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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05192013-215131


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PEIRA, ISOTTA
URN
etd-05192013-215131
Titolo
Bleu, blanc, vert. Traduzione e commento dell'opera teatrale di Christophe Martin, dall'omonimo romanzo di Maïssa Bey
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA
Relatori
relatore Prof. Sommovigo, Barbara
Parole chiave
  • Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
03/06/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/06/2053
Riassunto
Nelle pagine seguenti viene proposta la traduzione dell’opera teatrale Bleu, blanc, vert del drammaturgo francese Christophe Martin, tratta dal romanzo della scrittrice algerina Maïssa Bey.
La scelta del testo è stata dettata da alcune semplici ragioni: innanzitutto, la necessità di tradurre un elaborato in lingua e inedito in Italia; ho optato per uno scritto in francese, avendo già preferito lo spagnolo per concludere il percorso della Laurea Triennale, confidando che un’opera contemporanea sarebbe stata d’immediata comprensione, sia per fattori linguistici sia per fattori tematici. Appena iniziato il lavoro mi sono però resa conto che le difficoltà sarebbero state molte, soprattutto a livello semantico a causa dei frequenti proverbi ed espressioni colloquiali, e dovute anche ai numerosi riferimenti storici, politici e culturali a cui si accenna nel corso della storia, alcuni dei quali mi erano, ahimè, completamente sconosciuti.
La preferenza per un copione teatrale, rispetto ad altre tipologie testuali, è sempre stata una certezza, prima ancora di decidere l’autore e l’opera. Non sono mai stata un’amante delle rappresentazioni teatrali dal punto di vista dello spettatore, ma mi ha sempre affascinato ciò che rimane dietro le quinte: la scenografia, l’illuminazione, i suoni e, per quanto riguarda la scrittura, lo studio delle singole parole. È mia opinione personale che nella recitazione, sia essa volta al cinema, alla televisione o al palcoscenico, l’arte dello scrivere miri a considerare la scelta della parola che, accompagnata da movimenti ed espressioni del viso, riesce a sprigionare e a moltiplicare la sua forza e il suo significato, provocando violente reazioni nell’animo del destinatario. Ritengo inoltre che nel caso del teatro tutto ciò avvenga in misura maggiore: pubblico e attori non sono separati da alcuno schermo, grande o piccolo che sia, dunque l’impatto sul pubblico, grazie alla tridimensionalità dei personaggi e alla vicinanza fisica degli stessi, permette una maggiore esplosione emotiva, trasmettendo inoltre una più profonda sensazione di “realtà”, rispetto a quanto possano fare il cinema o la televisione.
L’opera in questione mi ha immediatamente colpito per le tematiche affrontate e per l’ambientazione storica, l’Algeria del giorno dopo l’indipendenza, raccontate e descritte dall’immancabile sensibilità e fine sarcasmo che caratterizza i lavori dela Bey. A causa della sua relativamente recente celebrità e delle politiche di sbarramento perpetrate dal suo paese natio, le informazioni disponibili sulla sua vita, il suo stile, ma soprattutto sull'opera che ho tradotto, sono purtroppo notevolmente inferiori di quanto sperassi. Per approfondire questo tipo di conoscenze mi sono affidata a studi cartacei sulla produzione femminile algerina del secolo XX e ad alcuni siti internet, tra cui riviste culturali e pagine di associazioni letterarie e culturali algerine.
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