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Alla fine del 2019 nella città di Wuhan in Cina è emerso un nuovo Coronavirus designato come SARS-CoV-2 in grado di causare una malattia nota come COVID-19 caratterizzata da una insolita polmonite interstiziale con possibile progressione verso il danno d’organo generalizzato. Precedentemente, nel 2002 e nel 2012, sono emersi altri due coronavirus altamente patogeni per l’essere umano, rispettivamente il SARS-CoV-1 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 1) e la MERS-CoV (Middle East Respiratory Syndrome). Ad oggi il SARS-CoV-2 a causa della sua elevata trasmissibilità si è diffuso rapidamente in tutto il mondo superando la SARS e la MERS sia in termini di numero di persone infettate sia di estensione delle aree epidemiche, tanto che il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato l’epidemia COVID-19 come una emergenza per la salute pubblica di interesse internazionale e l’11 marzo 2020 la medesima organizzazione ha dichiarato lo stato di pandemia.
Date le criticità della COVID-19 questa tesi ha come fine l’identificazione dei fattori di rischio di mortalità durante la prima ondata della pandemia con lo scopo di poter ridurre il numero dei pazienti che vanno incontro a prognosi infausta. Lo studio è stato effettuato reclutando i pazienti ricoverati presso la Terapia Intensiva Interdipartimentale dell’AOUP a cui è stato diagnosticato un quadro di polmonite da COVID-19 confermato con test molecolare. Dalle cartelle cliniche di questi pazienti abbiamo selezionato parametri clinico-laboratoristici e anamnestici in base a dati già presenti in letteratura allo scopo di identificare i pazienti a maggior rischio di exitus. Sono state condotte tre differenti analisi, di cui un’analisi descrittiva e due analisi statistiche mediante applicazione di modelli di Statistical Learning supervisionati (Random Forest e LASSO).