia la morfologia originaria della rocca distruggendo e in parte riutilizzando alcune delle strutture precedenti, come l'ossario posto nella parte nord -est della cripta, appartenente ad un periodo più antico del complesso. All' interno di questo si trovano due attività strettamente legate tra loro da rapporti di copertura, che ci danno un valido indizio su la frequentazione del sito. Le attività 6 , u.s. 2070, attività 7, u.s.2063 nel caso dell attività 6 si tratta di un Accumulo sincronico, composto di pietre dalle dimensioni variabili, da (10- 30 cm) in matrice sabbiosa,
L’ unico reperto presente in questo strato, oltre a numerose ossa umane non ricollegabili direttamente a nessuna sepoltura, è una fibbia in metallo della tipologia detta a “D”1 proveniente verosimilmente dai resti di uno dei numerosi individui trovati nello spazio delimitato dai due muri. La datazione proposta quindi per questo oggetto all’ inizio del XV sec. può essere considerata utile, per una considerazione su le fasi finali di utilizzo di questa struttura come ossario2. Dopo questo periodo l'ossario perderà definitivamente la sua funzione e verra progressivamente riempito da strati indistinti di macerie nel corso del XVI secolo Dato questo, suggerito dalla presenza nell' attività 7, di un frammento di ceramica decorata ad “occhio di penna di pavone” la cui presenza e attestata a Pisa dagli scarichi di Lungarno Simonelli tra fine del XV e l’inizio del XVI sec.
Fase 2: il progressivo abbandono della fortezza che fu allivellata dai Capitani di parte Guelfa a privati” come ricordato nelle note introduttive”. E il suo uso a scopo cimiteriale dal XVI alla meta del XVII secolo rappresentano in maniera significativa questa fase d' uso.
La lottizzazione di parti della rocca deve essere durata presumibilmente per tutto il XVI fino alla metà del XVII sec. In questi anni le murature della cripta, sono ancora integre, anche se gran parte della sua superficie viene usata a scopi diversi, la grande fossa U.S. 2117, 2076, che taglia in due la zona centrale dell'area, deve essere stata realizzata proprio in questo lasso di tempo. E' di questo periodo anche la grande fossa nell' abside centrale U.S.2147, che denunciano l'uso improprio della struttura e le sue condizione di estremo degrado, che sono riscontrabili in almeno due attività che indicano che la struttura non perde neanche in questa fase la sua funzione di discarica.
Ciò e riscontrabile nelle attvità 1, u.s. 2136, datata dalla presenza di ceramica a fondo ribassato al secondo venticinquennio del XVII sec. la composizione dello strato ancora di origine fortemente organica, contiene però, anche una grossa componente di malta sciolta e una forte presenza di scisti violetti.
Nell'attività 2, si nota inoltre una evidente diminuzione della matrice organica, sostituita da abbondante presenza di scisti calce e numerosi frammenti di mattone, questa attività datata attraverso i reperti alla metà del XVII rappresenta il punto massimo di degrado della cripta.
Del crollo della volta e del conseguente collasso dei muri perimetrali
Fase 3: restano solo poche traccie evidenti, a causa di un intensivo recupero del materiale da costruzione, gli unici indizi sono quelli lasciati dai reperi nelle attività 1, u.s.2093, attività 2, 2094, attività 3, 2103. che collocherebbero il crollo e la sua spoliazione a gli anni che vanno dalla seconda metà del XVII sec.
agli inizi del XVIII.
Fase 4: avvenuta tra il XVIII e gli inizi del XIX secolo, si può riconoscere la progressiva colmatura del perimetro ancora esistente della cripta tramite strati poco distinguibili di macerie ,riconoscibili nelle attività 1 u.s. 2003=2062, attività 2, u.s. 2066 attività 3, u.s.2079. che ricolmano ed in parte reinterrano la restante parte delle murature.
Fase 5: databile alla seconda metà del XIX sec. da il via alla progressiva trasformazione dell' area in terreno ortivo , avvenuta definitivamente all' inizio del XX sec. Le attività riconosciute in questa fase sono, l' attività 1 u.s. 2067, attività 2 u.s.2107, attività 3 u.s.2000.

File