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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05172020-223708


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
D'AGOSTO, CARMINE
URN
etd-05172020-223708
Titolo
Rapporti fra condizioni climatiche e mortalita' in Italia
Dipartimento
SCIENZE DELLA TERRA
Corso di studi
SCIENZE AMBIENTALI
Relatori
relatore Prof. Pinna, Sergio
Parole chiave
  • temperature
  • mortalità
  • salute umana
  • clima
  • bioclimatologia
  • influenza
  • anzianità
Data inizio appello
12/06/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Lo scopo della tesi è quello di affrontare la questione dei rapporti fra le condizioni climatiche e la mortalità in Italia.
La stesura è divisa in due parti, ovvero nella prima verrà discusso l’argomento che fa da sfondo alla tesi, ossia la bioclimatologia, una scienza che studia il rapporto tra l’uomo e l’ambiente atmosferico, riportando informazioni sulla condizione della salute umana, in rapporto con la vecchiaia e gli effetti che hanno i virus sul nostro organismo. Infatti, si è visto che con l'invecchiamento possono insorgere problemi cardiocircolatori (infarto, ictus) legati alla vasocostrizione durante i periodi freddi e dalle sindromi influenzali (raffreddore, polmoniti) causati dai virus. Poi in un passo successivo verrà presentata la situazione demografica italiana descrivendo le nascite, la mortalità e gli indici di vecchiaia, a partire dal 1950 fino ad arrivare al 2018. Infine, verrà trattato del clima presente in Italia, descrivendo le caratteristiche del territorio e parlando dell’evoluzione della temperatura nel nostro paese dal 1950 e degli eventi eccezionali, di caldo e di freddo, che lo hanno colpito.
Mentre, la seconda parte della tesi riguarda uno studio più approfondito delle oscillazioni della mortalità mensile a livello regionale, in relazione a diversi fattori, quali: le condizioni socioeconomiche, l’anzianità della popolazione e gli eventi di caldo e di freddo a partire dal 2003 fino al 2018.
Infine, verrà presentato un esempio di studio sulla città di Torino, in cui inizialmente verrà mostrata la mortalità estiva dal 2003 al 2018 e successivamente verrà analizzato in maniera più approfondita il mese di luglio 2015, studiando la mortalità giornaliera in relazione con la temperatura e la concentrazione di Ozono giornaliero.
Tra i risultati riscontrati in tutte le regioni per il periodo 2003 – 2018, la stagione che presenta il più alto numero dei decessi è l’inverno. I massimi degli indici di mortalità li troviamo in gennaio e febbraio, con i valori che sono compresi tra 110 e 122. Mentre per l’estate, la mortalità è nettamente inferiore rispetto al periodo invernale. Il valore minimo di mortalità viene raggiunto nel mese di settembre. La differenza tra la stagione estiva e invernale è che in quest'ultima giocano un ruolo importante le temperature rigide, le quali possono provocare danni a persone anziane e a chi presenta qualche malattia cronica. Anche la sindrome influenzale (colpisce da dicembre fino a fine gennaio) ha un ruolo fondamentale durante l'inverno. Durante l'estate invece sembra giocare un ruolo fondamentale solo la temperatura.
La variabilità dei decessi annuali mette in risalto quello che è il divario in Italia tra nord e sud, per le condizioni socioeconomiche, l’anzianità della popolazione e gli eventi di caldo e di freddo. Per il primo caso c’è una buona correlazione lineare negativa tra il Cv medio annuale, sia con il reddito pro – capite regionale che con la percentuale di uso di farmaci. Infatti, si è visto che dove diminuisce il reddito (o la percentuale di uso dei farmaci), i decessi stagionali aumentano, soprattutto nel sud.
Invece, con l’anzianità si nota un divario tra nord e sud differente, con una correlazione lineare negativa inferiore rispetto alle altre, infatti nelle regioni del meridione si nota una percentuale di anziani molto bassa rispetto a un Cv elevato.
Infine, con le temperature si nota una correlazione lineare negativa per tutte le regioni, questo perché la mortalità è maggiore a temperature più basse, mentre con quelle più alte l’indice di mortalità diminuisce, fino ad arrivare a un punto di optimum, per poi risalire nuovamente a livelli termici eccessivamente alti.
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