Tesi etd-05182017-173752 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BRANCATI, MARIA GIOVANNA
URN
etd-05182017-173752
Titolo
Critica della ragione giuridica: i limiti della repressione penale nella tutela contro lo sfruttamento lavorativo.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Di Martino, Alberto
Parole chiave
- caporalato
- caporalato
- diritto penale nucleare
- diritto penale nucleare
- intermediazione illecita
- intermediazione illecita
- labour exploitation
- labour exploitation
- repressione
- repressione
- sfruttamento lavorativo
- sfruttamento lavorativo
Data inizio appello
12/06/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/06/2087
Riassunto
L’elaborato si propone di analizzare l’art. 603-bis c.p., partendo da un’indagine che muova dal piano fattuale cui la norma si riferisce.
Orbene, la questione a cui occorre primariamente riferire l’analisi della “nomìa” penale è se e in quale misura il diritto penale sia effettivamente in grado di proteggere i beni giuridici da esso tutelati; ed è proprio la problematicità di una simile valutazione a imporre l’apertura verso forme di indagine extra-giuridica, giacché non è agevole accertare i vantaggi in termini di lesioni prevenute dal diritto penale.
In questo senso, si è ritenuto opportuno operare una divisione dei piani d’indagine: da un lato e primariamente, il discorso sullo sfruttamento nei rapporti di lavoro richiede una riflessione sul modo in cui le relazioni umane sono giunte a sedimentarsi in tale segmento del reale già in un momento pre-giuridico e sui meccanismi che hanno concorso alla sistematizzazione di un modello produttivo che genera lavoro sfruttato.
Se il punto di vista è preliminarmente quello dell’antropo-sociologia, si è tentato dunque di ricomporre il fenomeno del caporalato, unitamente al ricorso all’armamentario classico dello studioso, fatto di fonti documentali e dati statistici, attraverso la rielaborazione dei contenuti delle interviste condotte in un periodo ricompreso tra i mesi di giugno 2016 e aprile 2017.
Poste le dovute fondamenta, il campo d’analisi si circoscrive alla “statica” della norma penale. L’angolo visuale risulta anche qui determinante per una corretta messa a fuoco dei protagonisti e dell’azione: la moderna dogmatica penale, nell’accogliere la considerazione preminente della funzione della pena come criterio metodologico ricostruttivo del sistema e delle singole componenti della teoria del reato, non può esimersi dal riferire a tale criterio la stessa ratio penalistica. Quale possa essere il suo ruolo all’interno del segmento “mercato del lavoro” è un problema rispetto al quale si tenterà di fornire, più che risposte, spunti di riflessione.
Orbene, la questione a cui occorre primariamente riferire l’analisi della “nomìa” penale è se e in quale misura il diritto penale sia effettivamente in grado di proteggere i beni giuridici da esso tutelati; ed è proprio la problematicità di una simile valutazione a imporre l’apertura verso forme di indagine extra-giuridica, giacché non è agevole accertare i vantaggi in termini di lesioni prevenute dal diritto penale.
In questo senso, si è ritenuto opportuno operare una divisione dei piani d’indagine: da un lato e primariamente, il discorso sullo sfruttamento nei rapporti di lavoro richiede una riflessione sul modo in cui le relazioni umane sono giunte a sedimentarsi in tale segmento del reale già in un momento pre-giuridico e sui meccanismi che hanno concorso alla sistematizzazione di un modello produttivo che genera lavoro sfruttato.
Se il punto di vista è preliminarmente quello dell’antropo-sociologia, si è tentato dunque di ricomporre il fenomeno del caporalato, unitamente al ricorso all’armamentario classico dello studioso, fatto di fonti documentali e dati statistici, attraverso la rielaborazione dei contenuti delle interviste condotte in un periodo ricompreso tra i mesi di giugno 2016 e aprile 2017.
Poste le dovute fondamenta, il campo d’analisi si circoscrive alla “statica” della norma penale. L’angolo visuale risulta anche qui determinante per una corretta messa a fuoco dei protagonisti e dell’azione: la moderna dogmatica penale, nell’accogliere la considerazione preminente della funzione della pena come criterio metodologico ricostruttivo del sistema e delle singole componenti della teoria del reato, non può esimersi dal riferire a tale criterio la stessa ratio penalistica. Quale possa essere il suo ruolo all’interno del segmento “mercato del lavoro” è un problema rispetto al quale si tenterà di fornire, più che risposte, spunti di riflessione.
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