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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05202019-101945


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CAPPAI, LUCILLA
URN
etd-05202019-101945
Titolo
Il rischio di liquidità in banca
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof.ssa Ferretti, Paola
Parole chiave
  • Basilea III
  • attività bancaria
  • rischio di liquidità
  • intermediari bancari
  • autorità di vigilanza
  • attività di vigilanza
Data inizio appello
10/06/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il rischio di liquidità è intrinseco nell’attività bancaria. Esso è stato a lungo sottovalutato sia dalle banche che dalle autorità di vigilanza. Questo rischio ha portato i regolatori e gli intermediari, a seguito della crisi internazionale del 2007, a pianificare, fissare, applicare e rispettare, una serie di nuovi strumenti e vincoli volti alla sua prevenzione, gestione e mitigazione.
L’eccessiva fiducia nella liquidità disponibile nell’intero sistema finanziario ha contribuito inevitabilmente alla mancata considerazione del rischio di liquidità in termini di gestione, monitoraggio e controllo.
L’elaborato descrive il rischio di liquidità nelle sue diverse forme, andando poi a delineare i nuovi aspetti di vigilanza e le implicazioni operative relative al rischio di liquidità negli intermediari bancari a seguito delle problematiche nate durante la crisi del 2007.
Nello specifico il primo capitolo sviluppa il tema del rischio di liquidità con un’analisi della letteratura e successivamente vengono esposti gli aspetti principali del rischio di liquidità, con particolare riferimento alla natura e all’origine dello stesso, da ricondurre all’essenza propria della funzione di intermediazione svolta dalle banche. Il rischio di liquidità viene scomposto nelle due fondamentali tipologie di manifestazione, il funding liquidity risk e il market liquidity risk, indicando per ognuna i tratti tipici e le tecniche appropriate di valutazione.
Il secondo capitolo analizza in dettaglio la situazione delineata sui mercati finanziari a partire dalla crisi del 2007, individuando le relazioni tra le cause e la gestione della liquidità. In seguito il capitolo si concentra sulla risposta di vigilanza regolamentare innovativa proposta dal Comitato di Basilea in materia di rischio di liquidità. Sono infatti specificate le novità inserite a riguardo sia nel primo pilastro sia nel secondo pilastro. Nel primo pilastro vengono delineati la definizione, la ratio e la composizione dei due nuovi indicatori di liquidità quantitativi proposti da Basilea III inerenti a due orizzonti temporali diversi: il Liquidity coverage ratio (LCR) e il Net stable funding ratio (NSFR). Entrambi vogliono ricreare a favore delle banche gli opportuni incentivi per eliminare tutte le gravi distorsioni nei loro modelli di business, responsabili dei molteplici squilibri che hanno condotto alla crisi.
Per quanto riguarda il secondo pilastro vengono illustrate le fasi fondamentali in questo ambito: il processo ILAAP svolto internamente come una sorta di autodiagnosi da parte dell’intermediario stesso riguardo alla propria adeguatezza della liquidità, ed il processo SREP messo in atto dall’Autorità di Vigilanza per controllare l’effettiva pertinenza dell’adeguatezza di liquidità dell’ente bancario.
L’applicazione e il recepimento di Basilea III hanno però suscitato dubbi e perplessità in merito all’effettiva capacità risolutiva della nuova regolamentazione rispetto alle problematiche emerse dalla crisi. Per questa ragione nel terzo capitolo, dopo aver presentato due report dell’autorità bancaria europea relativi agli attuali livelli ed effetti della nuova regolamentazione in materia di liquidità, si concentra sulle implicazioni operative generate dai due nuovi indicatori di liquidità .
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