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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05202020-122749


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PALLINI, LORENZO
URN
etd-05202020-122749
Titolo
I Non performing loans: analisi delle cartolarizzazioni con garanzia statale sulle banche italiane
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Vannucci, Emanuele
Parole chiave
  • Npl
  • rischio di credito
  • ifrs 9
Data inizio appello
08/06/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/06/2090
Riassunto
L’obiettivo del lavoro svolto è quello di analizzare la problematica degli Npl in accordo con gli strumenti che le banche hanno a disposizione per ridurli. Nel primo capitolo viene trattato il rischio di credito ed in particolare viene descritta inizialmente la nozione generale di rischio in tutti gli ambiti che può manifestarsi per poi definire i rischi circoscritti alle attività finanziarie ossia rischio di credito, rischio di mercato, rischio di liquidità, rischio di cambio e rischio di paese.
Il primo capitolo ha il ruolo di definire il rischio di credito, di spiegare le componenti del rischio di credito ed in particolare della perdita attesa (PD,LGD,EAD,M),e di evidenziare quelle che sono le varie tipologie suddivise in rischio di insolvenza, rischio di esposizione, rischio di migrazione, rischio di recupero, rischio di concentrazione ed infine rischio paese.
L’ultima parte del primo capitolo si concentra sulla regolamentazione del rischio di credito inizialmente attraverso l’accordo del 1988 definito Basilea 1 in cui vigeva un risk asset ratio dell’8% ottenuto dal rapporto tra Patrimonio di Vigilanza (PV) con la sommatoria dell’attivo, ponderato ciascuno per il rispettivo rischio di credito, successivamente è stato introdotto Basilea 2 ed in particolare i due approcci che potevano utilizzare le banche in merito al calcolo del rischio di credito ed in particolare l’approccio standardizzato e l’approccio basato sui rating interni (IRB).
Il secondo capitolo verte sul tema dei non performing loans (crediti deteriorati delle banche), ossia dei prestiti la cui riscossione è considerata a rischio sotto di versi profili, dal punto di vista della scadenza e per l’ammontare delle esposizioni di capitale.
Tali crediti sono in contrapposizione con i crediti in bonis, ossia posizioni creditorie che la banca vanta nei confronti di clienti solvibili e in grado di far ricorso al rimborso del credito secondo le modalità prestabilite.
Il termine NPL presenta una classe decisamente ampia di attività, in cui i crediti deteriorati si suddividono in tre sottoclassi in base al grado di deterioramento del credito, ed in particolare ritroviamo le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate, l’inadempienze probabili (Unlikely to pay) e le sofferenze.
Successivamente sono riportate le cause e i fattori generanti l’accumulazione di tali crediti, contestualizzando la problematica successiva alla crisi dei mutui subprime del 2007 e proseguita con la crisi dei debiti sovrani dei paesi europei nel 2010, mettendo poi in mostra l’andamento dei crediti deteriorati dei vari paesi ed il loro andamento negli anni evidenziando un indice significativo quale l’NPL ratio (rapporto tra crediti deteriorati e totale degli impieghi verso la clientela) in cui possiamo notare un elevato dislivello tra i paesi, con la Grecia, il Cipro e l’Italia con un elevato NPL ratio al cospetto di paesi come la Germania e Regno Unito, segno di una differente gestione delle sofferenze nei bilanci.
Gran parte del secondo capitolo è incentrato sulla valutazione dei principi contabili internazionali, ed in particolare l’IFRS 9 che ha sostituito dal 1° gennaio 2018 lo IAS 39 in tema di classificazione e valutazione delle attività e passività finanziarie nei diversi portafogli contabili, introducendo un nuovo modello di calcolo per il processo di impairment basatosi sulla rilevazione delle perdite attese (expected loss) piuttosto che sul modello incurred loss vigente con il principio contabile internazionale IAS 39, per cui la rilevazione delle perdite avveniva solo nel momento in cui l’evento si era già manifestato. Tema centrale di questo capitolo è sicuramente rappresentato dalle modalità di gestione degli Npl che le banche possono adottare per ridurre la quantità di crediti deteriorati in portafoglio e riportare in bonis le posizioni deteriorate. A tal proposito le banche possono utilizzare due tipi di strategia, e in particolare le strategie “on balance” in cui si suddividono le strategie che fanno leva sul mantenimento in bilancio dei crediti deteriorati, adottando una gestione prettamente interna; o l’utilizzo dell’outsourcing degli NPL a una società di servicing. Alle suddette strategie si contrappongono le strategie definite “off balance”, in cui si possono scegliere strategie di cessione definitiva del credito sul mercato primario degli NPLs, tra originator del NPLs e il cessionario o operazioni di cartolarizzazione dei crediti.
Nell’ultimo capitolo vengono messe in risalto le linee guida della BCE per le banche sui crediti deteriorati pubblicate il 20 marzo 2017, e si propongono di sviluppare in maniera organica ed omogenea in merito all’individuazione, misurazione, gestione e cancellazione degli NPL.
Nella seconda parte del capitolo vengono introdotte le linee guida adottate dalla Banca d’Italia rivolto alle banche Less Significant riprendendo ciò che è stato delineato dalla BCE evidenziandone alcune modifiche.
L’ultima parte del lavoro si concentra su una mia analisi relativa a un campione di 9 banche che hanno adottato come strategia di risoluzione degli NPLs la garanzia cartolarizzazione sofferenze (GACS). Il lavoro svolto ha l’obiettivo di valutare l’efficacia e l’efficienza di queste operazioni in relazione ai vari KPI (key performance indicators) quali il texas ratio, l’npl ratio, gli indici di redditività e di patrimonalizzazione.
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