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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05232017-131008


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
RUSSO, ROBERTA
URN
etd-05232017-131008
Titolo
Problemi irrisolti: gli Hotspot e i Centri di Permanenza per il Rimpatrio
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Di Martino, Alberto
Parole chiave
  • Hotspot
  • Centri di permanenza per il rimpatrio
  • trattenimento dei migranti
Data inizio appello
12/06/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
La libertà di movimento o di circolazione fu uno dei primi «diritti naturali» concepito alle origini della civiltà giuridica moderna. Kant nel suo «articolo terzo per la pace perpetua» prende in esame il problema della mobilità degli individui identificando il «diritto ad immigrare» come principio di ospitalità. Egli infatti scrisse «non si stratta di filantropia ma di diritto, e quindi ospitalità significa il diritto di uno straniero che arriva sul territorio di un altro Stato di non essere da questo trattato ostilmente».

Prima che Kant ne facesse una posizione assiologica di principio, lo ius migrandi fu considerato sul piano teorico come «diritto naturale» già all’inizio della civiltà giuridica moderna, ma sul piano pratico servì a giustificare la strategia coloniale spagnola del Nuovo Mondo.

La concezione moderna dello ius migrandi è contenuta nell’articolo 13, 2 comma della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 che ne sancisce il principio: «ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese». Muovendo da queste premesse si può cercare di considerare il fenomeno migratorio dei nostri giorni come banco di prova per gli ordinamenti democratici, propugnatori dell’uguaglianza dei diritti, verificando la rispondenza della sua gestione ai principi fondamentali. Scopriamo, in realtà, che il paradosso è dietro l’angolo in quanto, se da una parte viene dichiarata universalmente la libertà di movimento di qualunque individuo, dall’altra non ne viene garantita l’applicazione perché limitata dalle stesse legislazioni occidentali che vietano l’ingresso nei propri paesi. Il migrante in sostanza viene a trovarsi in una posizione di sospensione che si verifica ogni volta in cui, sebbene gli sia riconosciuto come un diritto di natura, universalmente valido, oltrepassi le frontiere ma si ritrovi trattenuto sine lege e sine die. Le moderne carte universali e le nostre stesse costituzioni all’atto pratico operano una perfetta mistificazione dei principi ivi contenuti; «l’odierna uguaglianza dei diritti», afferma Luigi Ferrajoli , «sta diventando, sul terreno giuridico delle legislazioni nazionali e non solo su quello materiale delle condizioni di vita, l’età della massima disuguaglianza». La filosofia moderna - aveva preannunciato l’arrivo del tramonto dello stato nazionale e dei diritti umani già con i rifugiati e gli apolidi generati dai due conflitti mondiali, teorizzando il principio della «nudità della vita» di coloro che, trovandosi privi di uno status civitatis, perdono il «diritto ad avere diritti».

Quest’ultima analisi può essere riadattata alla situazione dei rifugiati dei conflitti odierni i quali sono costretti a lasciare il proprio paese e varcare le frontiere europee in maniera irregolare. L’immigrazione irregolare, non in quanto dato obiettivo ma – si noti - come costruzione politica ha spinto i governi nazionali ed internazionali ad agire secondo una doppia equazione: da una parte l’immigrazione rappresenta un problema di ordine pubblico (con ciò che evidentemente consegue sul piano normativo); dall’altra l’immigrazione irregolare è assunta a paradigma di criminalità.

Al proibizionismo scaturente dalla disciplina di ingressi e soggiorno dei migranti corrisponde un’impennata delle misure di confinamento, al punto che «i princìpi e gli scopi dell’ordinamento penale vengono piegati, asserviti all’attività amministrativa preordinata all’allontanamento del nemico della società, lo straniero» . Il diritto penale, costruito come archetipo alla base di uno stato di diritto con lo scopo di limitare la legge del più forte, cede dalle fondamenta quando si tratta della libertà personale del migrante.

E’ in questo quadro che si inserisce il presente elaborato, con l’obiettivo di analizzare gli attuali sviluppi delle politiche dell’immigrazione adottate come rimedio agli ingenti flussi migratori che tutt’ora coinvolgono l’area del bacino del mediterraneo; in particolar modo, nel tentativo di ripercorrere le tappe che lo straniero svolge appena approdato sul territorio nazionale - a partire dalle modalità in cui vengono svolte le operazioni di identificazione fino al tempo che trascorre nei luoghi di sbarco -, si constatano una serie di violazioni che originano principalmente, come si vedrà, dalla mancanza di una legge certa e chiara.

La lacuna normativa e la difficoltà di accesso alle aree di sbarco hanno comportato considerevoli problemi sul piano della reperibilità delle informazioni, in parte appianati dai dati e dalle fonti documentali provenienti da rapporti istituzionali o da parte di Ong. Nei mesi che hanno preceduto la stesura del presente lavoro è stata condotta un'indagine sul campo attraverso sopralluoghi in alcuni dei siti di interesse, svolgendo colloqui con soggetti variamente deputati alla gestione degli Hotspot di Lampedusa e Trapani . Pur non avendo potuto condurre una ricerca pienamente compiuta a causa delle difficoltà di accesso alle informazioni incontrate sul territorio - motivo per cui si è ritenuto opportuno non riportarne il contenuto, per così dire, empirico - le indagini condotte hanno certamente contribuito a fondare il convincimento di base su cui si è costruito l'impianto ermeneutico che segue.

Da ultimo, si rileva come le politiche migratorie siano un fenomeno che non può essere guardato soltanto da una prospettiva del singolo Stato: al contrario, in ragione - ormai da tempo e sempre più considerevolmente - di una condivisione dei valori e delle responsabilità a livello europeo, avanza la consapevolezza di dover affrontare il problema estendendo il campo dell’analisi a più ampio raggio.
Per questa ragione nelle pagine che seguono si darà ampio spazio all’analisi delle decisioni europee, ed i riflessi che queste hanno avuto nel passato recente sul nostro sistema migratorio a cominciare dalla gestione condivisa delle frontiere all’aumento del numero dei centri di detenzione per stranieri in attesa di essere espulsi.







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