Tesi etd-05232017-124844 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BIANCHI, MARTA
URN
etd-05232017-124844
Titolo
Le pratiche commerciali sleali nell'era digitale: tra diritto dei consumatori e tutela della concorrenza.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Marinai, Simone
Parole chiave
- diritto dei consumatori
- diritto dell'Unione Europea
- diritto internazionale privato e processuale
- Internet
- pratiche commerciali sleali
- tutela concorrenza
Data inizio appello
12/06/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’avvento di Internet ha rappresentato una rivoluzione epocale per la società contemporanea, influenzando in modo significativo la vita quotidiana di ognuno di noi, divenendo teatro di cambiamenti nel tessuto sociale, economico e, ai nostri fini, naturalmente, giuridico.
Obiettivo del presente lavoro è quello di esaminare fattispecie commerciali sleali nuove, o meno nuove ma tutt’oggi di controversa configurazione, legate alla realtà digitale, nell’ottica altresì di individuare la disciplina giuridica che meglio ad esse si può conformare.
La Rete solleva questioni giuridiche inedite che, talvolta, necessitano di strumenti di regolazione plasmati ad hoc, mentre, in altri casi, possono trovare una potenziale soluzione attraverso l’applicazione delle tradizionali regole rivisitate, oppure mediante la rivisitazione delle regole tradizionali.
L’utilizzo della Rete quale strumento di interazione tra consumatore e professionista ridisegna, difatti, il tradizionale itinerario che conduce alla formazione delle scelte di acquisto lasciando emergere nuove e peculiari esigenze di protezione. In quest’ottica non possiamo prescindere dall’analizzare e dal tentare di inquadrare sotto il profilo giuridico tutte le nuove tecniche di condizionamento delle scelte di consumo che, compiute online, non si prestano ad essere disciplinate da norme che hanno un ambito di applicazione meramente territoriale.
Alla luce delle caratteristiche di Internet quali, la globalità, la immaterialità e la delocalizzazione, risulta evidente l’impossibilità di leggere, e quindi di affrontare, le peculiari problematiche che lo connotano con i soli “occhiali” dello ius territoriale. Non potendosi tuttavia considerare zona franca, la soluzione che meglio si attaglia al particolare settore è l’ambito del diritto comunitario ed internazionale.
In questa direzione si procederà dunque in primis ad analizzare la normativa dell’Unione europea in materia di pratiche commerciali sleali, la quale è mirata a tutelare il consumatore a fronte di comportamenti subdolamente manipolatori che alterano la sua capacità di autodeterminazione, imponendogli così l’accettazione acritica di una scelta commerciale precostituita, che non avrebbe altrimenti posto in essere o che avrebbe compiuti a condizioni diverse.
Nell’ambito della Strategia sul Mercato Unico Digitale la Commissione Europea ha pubblicato i nuovi orientamenti in materia, sull’onda dei sempre più numerosi interventi della giurisprudenza della Corte di giustizia e degli organi giurisdizionali nazionali, relativi all’applicazione della direttiva 2005/29/CE, che confermano l’attualità del suo portato normativo a dodici anni dalla sua emanazione. Difatti, alla luce della sua duttilità interpretativa e il suo ampio ambito di applicazione, la direttiva risulta essere potenzialmente atta a prevenire ex ante e a reprimere ex post l’insorgenza di tutte quelle nuove subdole strategie imprenditoriali, offline ed online, perfezionate al fine di coartare la libera volontà del consumatore. Il corpus normativo della direttiva si rivela dunque la base giuridica essenziale per garantire e promuovere l’equità e la lealtà nella nuova realtà digitale e, in particolare, nel commercio elettronico. Emerge infatti con tutta evidenza come, nella ragnatela di Internet, si renda indispensabile garantire il rispetto dei valori meritevoli di protezione quali la correttezza, la diligenza professionale e la trasparenza, nelle relazioni commerciali tra professionisti e consumatori.
L’imposizione di tali obblighi in capo al professionista, mira a rafforzare la fiducia del consumatore, creando così un indubbio beneficio per l’intero mercato, in quanto, secondo la teoria classica dei mercati efficienti, il consumatore informato e consapevole allocando efficacemente le sue risorse economiche favorisce la concorrenza. Risulta dunque evidente come il percorso normativo compiuto dalla tutela della weaker party prospetti altresì un ontologico profilo di incentivo alla dinamica concorrenziale, in una sintesi che si affida al fair trading. In quest’ottica la tutela avverso le pratiche commerciali sleali costituisce il luogo di sintesi possibile tra la tutela del mercato e la tutela del consumatore.
Con la straordinaria diffusione di Internet e la realizzazione delle c.d. “superstrade dell’informazione”, una nuova sfida si è aperta per gli operatori del diritto: tentare di risolvere i problemi giuridici derivanti da codesta rivoluzione tecnologia con gli strumenti normativi predisposti e pensati per una realtà diversa e superata, in attesa, eventualmente, di interventi correttivi ed innovativi ad opera del legislatore.
Obiettivo del presente lavoro è quello di esaminare fattispecie commerciali sleali nuove, o meno nuove ma tutt’oggi di controversa configurazione, legate alla realtà digitale, nell’ottica altresì di individuare la disciplina giuridica che meglio ad esse si può conformare.
La Rete solleva questioni giuridiche inedite che, talvolta, necessitano di strumenti di regolazione plasmati ad hoc, mentre, in altri casi, possono trovare una potenziale soluzione attraverso l’applicazione delle tradizionali regole rivisitate, oppure mediante la rivisitazione delle regole tradizionali.
L’utilizzo della Rete quale strumento di interazione tra consumatore e professionista ridisegna, difatti, il tradizionale itinerario che conduce alla formazione delle scelte di acquisto lasciando emergere nuove e peculiari esigenze di protezione. In quest’ottica non possiamo prescindere dall’analizzare e dal tentare di inquadrare sotto il profilo giuridico tutte le nuove tecniche di condizionamento delle scelte di consumo che, compiute online, non si prestano ad essere disciplinate da norme che hanno un ambito di applicazione meramente territoriale.
Alla luce delle caratteristiche di Internet quali, la globalità, la immaterialità e la delocalizzazione, risulta evidente l’impossibilità di leggere, e quindi di affrontare, le peculiari problematiche che lo connotano con i soli “occhiali” dello ius territoriale. Non potendosi tuttavia considerare zona franca, la soluzione che meglio si attaglia al particolare settore è l’ambito del diritto comunitario ed internazionale.
In questa direzione si procederà dunque in primis ad analizzare la normativa dell’Unione europea in materia di pratiche commerciali sleali, la quale è mirata a tutelare il consumatore a fronte di comportamenti subdolamente manipolatori che alterano la sua capacità di autodeterminazione, imponendogli così l’accettazione acritica di una scelta commerciale precostituita, che non avrebbe altrimenti posto in essere o che avrebbe compiuti a condizioni diverse.
Nell’ambito della Strategia sul Mercato Unico Digitale la Commissione Europea ha pubblicato i nuovi orientamenti in materia, sull’onda dei sempre più numerosi interventi della giurisprudenza della Corte di giustizia e degli organi giurisdizionali nazionali, relativi all’applicazione della direttiva 2005/29/CE, che confermano l’attualità del suo portato normativo a dodici anni dalla sua emanazione. Difatti, alla luce della sua duttilità interpretativa e il suo ampio ambito di applicazione, la direttiva risulta essere potenzialmente atta a prevenire ex ante e a reprimere ex post l’insorgenza di tutte quelle nuove subdole strategie imprenditoriali, offline ed online, perfezionate al fine di coartare la libera volontà del consumatore. Il corpus normativo della direttiva si rivela dunque la base giuridica essenziale per garantire e promuovere l’equità e la lealtà nella nuova realtà digitale e, in particolare, nel commercio elettronico. Emerge infatti con tutta evidenza come, nella ragnatela di Internet, si renda indispensabile garantire il rispetto dei valori meritevoli di protezione quali la correttezza, la diligenza professionale e la trasparenza, nelle relazioni commerciali tra professionisti e consumatori.
L’imposizione di tali obblighi in capo al professionista, mira a rafforzare la fiducia del consumatore, creando così un indubbio beneficio per l’intero mercato, in quanto, secondo la teoria classica dei mercati efficienti, il consumatore informato e consapevole allocando efficacemente le sue risorse economiche favorisce la concorrenza. Risulta dunque evidente come il percorso normativo compiuto dalla tutela della weaker party prospetti altresì un ontologico profilo di incentivo alla dinamica concorrenziale, in una sintesi che si affida al fair trading. In quest’ottica la tutela avverso le pratiche commerciali sleali costituisce il luogo di sintesi possibile tra la tutela del mercato e la tutela del consumatore.
Con la straordinaria diffusione di Internet e la realizzazione delle c.d. “superstrade dell’informazione”, una nuova sfida si è aperta per gli operatori del diritto: tentare di risolvere i problemi giuridici derivanti da codesta rivoluzione tecnologia con gli strumenti normativi predisposti e pensati per una realtà diversa e superata, in attesa, eventualmente, di interventi correttivi ed innovativi ad opera del legislatore.
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