Tesi etd-05262014-203845 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
AMATO, AMEDEO
URN
etd-05262014-203845
Titolo
I Decreti Gullo in Sicilia: applicazione e ripercussioni socio-politiche.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA'
Relatori
relatore Prof. Polsi, Alessandro
Parole chiave
- cooperazione agricola
- Decreti Gullo
Data inizio appello
30/06/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo lavoro di ricerca verte sui Decreti Gullo e le loro ripercussioni sulla popolazione siciliana.
La Sicilia del secondo dopoguerra è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Il compito dei legislatori fu di disinnescarla.
Tutta la legislazione agraria di questo periodo fu basata, infatti, sul tentativo di pacificazione delle campagne. Così i decreti Gullo furono concepiti come atti d’emergenza, non propedeutici alla riforma agraria e senza la pretesa di costruzione di un mondo rurale, privo di quei rapporti angarici caratterizzanti le società rurali del mezzogiorno.
L’invito alla cooperazione posto dal nuovo governo fu una grossa presa in giro nei confronti dei lavoratori della terra. Gli affitti delle terre fissati a quattro anni, erano insufficienti per qualsiasi miglioria, le concessioni furono lente e macchinose e le terre scorporate erano, naturalmente, le meno produttive. In questo modo era arduo poter metter su un’azienda agricola che potesse avere un qualsivoglia futuro.
Quella della cooperazione agricola risulta essere solamente l’ennesimo tentativo di estraniare le masse contadine dal dibattito politico. I contadini, esasperati, trovarono però, nell’aggregazione, un punto di forza su cui basare la ricostruzione dello stato. Le masse rurali del Meridione d’Italia al contempo, dovettero lottare per la distruzione di una società ancora semifeudale, governata da proprietari e gabelloti.
Si cercò di impostare una riforma agraria incentrata sulla piccola proprietà, impostata sull’attacco nei confronti delle cooperative, che poggiava le sue ragioni sulla fobia dell’avanzamento comunista nelle campagne siciliane. Il movimento cooperativo era visto come una roccaforte socialcomunista da distruggere per il bene della nazione, trascurando le centinaia di cooperative agricole bianche o di qualsiasi altro colore o ispirazione politica, che insieme a tutte le altre, formarono quella base da cui poteva partire lo svecchiamento delle campagne meridionali impostando così le premesse per uno sviluppo socio-morale del mondo contadino, in sintonia con le regole di mercato che, con la fine della guerra e con gli accordi di Yalta, vennero ad imporsi.
La Sicilia del secondo dopoguerra è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Il compito dei legislatori fu di disinnescarla.
Tutta la legislazione agraria di questo periodo fu basata, infatti, sul tentativo di pacificazione delle campagne. Così i decreti Gullo furono concepiti come atti d’emergenza, non propedeutici alla riforma agraria e senza la pretesa di costruzione di un mondo rurale, privo di quei rapporti angarici caratterizzanti le società rurali del mezzogiorno.
L’invito alla cooperazione posto dal nuovo governo fu una grossa presa in giro nei confronti dei lavoratori della terra. Gli affitti delle terre fissati a quattro anni, erano insufficienti per qualsiasi miglioria, le concessioni furono lente e macchinose e le terre scorporate erano, naturalmente, le meno produttive. In questo modo era arduo poter metter su un’azienda agricola che potesse avere un qualsivoglia futuro.
Quella della cooperazione agricola risulta essere solamente l’ennesimo tentativo di estraniare le masse contadine dal dibattito politico. I contadini, esasperati, trovarono però, nell’aggregazione, un punto di forza su cui basare la ricostruzione dello stato. Le masse rurali del Meridione d’Italia al contempo, dovettero lottare per la distruzione di una società ancora semifeudale, governata da proprietari e gabelloti.
Si cercò di impostare una riforma agraria incentrata sulla piccola proprietà, impostata sull’attacco nei confronti delle cooperative, che poggiava le sue ragioni sulla fobia dell’avanzamento comunista nelle campagne siciliane. Il movimento cooperativo era visto come una roccaforte socialcomunista da distruggere per il bene della nazione, trascurando le centinaia di cooperative agricole bianche o di qualsiasi altro colore o ispirazione politica, che insieme a tutte le altre, formarono quella base da cui poteva partire lo svecchiamento delle campagne meridionali impostando così le premesse per uno sviluppo socio-morale del mondo contadino, in sintonia con le regole di mercato che, con la fine della guerra e con gli accordi di Yalta, vennero ad imporsi.
File
Nome file | Dimensione |
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Amato_bi...atesi.pdf | 209.79 Kb |
Amato_indicetesi.pdf | 178.35 Kb |
Cap.VII_...cilia.pdf | 183.48 Kb |
Cap._III...omica.pdf | 145.48 Kb |
Cap._II_...adine.pdf | 84.47 Kb |
Cap._IV_...uerra.pdf | 136.05 Kb |
Cap._I_i...afica.pdf | 119.61 Kb |
cap._VI_...Gullo.pdf | 192.28 Kb |
Cap._V_C...ranza.pdf | 281.41 Kb |
conclusioni.pdf | 86.95 Kb |
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