Tesi etd-05202018-181816 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
DI SACCO, FEDERICO
Indirizzo email
federicodisacco@tiscali.it
URN
etd-05202018-181816
Titolo
Chirurgia multidisciplinare per il trattamento dei difetti complessi del pavimento pelvico nella donna
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Simoncini, Tommaso
Parole chiave
- Chirurgia multidisciplinare
- Prolasso degli organi pelvici
Data inizio appello
12/06/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/06/2088
Riassunto
Il trattamento del prolasso degli organi pelvici è prevalentemente chirurgico in stadi intermedi/avanzati ed è volto alla riparazione dei difetti del supporto del pavimento pelvico con lo scopo di ripristinare una funzione corretta degli organi pelvici ed alleviare la sintomatologia.
Il nostro studio è condotto con l’obiettivo di valutare la fattibilità e la sicurezza dei trattamenti chirurgici congiunti dei difetti complessi del pavimento pelvico nella donna e di comprendere l’efficacia delle diverse tecniche chirurgiche.
Sono stati descritti gli esiti di 40 pazienti di età compresa tra 44 e 84 anni (età media 60,85±9,92) con prolasso genitale avanzato, clinicamente sintomatico, del compartimento anteriore, apicale e posteriore. Le pazienti sono sottoposte ad un trattamento chirurgico con approccio multidisciplinare nel periodo compreso tra Marzo 2012 e Novembre 2017.
L’approccio è di tipo multidisciplinare al momento della diagnosi, durante il trattamento chirurgico e nei successivi controlli postoperatori. La valutazione preoperatoria include anamnesi personale, visita medica, esami ematochimici ed esami strumentali. La successiva valutazione ambulatoriale di controllo viene eseguita a tre, sei e dieci mesi dalla chirurgia.
Nella nostra casistica ventotto pazienti sono sottoposte ad un intervento chirurgico con approccio vaginale per la correzione del prolasso genitale e/o per il trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo. Tale intervento chirurgico è associato ad una resezione trans anale del retto o ad una emorroidectomia. Undici pazienti sono sottoposte ad un intervento con approccio addominale, di cui due con approccio laparoscopico tradizionale e nove con approccio laparoscopico robot assistito. Entrambi associati ad una resezione trans anale del retto o ad una emorroidectomia. Una paziente è stata sottoposta ad un intervento con approccio vaginale, associato ad un intervento con approccio laparoscopico robot assistito.
Gli interventi chirurgici sono caratterizzati, nell’approccio perineale, da un tempo operatorio medio di 92,96±41,5 minuti, negli interventi laparoscopici tradizionali da un tempo operatorio medio di 113±6,5 minuti e negli interventi con assistenza robotica da un tempo operatorio medio di 207,77±42,3 minuti. Il valore medio delle perdite ematiche è irrilevante (<5-10 ml) per tutte le procedure chirurgiche e la degenza media postoperatoria è di 3,04±1,14 giorni per gli interventi con approccio perineale, di 3±1 giorni per gli interventi laparoscopici e di 3,14±0.98 giorni per gli interventi robotici.
Nella nostra casistica, gli interventi combinati più frequenti comprendono l’associazione della cistopessi fasciale con la resezione trans anale sec. Delorme (n= 6; 15%) e l’associazione della sospensione laterale degli organi pelvici con la resezione trans anale sec. Delorme (n=6; 15%).
Nel nostro studio, gli eventi avversi si manifestano nel 7,5% dei casi (n=3). I motivi del cambiamento della strategia operatoria riguardano la presenza di numerose e tenaci aderenze a livello dello scavo pelvico, la presenza di un deficit coagulativo e la manifestazione di un abbondante prolasso rettale.
Nel nostro studio solo una paziente presenta una recidiva a tre mesi di follow-up. In particolare, si tratta di un prolasso rettale superiore al III grado di POP-Q. Sette pazienti hanno presentato complicanze postoperatorie che si manifestano nel 100% dei casi entro 3 mesi dall’intervento chirurgico e riguardano nell’85,7% dei casi (n=7) una tecnica colon-proctologica. In particolare, comprendono un caso di erosione della protesi dall’esito di una sospensione laterale degli organi pelvici e sette casi di substenosi rettale causati dall’esito cicatrizzale dell’intervento colon-proctologico.
Il follow-up a breve e medio termine di una parte delle pazienti (32,5%), in particolare tredici, ha evidenziato una completa risoluzione dei difetti anatomici e una soddisfacente riduzione dei sintomi causati dal prolasso.
È plausibile pensare che l’attività chirurgica multidisciplinare per il trattamento dei difetti multicompartimentali complessi del pavimento pelvico, trovi la propria massima espressione tecnica nella possibilità di interventi congiunti di operatori di differenti specialità che possono eseguire interventi allo stesso tavolo operatorio al fine di garantire la riparazione migliore, su misura e più duratura di compartimenti anatomici diversi.
Il nostro studio è condotto con l’obiettivo di valutare la fattibilità e la sicurezza dei trattamenti chirurgici congiunti dei difetti complessi del pavimento pelvico nella donna e di comprendere l’efficacia delle diverse tecniche chirurgiche.
Sono stati descritti gli esiti di 40 pazienti di età compresa tra 44 e 84 anni (età media 60,85±9,92) con prolasso genitale avanzato, clinicamente sintomatico, del compartimento anteriore, apicale e posteriore. Le pazienti sono sottoposte ad un trattamento chirurgico con approccio multidisciplinare nel periodo compreso tra Marzo 2012 e Novembre 2017.
L’approccio è di tipo multidisciplinare al momento della diagnosi, durante il trattamento chirurgico e nei successivi controlli postoperatori. La valutazione preoperatoria include anamnesi personale, visita medica, esami ematochimici ed esami strumentali. La successiva valutazione ambulatoriale di controllo viene eseguita a tre, sei e dieci mesi dalla chirurgia.
Nella nostra casistica ventotto pazienti sono sottoposte ad un intervento chirurgico con approccio vaginale per la correzione del prolasso genitale e/o per il trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo. Tale intervento chirurgico è associato ad una resezione trans anale del retto o ad una emorroidectomia. Undici pazienti sono sottoposte ad un intervento con approccio addominale, di cui due con approccio laparoscopico tradizionale e nove con approccio laparoscopico robot assistito. Entrambi associati ad una resezione trans anale del retto o ad una emorroidectomia. Una paziente è stata sottoposta ad un intervento con approccio vaginale, associato ad un intervento con approccio laparoscopico robot assistito.
Gli interventi chirurgici sono caratterizzati, nell’approccio perineale, da un tempo operatorio medio di 92,96±41,5 minuti, negli interventi laparoscopici tradizionali da un tempo operatorio medio di 113±6,5 minuti e negli interventi con assistenza robotica da un tempo operatorio medio di 207,77±42,3 minuti. Il valore medio delle perdite ematiche è irrilevante (<5-10 ml) per tutte le procedure chirurgiche e la degenza media postoperatoria è di 3,04±1,14 giorni per gli interventi con approccio perineale, di 3±1 giorni per gli interventi laparoscopici e di 3,14±0.98 giorni per gli interventi robotici.
Nella nostra casistica, gli interventi combinati più frequenti comprendono l’associazione della cistopessi fasciale con la resezione trans anale sec. Delorme (n= 6; 15%) e l’associazione della sospensione laterale degli organi pelvici con la resezione trans anale sec. Delorme (n=6; 15%).
Nel nostro studio, gli eventi avversi si manifestano nel 7,5% dei casi (n=3). I motivi del cambiamento della strategia operatoria riguardano la presenza di numerose e tenaci aderenze a livello dello scavo pelvico, la presenza di un deficit coagulativo e la manifestazione di un abbondante prolasso rettale.
Nel nostro studio solo una paziente presenta una recidiva a tre mesi di follow-up. In particolare, si tratta di un prolasso rettale superiore al III grado di POP-Q. Sette pazienti hanno presentato complicanze postoperatorie che si manifestano nel 100% dei casi entro 3 mesi dall’intervento chirurgico e riguardano nell’85,7% dei casi (n=7) una tecnica colon-proctologica. In particolare, comprendono un caso di erosione della protesi dall’esito di una sospensione laterale degli organi pelvici e sette casi di substenosi rettale causati dall’esito cicatrizzale dell’intervento colon-proctologico.
Il follow-up a breve e medio termine di una parte delle pazienti (32,5%), in particolare tredici, ha evidenziato una completa risoluzione dei difetti anatomici e una soddisfacente riduzione dei sintomi causati dal prolasso.
È plausibile pensare che l’attività chirurgica multidisciplinare per il trattamento dei difetti multicompartimentali complessi del pavimento pelvico, trovi la propria massima espressione tecnica nella possibilità di interventi congiunti di operatori di differenti specialità che possono eseguire interventi allo stesso tavolo operatorio al fine di garantire la riparazione migliore, su misura e più duratura di compartimenti anatomici diversi.
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