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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05192022-170351


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
CHIARELLI, MARIA ANTONIETTA
URN
etd-05192022-170351
Titolo
Ruolo attivo del Medico di Medicina Generale nella cura del paziente depresso
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Longoni, Bianca Maria
relatore Dott. Monicelli, Paolo
Parole chiave
  • medico di medicina generale
  • depressione
  • disturbi mentali
  • primary health care
  • rapporto medico-paziente
  • general practioner
  • mental disorders
  • depression
  • cure primarie
  • doctor-patient relationship
Data inizio appello
14/06/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/06/2092
Riassunto
Nell’ambito delle cure primarie risulta importante la prevalenza dei disturbi mentali, in particolare delle forme depressive e di quelle ansiose, responsabili di un considerevole carico assistenziale e di costi diretti e indiretti rilevanti.
Obiettivo di questa tesi è stato valutare l’impatto epidemiologico dei disturbi mentali nella pratica clinica di un MMG e indagare le modalità con cui i MMG che operano nel territorio della ASL Toscana Nord Ovest dell’area pisana si confrontano con le forme ansiose e depressive dei loro pazienti.
A tal fine, in una prima fase è stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo sulla popolazione di iscritti a un MMG, Dr. Paolo Monicelli, nell’arco di 10 anni (2012-2021); successivamente, i MMG delle AFT ASL Toscana Nord Ovest dell’area pisana sono stati invitati a rispondere a un questionario relativo alle modalità di gestione dei pazienti affetti da disturbi di ansia e/o depressione che afferiscono ai loro ambulatori.
Il campione è stato analizzato tramite statistiche descrittive, coefficiente di correlazione lineare di Pearson e test parametrici e non parametrici (alpha=0.05). Tutte le analisi sono state condotte con il software STATA vers. 13 (StataCorp Release 13. College Station, TX).
Lo studio della popolazione di assistiti conferma che i disturbi mentali sono molto rappresentati nell’attività clinica del MMG (40.38% degli assistiti), con particolare riferimento alle forme depressive e ansiose, che evidenziano un trend in crescita sia per incidenza che per prevalenza, sono spesso in comorbidità e con una importante ricorrenza familiare. Si evince inoltre che esiste un impatto negativo in termini di consumo di risorse, sia umane che materiali, dato che i soggetti affetti accedono alle cure in misura maggiore e statisticamente significativa rispetto agli altri assistiti (il 23.3% dei soggetti affetti ha più di 15 contatti/anno vs 9.5%) e anche perché si associano molto frequentemente (91.4% dei casi) a malattie somatiche spesso multiple (47.5%). I dati osservati sono in accordo con la letteratura.
Dall’analisi delle risposte ai questionari emerge che il 76% dei MMG affronta in maniera autonoma l’iter diagnostico-terapeutico dei soggetti con disturbi ansiosi e depressivi, ricorrendo in genere allo specialista in caso di mancata risposta; tuttavia, riconoscono di non sentirsi sempre adeguatamente formati per la gestione di questi pazienti (solo il 20.6% ritiene di possedere competenze) e si dichiarano interessati alla collaborazione di gruppo con colleghi esperti in questa tematica.
L’85.3% prescrive in maniera autonoma antidepressivi, che nel 100% dei casi risultano essere, come prima scelta, SSRI; l’85% dei medici consiglia psicoterapia in associazione alla terapia farmacologica e il 67.6% ricorre anche agli integratori.
Dai dati raccolti emerge un’attenzione elevata al rischio di suicidio, indagato dal 76% dei medici coinvolti, prevalentemente tramite colloquio con il soggetto (77% dei casi).
Importante sembra la percezione di riduzione dello stigma sociale associato a questa tipologia di diagnosi (il 97% dei medici dichiara che gli assistiti accetterebbero di sottoporsi a visita specialistica psicologica o psichiatrica).
I limiti emersi dallo studio sono: la mancata somministrazione di questionari e di scale di valutazione da parte dei MMG ai propri pazienti, che potrebbero aumentare la sensibilità diagnostica; la tendenza alla prescrizione di antidepressivi a dosaggio sub-ottimale (in caso di mancata risposta il 76% invia a specialista o cambia farmaco senza prima aumentare il dosaggio fino alla posologia massima prevista) che, insieme alla durata non adeguata del trattamento, potrebbe contribuire all’insorgenza delle recidive.
Questo studio pilota evidenzia l’importanza della malattia mentale nell’ambito della MG. Si tratta spesso di pazienti complessi che riconoscono il MMG come interlocutore privilegiato. Tuttavia, sono ancora presenti criticità riguardo la formazione e l’integrazione multidisciplinare.

Abstract
In the primary care, the prevalence of mental disorders is important, in particular depressive and anxious forms, responsible for a considerable care burden and significant direct and indirect costs.
The aim of this dissertation is to evaluate the epidemiology of mental disorders in the clinical practice of a general practitioner (GP) and investigate the ways in which the GPs operating in the territory of the ASL Tuscany North West in the Pisan area deal with anxious-depressive forms.
To this end, in a first phase, a retrospective observational study was conducted on the population of patients of a GP, Dr. Paolo Monicelli, for over 10 years (2012-2021); subsequently, the GPs of the AFT ASL Toscana North West in the Pisan area were asked to answer a questionnaire on how they do manage their patients suffering from anxiety and / or depression disorders.
The sample was analyzed using descriptive statistics, Pearson's linear correlation coefficient, and parametric and non-parametric tests (alpha = 0.05). All analyses were carried out with the STATA software vers. 13 (StataCorp Release 13. College Station, TX).
The study of the patient population confirms that mental disorders (specially the depressive and anxious forms, which show a growing trend in both incidence and prevalence) are strongly represented in the clinical activity of GPs (40.38% of patients) and are often in comorbidity and with an important family occurrence.
It is also clear that there is a negative impact in terms of the consumption of resources, both human and material, given that, affected subjects access treatment to a greater and statistically significant extent than other patients (23.3% of affected subjects have more than 15 contacts / year vs 9.5%). Consistently with previous literature results, these diseases are very frequently associated (91.4% of cases) with somatic diseases, often multiple (47.5%).
From the analysis of the responses to the questionnaires, it emerges that 76% of GPs independently deal with the diagnostic-therapeutic process of subjects with anxious-depressive disorders, generally resorting to the specialist in case of no response; however, they acknowledge that they do not always feel adequately trained for the management of these patients (only 20.6% believe they have skills) and declare they are interested in team collaboration with colleagues who are experts in this topic.
The 85.3% of the sample prescribe antidepressants, which in 100% of cases are SSRIs as a first choice; the 85% of doctors recommend psychotherapy in combination with pharmacotherapy and 67.6% also use supplements.
From the data collected, there is a high level of attention to the risk of suicide, investigated by 76% of the doctors who were involved, mainly through an interview with the subject (77% of cases).
The perception of reduction of the social stigma associated with this type of diagnosis seems important (97% of doctors declared that the patients would agree to undergo a psychological or psychiatric specialist visit).
The limitations that emerged from the study are: the lack of questionnaires administration and evaluation scales by GPs to their patients, which could increase diagnostic sensitivity; the tendency to prescribe antidepressants at a sub-optimal dosage (in the event of an inadequate response, 76% refer to a specialist or change the drug rather than try an higher dose of the same drug), which together with the inadequate duration of treatment could contribute at the onset of relapses.
This pilot study highlights the epidemiological importance of mental illness in the context of primary care. These are often complex patients who recognize the GP as a privileged interlocutor. However, there are still critical issues regarding training and multidisciplinary integration.

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