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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05292021-104918


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BERNARDINI, ELENA
URN
etd-05292021-104918
Titolo
DIFFERENZE DI GENERE E ABITUDINI ALIMENTARI: UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE.
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Prof.ssa Biancheri, Rita
Parole chiave
  • Gender Differences
  • Multidisciplinary
  • Gender Medicine
  • Narrative Medicine
  • Alimentazione di Genere
  • Differenze di Genere
  • Multidisciplinarietà
  • Medicina di Genere
  • Medicina Narrativa
Data inizio appello
07/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/07/2091
Riassunto
“La cosa più importante in medicina? Non è tanto la malattia di cui il paziente è affetto, quanto la persona che soffre di quella malattia”.
Questo ci ha portati quindi a introdurre il concetto di medicina narrativa, una medicina in cui si ha una umanizzazione da parte dell’istituzione sanitaria ed in cui il paziente si sente preso in considerazione e seguito durante la pratica medica. Con la medicina narrativa viene meno il dominio medico, in cui il paziente è identificato con un numero di protocollo e non come persona quale è, distruggendo quello che viene identificato come processo di disumanizzazione.
Lo sviluppo del paese, inoltre, ha portato alla nascita di nuove esigenze, dovute dall’allungamento delle prospettive di vita, a cui si associa però uno stato di salute sempre più marcato da malattie croniche, ai nuovi stili di vita in cui ci ritroviamo e ai nuovi bisogni dei pazienti.
La narrazione consente di individuare quindi tutte quelle sfumature che rendono il paziente unico, andando non solo a prestare attenzione ai segni clinici della sua malattia, ma allo stato complessivo del soggetto, utilizzando un approccio di tipo multidisciplinare in grado di evidenziare tutte le sfaccettature da cui può derivare lo stato di malattia. È grazie quindi alla medicina narrativa che si può parlare di cura personalizzata per il paziente.
Dal concetto di medicina narrativa, in cui si presta attenzione al paziente e lo si vede come singolo caso e non come una pratica clinica standardizzata, ci espandiamo al concetto di medicina di genere, dove questa osservazione e personalizzazione va a sottolineare le differenze che si hanno quando si tratta di morbosità femminili e morbosità maschili.
La malattia, infatti, non può essere definita unisessuale perché esistono delle profonde differenze tra maschi e femmine, determinate da caratteristiche biologiche e socioculturali che vanno a distinguere i due sessi con distinti stati di salute, malattie e risposte terapeutiche.
Viene quindi ridefinito il concetto di salute da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno “stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”, determinato da un benessere bio-psico-sociale basato su un approccio multidisciplinare.
Lo stato di salute risulta però influenzato da quelli che vengono definiti determinanti sociali, ovvero tutti quegli aspetti che caratterizzano la vita del soggetto. È quindi su questi determinanti sociali che la medicina narrativa deve andare ad indagare per capire e identificare complessivamente il paziente.
Tra questi determinanti sociali, un ruolo particolarmente incisivo è quello del genere, che va a definire le differenze sociali delle costituzioni biologiche in riferimento alle caratteristiche psichiche, sociali e culturali. Queste differenze di genere incidono particolarmente sulla vita della donna, ma non vengono prese in considerazioni dalla medicina. La maggior parte degli studi per i trattamenti vengono svolti sugli uomini, con la presunzione che agiscono alla stessa maniera sulle donne. Molte morbosità di nuova insorgenza, inoltre, sono maggiormente presenti nei soggetti femminili piuttosto che in quelli maschili, dovute allo stile di vita che la donna si ritrova a coprire a causa delle disuguaglianze sociali.
L’immagine notoriamente attribuita ai giorni d’oggi alla donna viene definita come doppia presenza, in cui la donna non solo si vede a lavorare al pari di un uomo, ma deve anche prendersi cura della famiglia all’interno di una società che non supporta tale immagine. Questa doppia presenza porta la donna a non avere tempo da dedicare alla cura personale e al proprio benessere bio-psico-sociale e viene meno la possibilità di potersi realizzare e soddisfare i propri bisogni.
Correlato allo stato di benessere bio-psico-sociale della donna, un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute è quello dell’alimentazione. Questo perché, ad influenzare il modo in cui una persona si sente più o meno soddisfatta del proprio pasto entrano in gioco diversi fattori di tipo psicologico, come ad esempio il livello di stress, fattori emotivi e umore. Le differenze biologiche però, fanno si che in base al genere l’uomo e la donna assimilino i nutrienti costituenti del cibo in maniera diversa, andando a scatenare reazioni differenti. La donna, infatti, tenderà più facilmente ad aumentare di peso e più difficilmente, a parità di programma, ne vedrà una riduzione rapida. Questo a livello psicologico va ad innescare tutta una serie di problematiche relative a come la donna si vede e a come pensa di dover essere per poter essere accettata dalla società.
Con i mass media ormai all’interno delle nostre vite, le icone che siamo abituati a vedere vengono presi come punti di riferimento. Bisogna essere come loro per esser qualcuno. Questo si tratta di un fenomeno che si evidenzia più nelle donne che negli uomini. Si pensa che con un certo aspetto fisico, si possa trovare lavoro più facilmente rispetto ad avere una certa intelligenza, si vive in un mondo in cui l’apparenza è tutto ed è così che i disturbi del comportamento alimentare diventano una pandemia silente anche tra le giovanissime.
Da una ricerca incrociata tra l’analisi dei dati ISTAT e la somministrazione di un questionario ad un pubblico eterogeneo, si sono evidenziate queste differenze di genere che incidono fortemente in maniera negativa sulla vita delle donne, in un mondo in cui l’invisibilità del prossimo si sta diffondendo sempre di più, rischiando così di perdere l’importanza di noi stessi e dei nostri diritti.
Pertanto, è necessaria una revisione della società. È importante aiutare le donne a poter svolgere sia il loro ruolo sociale che quello familiare, consentendole di essere lavoratrici e madri in salute. È necessario rivedere i sistemi Welfare e lavorare sulla prevenzione della figura della donna, applicare la medicina narrativa all’interno del contesto di genere per poter valutare la donna come donna, e non come uomo. È necessario istituire campagne di sensibilizzazione, proteggere le giovani donne che si stanno affacciando in un mondo fittizio che vuol far pensare che l’apparenza è tutto, e sostenere quelle in difficoltà discriminatorie.

“The most important thing in medicine? It is not so much the disease the patient is suffering from as the person suffering from that disease ”.
This then led us to introduce the concept of narrative medicine, a medicine in which there is a humanization by the health institution and in which the patient feels taken into consideration and followed during medical practice.
The narrative therefore allows us to identify all those nuances that make the patient unique, using a multidisciplinary approach capable of highlighting all the facets from which the state of illness can derive. It is therefore thanks to narrative medicine that we can speak of personalized care for the patient.
From the concept of narrative medicine, we expand to the concept of gender medicine, where this observation and personalization underlines the differences that exist when it comes to female morbidity and male morbidity.
The disease, in fact, cannot be defined as unisexual because there are profound differences between males and females, determined by biological and socio-cultural characteristics that distinguish the two sexes with distinct states of health, diseases and therapeutic responses.
The state of health is influenced by what are defined as social determinants, that is, all those aspects that characterize the life of the subject. It is therefore on these social determinants that narrative medicine must investigate in order to understand and identify the patient as a whole.
Among these social determinants, a particularly incisive role is that of gender, which defines the social differences of biological constitutions with reference to psychic, social and cultural characteristics. Furthermore, many new-onset morbidities are more present in female subjects than in males, due to the lifestyle that women find themselves covering due to social inequalities.
The image attributed to women is that of dual presence, in which the woman not only sees herself working like a man, but must also take care of the family within a society that does not support this image. This double presence negatively affects the state of health of the woman, also affecting the eating habits influenced by various psychological factors, such as the level of stress, emotional factors and mood. However, biological differences mean that, based on gender, men and women assimilate the constituent nutrients of food in different ways, triggering different reactions. The mass media are also influencing the lives of women, increasingly in search of a perfect body, but with an increase in the onset of eating disorders.
From a cross-research between the analysis of ISTAT data and the administration of a questionnaire to a heterogeneous audience, the correlation between lifestyles, nutrition and health was confirmed. It is important to help women to be able to play both their social and family roles, enabling them to be healthy workers and mothers. It is necessary to review the welfare systems and work on preventing the figure of women, applying narrative medicine within the context of gender in order to be able to evaluate women as a woman, and not as a man. It is necessary to set up awareness campaigns, to protect young women who are entering a fictitious world that makes us think that appearance is everything, and to support those in discriminatory difficulties.

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