Tesi etd-05192016-194639 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CONFORTI, ALESSANDRA
URN
etd-05192016-194639
Titolo
Alterazioni genetiche alla base della Sindrome di Rett e nuove prospettive terapeutiche
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Breschi, Maria Cristina
Parole chiave
- BDNF
- CDKL5
- FOXG1
- MECP2
- mutazioni geniche
Data inizio appello
08/06/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
La Sindrome di Rett è una patologia neurologica progressiva, che colpisce prevalentemente le femmine e si manifesta nella prima infanzia, in un periodo compreso tra 6 e 18 mesi. Le cause di questa malattia sono legate a mutazioni genetiche, che insorgono casualmente a livello del gene MECP2 (principale responsabile della forma classica della malattia), ma altri geni responsabili della patologia sono CDKL5 e FOXG1, che sono coinvolti nella patogenesi di forme atipiche della Sindrome. L’analisi del cervello di questi pazienti, ha evidenziato una riduzione del peso e delle dimensioni e a livello delle sinapsi cerebrali, si osservano livelli alterati dei neurotrasmettitori, con uno squilibrio tra elevati livelli di glutammato e ridotti livelli di GABA ed una riduzione di serotonina, noradrenalina, dopamina, BDNF. Attualmente non ci sono cure risolutive, ma si utilizzano farmaci sintomatici con lo scopo di alleviare le manifestazioni cliniche più comuni (epilessia, disturbi, gastrointestinali, osteoporosi, irregolarità respiratorie, problemi del sonno), in modo da migliorare la qualità di vita di questi pazienti.
Gli studi più recenti, condotti sul modello animale, si sono concentrati soprattutto sull’uso di molecole in grado di ristabilire i livelli dei neurotrasmettitori alterati e hanno evidenziato anche il BDNF come candidato per il trattamento della Sindrome di Rett. E’ stato osservato un effetto benefico derivante dall’utilizzo degli antidepressivi e in particolare della Mirtazapina, ma anche la stimolazione del recettore 7 della serotonina tramite il composto LP-211, ha portato a notevoli miglioramenti. E’ stato rivalutato anche il ruolo del Riluzolo, per la sua capacità di modulare il glutammato e il BDNF e degli inibitori della proteina PTP1B, che normalmente disattiva il recettore TrkB del BDNF. Importante è anche il ruolo della terapia genica, che ha lo scopo di ripristinare il corretto funzionamento del gene MECP2. Attualmente la Sindrome di Rett rimane una malattia incurabile, ma la scoperta di nuovi bersagli (alterati nella malattia) e la produzione di modelli murini che riproducono questa patologia, suggeriscono che in futuro sia possibile arrivare ad una cura che vada a ristabilire le alterazioni neurologiche di questi pazienti.
Gli studi più recenti, condotti sul modello animale, si sono concentrati soprattutto sull’uso di molecole in grado di ristabilire i livelli dei neurotrasmettitori alterati e hanno evidenziato anche il BDNF come candidato per il trattamento della Sindrome di Rett. E’ stato osservato un effetto benefico derivante dall’utilizzo degli antidepressivi e in particolare della Mirtazapina, ma anche la stimolazione del recettore 7 della serotonina tramite il composto LP-211, ha portato a notevoli miglioramenti. E’ stato rivalutato anche il ruolo del Riluzolo, per la sua capacità di modulare il glutammato e il BDNF e degli inibitori della proteina PTP1B, che normalmente disattiva il recettore TrkB del BDNF. Importante è anche il ruolo della terapia genica, che ha lo scopo di ripristinare il corretto funzionamento del gene MECP2. Attualmente la Sindrome di Rett rimane una malattia incurabile, ma la scoperta di nuovi bersagli (alterati nella malattia) e la produzione di modelli murini che riproducono questa patologia, suggeriscono che in futuro sia possibile arrivare ad una cura che vada a ristabilire le alterazioni neurologiche di questi pazienti.
File
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TESI_FIN...FORTI.pdf | 1.85 Mb |
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