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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05192011-202710


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC5
Autore
FELIGIONI, EVA
Indirizzo email
eva.feligioni@gmail.com
URN
etd-05192011-202710
Titolo
La Certosa di Calci. Proposta di restauro di due celle del Chiostro Grande.
Dipartimento
INGEGNERIA
Corso di studi
INGEGNERIA EDILE - ARCHITETTURA
Relatori
relatore Prof. Ruschi, Pietro
correlatore Arch. Ciafaloni, Marta
correlatore Prof. Castiglia, Roberto
Parole chiave
  • certosino
  • chiostro
  • Certosa
  • Calci
Data inizio appello
14/07/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
14/07/2051
Riassunto
Parte essenziale del patrimonio storico-artistico della Provincia di Pisa, la Certosa di Calci, abbandonata dagli ultimi monaci nel 1972 e oggi solo parzialmente visitabile, versa in un grave stato di degrado. In un particolare momento, segnato da importanti iniziative volte al restauro e alla valorizzazione dell'intero complesso, questo studio, frutto di ricerche tradotte in scrittura, disegni, fotografie e rilievi, si propone di arricchire la documentazione già edita e di restituire alla fruizione del pubblico ambienti dimenticati dell'eremo certosino.
Il percorso metodologico, finalizzato agli obiettivi sopra enunciati, ha compreso le seguenti fasi conoscitive e di progetto:
1. Analisi storica del contesto culturale e spirituale
Il lasso di tempo dal III al XII secolo ha visto l'affermarsi nel mondo cristiano del singolare fenomeno religioso del monachesimo, alternando pratiche di vita comune ad esistenze eremitiche. Alla “crisi del cenobitismo” dell'XI secolo si reagì con lo sviluppo di movimenti monastici rigoristi e un rilancio della vita dedita all'ascesi, alla solitudine e alla povertà volontaria. Casa madre dell'Ordine certosino fu la Grande-Chartreuse, fondata nel 1084 da Bruno di Colonia nei pressi di Grenoble. L'architettura delle certose, in cui si distinguono tre nuclei fondamentali (dei conversi, del cenobio e dei Padri), secondo l'idea di un graduale distacco dal mondo, si fece interprete della cultura, dei rituali e delle pratiche religiose dei monaci certosini.
2. Analisi storica della Certosa di Calci
Lo studio di fonti bibliografiche, manoscritte e iconografiche ha permesso di comprendere lo sviluppo della Certosa di Calci dalla fondazione nel 1366, seguita al lascito testamentario del mercante pisano Pietro di Mirante Vergine, all'abbandono da parte dei monaci nel 1972.
3.Analisi del Chiostro grande
Collocato nell'area di clausura destinata ai Padri, il primo chiostro nacque dalla giustapposizione di celle porticate, alla cui costruzione contribuirono varie famiglie nobili pisane. Nel 1634 le celle, ritenute umide e malsane, furono rialzate e un loggiato in marmo di Carrara, su disegno di D. Feliciano Bianchi, sostituì la precedente struttura in laterizi. Segue un'attenta descrizione dell'architettura e dell'apparato decorativo del chiostro.
4.Rilievo del manufatto
Per le celle L e M, lo studio si approfondisce avvalorandosi delle operazioni di prelievo metrico, premessa indispensabile alle successive analisi specialistiche e all'elaborazione del progetto di restauro.
5.Analisi tecnica dei materiali
Sulla base dell'esperienza diretta e del rilievo fotografico, con riprese generali e di dettaglio, l'analisi coinvolge sia l'impianto architettonico nel suo complesso, esaminato in pianta, sezione e prospetti, sia gli elementi decorativi e funzionali.
6.Analisi tecnica delle patologie di degrado
Considerando le caratteristiche dei materiali e i microclimi interni alle celle, si individuano differenti patologie di degrado e si cerca di ipotizzarne la causa, spesso legata alla scarsa manutenzione e, in generale, allo stato di abbandono in cui versa l'intero complesso monastico.
7.Progetto di restauro
Con l'obiettivo di restituire alla fruizione del pubblico gli ambienti oggetto di studio, viene proposto un restauro di tipo conservativo. Si pongono, inoltre, le basi per una riflessione costruttiva su un possibile utilizzo dell'intero complesso e, in modo specifico, del chiostro e delle relative celle, consapevoli che solo l'uso di un edificio ne garantisce la manutenzione e, di conseguenza, la trasmissibilità alle generazioni future.
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