Tesi etd-05212015-205024 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
ARDOINO, DIEGO
URN
etd-05212015-205024
Titolo
Testi prussiani minori: filologia e linguistica
Settore scientifico disciplinare
L-LIN/01
Corso di studi
DISCIPLINE UMANISTICHE
Relatori
tutor Prof. Dini, Pietro Umberto
tutor Prof. Gelumbeckaite, Jolanta
tutor Prof. Fanciullo, Franco
tutor Prof. Gelumbeckaite, Jolanta
tutor Prof. Fanciullo, Franco
Parole chiave
- Antico prussiano
- filologia baltica
- glottologia
- lettone
- lingue baltiche
- linguistica storica
- lituano
- prussiano
Data inizio appello
02/06/2015
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/06/2055
Riassunto
La tesi si articola in quattro capitoli: 1) il corpus linguistico; 2) le caratteristiche del prussiano; 3) note di filologia prussiana; 4) analisi filologica e linguistica di due microtesti.
Il primo capitolo «il corpus linguistico» si apre con una definizione preliminare della lingua prussiana alla quale segue una classificazione intuitiva del corpus e la descrizione analitica di tutti i monumenti linguistici. Si descrivono quindi le edizioni moderne del dossier prussiano, evidenziando come, in genere, esse si occupino quasi esclusivamente dei Catechismi, del Vocabolario di Elbing e, più raramente, del vocabolario di Grunau, ignorando o solo menzionando l'esistenza di altre attestazioni. Si propone quindi una nuova classificazione delle testimonianze linguistiche prussiane, che prevede l'individuazione della categoria «monumenti linguistici minori» accanto a quella «monumenti maggiori». Si descrivono le ragioni per cui è opportuna questa distinzione e alcune delle caratteristiche che renderebbero i monumenti linguistici minori molto importanti per lo studio del prussiano. Viene quindi affrontato il problema della denominazione delle testimonianze prussiane superstiti, cioè del rapporto tra "designante" e "designato", particolarmente importante in ambito prutenistico.
Il secondo capitolo «Le caratteristiche del prussiano» discute l'applicabilità delle etichette Kleinkorpussprache, Restsprache e Trümmersprache al prussiano. In seguito, dopo aver tracciato un parallelo tra la situazione politica e linguistica della Prussia e del Granducato di Lituania, si tratta delle ipotesi Sprachbund e pidgin, quindi, dopo aver proposto di leggere la lingua dei catechismi nei termini di un broken language, si affronta il problema dell'esistenza di dialetti nel prussiano e del rapporto tra il prussiano e le cosiddette «lingue baltiche minori».
Il terzo capitolo «note di filologia prussiana» inizia con alcune considerazioni circa le fonti storiche, la storia e le genti della Prussia. Dopo aver descritto il periodo in cui si sviluppò l'interesse «scientifico» per il prussiano e le ragioni anche ideologiche legate allo sviluppo della prutenistica sia in Germania sia in Lituania, si discutono le difficoltà che comportano i concetti di «originale» e «errore». Si procede quindi con il confronto tra l'approccio allo studio del prussiano di tipo «tradizionale» (vale a dire genealogico-comparativo) e quello «filologico integrato» che propone chi scrive.
Il quarto capitolo analizza nel dettaglio i due microtesti più significativi: il proverbio in Thurneysser e la Traccia di Basilea, entrambi appartenenti alla categoria dei monumenti linguistici minori. Viene proposta un'interpretazione del proverbio che tende a considerarlo non in lingua prussiana ma in lingua lituana e quindi si passa allo studio codicologico, paleografico, filologico e linguistico della Traccia di Basilea. Sulla base della considerazione dei rapporti tra il microtesto e la pagina nella quale è contenuto, si dimostra come la Traccia sia più recente rispetto alla data in genere attribuitale e si mette in dubbio la sua provenienza praghese.
Il primo capitolo «il corpus linguistico» si apre con una definizione preliminare della lingua prussiana alla quale segue una classificazione intuitiva del corpus e la descrizione analitica di tutti i monumenti linguistici. Si descrivono quindi le edizioni moderne del dossier prussiano, evidenziando come, in genere, esse si occupino quasi esclusivamente dei Catechismi, del Vocabolario di Elbing e, più raramente, del vocabolario di Grunau, ignorando o solo menzionando l'esistenza di altre attestazioni. Si propone quindi una nuova classificazione delle testimonianze linguistiche prussiane, che prevede l'individuazione della categoria «monumenti linguistici minori» accanto a quella «monumenti maggiori». Si descrivono le ragioni per cui è opportuna questa distinzione e alcune delle caratteristiche che renderebbero i monumenti linguistici minori molto importanti per lo studio del prussiano. Viene quindi affrontato il problema della denominazione delle testimonianze prussiane superstiti, cioè del rapporto tra "designante" e "designato", particolarmente importante in ambito prutenistico.
Il secondo capitolo «Le caratteristiche del prussiano» discute l'applicabilità delle etichette Kleinkorpussprache, Restsprache e Trümmersprache al prussiano. In seguito, dopo aver tracciato un parallelo tra la situazione politica e linguistica della Prussia e del Granducato di Lituania, si tratta delle ipotesi Sprachbund e pidgin, quindi, dopo aver proposto di leggere la lingua dei catechismi nei termini di un broken language, si affronta il problema dell'esistenza di dialetti nel prussiano e del rapporto tra il prussiano e le cosiddette «lingue baltiche minori».
Il terzo capitolo «note di filologia prussiana» inizia con alcune considerazioni circa le fonti storiche, la storia e le genti della Prussia. Dopo aver descritto il periodo in cui si sviluppò l'interesse «scientifico» per il prussiano e le ragioni anche ideologiche legate allo sviluppo della prutenistica sia in Germania sia in Lituania, si discutono le difficoltà che comportano i concetti di «originale» e «errore». Si procede quindi con il confronto tra l'approccio allo studio del prussiano di tipo «tradizionale» (vale a dire genealogico-comparativo) e quello «filologico integrato» che propone chi scrive.
Il quarto capitolo analizza nel dettaglio i due microtesti più significativi: il proverbio in Thurneysser e la Traccia di Basilea, entrambi appartenenti alla categoria dei monumenti linguistici minori. Viene proposta un'interpretazione del proverbio che tende a considerarlo non in lingua prussiana ma in lingua lituana e quindi si passa allo studio codicologico, paleografico, filologico e linguistico della Traccia di Basilea. Sulla base della considerazione dei rapporti tra il microtesto e la pagina nella quale è contenuto, si dimostra come la Traccia sia più recente rispetto alla data in genere attribuitale e si mette in dubbio la sua provenienza praghese.
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