Tesi etd-05172010-140746 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
SERAFINI, LUCA
URN
etd-05172010-140746
Titolo
Ontologia dell'inoperosità: Jean-Luc Nancy interprete di Heidegger
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Fabris, Adriano
correlatore Prof. Ciliberto, Michele
correlatore Prof. Ciliberto, Michele
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
04/06/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/06/2050
Riassunto
L'interpretazione della filosofia di Heidegger da parte di Jean-Luc Nancy rappresenta una novità sostanziale all'interno della letteratura critica heideggeriana.
Tale interpretazione è veicolata dal concetto di inoperosità, impostosi nella filosofia francese contemporanea soprattutto per opera di Maurice Blanchot, e successivamente dello stesso Nancy.
Tale concetto è applicato da Nancy al pensiero di Heidegger al fine di rintracciare in esso un nuovo accesso al tema della comunità.
Heidegger sarebbe il primo, secondo tale interpretazione, a formulare un'ontologia del cum, della singolarità plurale del soggetto, dimensione intermedia tra la comunità intesa come semplice giustapposizione di individualità e come fusione sostanziale, comunità di destino.
Tale logica è rintracciabile, a parere di Nancy, soprattutto nei primi scritti di Heidegger, nella critica al cartesianesimo e in generale nel periodo precedente alla cosiddetta Kehre.
In seguito, è proprio attraverso il concetto di inoperosità che Heidegger, distaccandosi dalla sue iniziali acquisizioni, dà vita quel percorso che la quasi unanimità della critica definisce metafisico o addirittura totalitario.
In particolare, Heidegger non ricerca più il superamento della metafisica della soggettività nell'alterità costitutiva del Dasein, bensì in un altro tipo di inoperosità, quella dell'uomo che rinunciando alla sua volontà soggettiva permette la manifestazione e il disvelamento dell'essere.
In questo lavoro ci proponiamo dunque di far luce su questi temi, grazie anche al confronto tra l'interpretazione di Nancy ed alcune tra le più celebri nel panorama filosofico francese del ventesimo secolo, come quelle di Lévinas e Derrida.
Nancy giunge insomma ad una nuovo modo di intendere il pensiero heideggeriano. Il suo non è certo un intento celebrativo, ma si pone come obiettivo quello di esaminare, attraverso il filtro della categoria di inoperosità, l'importanza di una parte della filosofia di Heidegger al fine di pensare in maniera post-metafisica la comunità.
Far luce su questa interpretazione è a nostro parere fondamentale, non solo per arricchire il già vasto campo della letteratura critica sulla filosofia heideggeriana, ma anche per riuscire a cogliere la genealogia di un certo pensiero post-comunitarista della comunità che si sta imponendo oggi nel panorama filosofico non solo francese, come dimostrano, in Italia, i lavori di Giorgio Agamben e Roberto Esposito.
Questa linea di tendenza deve molto ad Heidegger ed alla sua critica della metafisica della soggettività, al di là delle ben note ambiguità del testo heideggeriano nonché delle compormissioni storiche del filosofo con il nazionalsocialismo.
Tale interpretazione è veicolata dal concetto di inoperosità, impostosi nella filosofia francese contemporanea soprattutto per opera di Maurice Blanchot, e successivamente dello stesso Nancy.
Tale concetto è applicato da Nancy al pensiero di Heidegger al fine di rintracciare in esso un nuovo accesso al tema della comunità.
Heidegger sarebbe il primo, secondo tale interpretazione, a formulare un'ontologia del cum, della singolarità plurale del soggetto, dimensione intermedia tra la comunità intesa come semplice giustapposizione di individualità e come fusione sostanziale, comunità di destino.
Tale logica è rintracciabile, a parere di Nancy, soprattutto nei primi scritti di Heidegger, nella critica al cartesianesimo e in generale nel periodo precedente alla cosiddetta Kehre.
In seguito, è proprio attraverso il concetto di inoperosità che Heidegger, distaccandosi dalla sue iniziali acquisizioni, dà vita quel percorso che la quasi unanimità della critica definisce metafisico o addirittura totalitario.
In particolare, Heidegger non ricerca più il superamento della metafisica della soggettività nell'alterità costitutiva del Dasein, bensì in un altro tipo di inoperosità, quella dell'uomo che rinunciando alla sua volontà soggettiva permette la manifestazione e il disvelamento dell'essere.
In questo lavoro ci proponiamo dunque di far luce su questi temi, grazie anche al confronto tra l'interpretazione di Nancy ed alcune tra le più celebri nel panorama filosofico francese del ventesimo secolo, come quelle di Lévinas e Derrida.
Nancy giunge insomma ad una nuovo modo di intendere il pensiero heideggeriano. Il suo non è certo un intento celebrativo, ma si pone come obiettivo quello di esaminare, attraverso il filtro della categoria di inoperosità, l'importanza di una parte della filosofia di Heidegger al fine di pensare in maniera post-metafisica la comunità.
Far luce su questa interpretazione è a nostro parere fondamentale, non solo per arricchire il già vasto campo della letteratura critica sulla filosofia heideggeriana, ma anche per riuscire a cogliere la genealogia di un certo pensiero post-comunitarista della comunità che si sta imponendo oggi nel panorama filosofico non solo francese, come dimostrano, in Italia, i lavori di Giorgio Agamben e Roberto Esposito.
Questa linea di tendenza deve molto ad Heidegger ed alla sua critica della metafisica della soggettività, al di là delle ben note ambiguità del testo heideggeriano nonché delle compormissioni storiche del filosofo con il nazionalsocialismo.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
La tesi non è consultabile. |