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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05292023-123150


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BRUGOGNONE, LIDIA
URN
etd-05292023-123150
Titolo
Priorità dell'azione penale tra frizioni costituzionali ed esigenze di effettività.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Bonini, Valentina
Parole chiave
  • azione penale
  • criteri di priorità
Data inizio appello
15/06/2023
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La tesi ha ad oggetto il tema dei "criteri di priorità", il cui studio si concentra in particolare nel campo dell'esercizio dell'azione penale.
I criteri di priorità sono uno strumento ideato per scegliere un ordine da seguire nella trattazione delle notizie di reato, evitando così l'adozione del criterio cronologico. La loro introduzione si deve ad un sistema che è diventato sempre più ingestibile, che non permette la trattazione della grande mole di notizie di reato che arrivano agli uffici delle Procure. Il tema è stato da sempre fortemente dibattuto in dottrina, vedendo l'origine della diatriba proprio nello scopo dei criteri di priorità, cioè regolare l’esercizio dell’azione penale così che alcuni tipi di reati possano essere trattati con una certa precedenza rispetto ad altri. In un sistema perfettamente funzionante, in grado di rispondere in maniera completa alla domanda di giustizia, i criteri sarebbero meramente “regolativi”, andando a stabilire un ordine diverso da quello cronologico, ma che non leda le notitia criminis postergate . Il problema sorge ove ci si renda conto che i suddetti criteri, sebbene si propongano come regolativi, non possano far altrimenti che selezionare le notizie di reato , in quanto quelle che non vengono trattare prioritariamente sono destinate alla prescrizione, ponendosi così potenzialmente ontologicamente in contrasto con il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, sancito all’art. 112 Cost.
Il contrasto deriva proprio dal presupposto per cui, in base all’art. 112 Cost., l’esercizio dell’azione penale debba essere obbligatorio per tutte le notizie di reato, senza distinzioni. Nel caso in cui venga operata una scelta sui fatti da trattare, il principio in questione verrebbe messo in discussione.
L'analisi si sviluppa a partire dalla nascita del Pubblico Ministero, percorrendo le tappe della sua evoluzione. Una volta apprese le funzione e le peculiarità di tale figura, si prosegue con l'introduzione del concetto di azione penale, importante per capire come i criteri di priorità si inseriscano all'interno del nostro ordinamento. Sul tema principale viene svolto un esame sulla sua origine, partendo dalla fine degli anni '80, ponendo particolare attenzione alle circolari delle procure, e con particolare riguardo alle famose "circolare Zagrebelsky" e "circolare Maddalena", che affrontano in tema in due prospettive diametralmente opposte. Si affrontano, poi, le evoluzioni a livello normativo, partendo dall'art. 227 del d.lgs. n. 51, istitutivo del giudice unico di primo grado, proseguendo con il d.lgs. 106/2006, il cui art. 1 attribuirà al legislatore il dovere di determinare i criteri di organizzazione dell’ufficio e quelli a cui avrebbero dovuto attenersi i sostituti procuratori, nonché la possibilità di definire criteri per indirizzare gli atti di indagine. Infine, tra i maggiori interventi, si ricorda la l. 125/2008, che ha riformulato l’art. 132 bis disp. att. c.p.p.
Lo studio si concentra anche sulle principali posizioni della dottrina maggioritaria e minoritaria, per poi passare ai cambiamenti che ci hanno travolto nell'ultimo periodo. Infatti, si guarderà alla "riforma Bonafede", ma soprattutto alla "riforma Cartabia" e a tutte le sue principali implicazioni. Infatti, con la riforma Cartabia si realizza l'auspicio dei maggiori sostenitori dei criteri di priorità, ossia l'indicazione degli stessi da parte di un organo politicamente responsabile, cioè il Parlamento.
Le critiche alla riforma, di cui questa non è esente, verranno analizzate nell'ultima parte del lavoro, dove si avrà modo di appurare l'insufficienza dello strumento per far fronte alla crisi giudiziaria.
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