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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05152019-152941


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MORGANTI, FRIDA SUSY MARIA
URN
etd-05152019-152941
Titolo
L'eredita del metodo critico di Ṭāhā Ḥusayn. La prima parte del "Fī al-šiʿr al-ǧāhilī".
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
ORIENTALISTICA: EGITTO, VICINO E MEDIO ORIENTE
Relatori
relatore Prof. Mascitelli, Daniele
Parole chiave
  • Ṭāhā Ḥusayn
Data inizio appello
03/06/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/06/2089
Riassunto
Nel mondo arabo, un ruolo fondamentale è rivestito dalla poesia, ma anche dalla critica letteraria.
La connessione tra la società e questo genere è antica e profonda e allo stesso tempo strettamente collegata al dibattito politico-culturale di ogni tempo.

In questo senso l’opera Fī al-šiʿr al-ǧāhilī di Ṭāhā Ḥusayn ha messo a nudo le criticità e la stagnazione del modo di approcciarsi alla letteratura proprio degli studiosi appartenenti alla corrente tradizionalista e conservatrice diffusa in Egitto.

Nonostante i limiti stessi del movimento della Nahḍa e dei contenuti del Fī al-šiʿr al-ǧāhilī, ormai superati, è innegabile il merito che quest’opera ha avuto nell’introduzione del metodo scientifico di stampo occidentale, con le sue debolezze, nell’ambiente letterario arabo-islamico. Questo nuovo approccio ha permesso di studiare e interpretare tale corpus sotto una luce differente, soppesarne le criticità e analizzarne le caratteristiche più intrinseche e significative attraverso un nuovo vaglio critico.

Nonostante questa parentesi di rottura nei confronti con al tradizione, costituita dalla fase giovanile del pensiero critico di Ṭāhā Ḥusayn, l'autore ha abbandonato egli stesso le sue riserve sulla poesia della ǧahiliyya, adottando, nella fase della maturità, una posizione più moderata e riconoscendo le potenzialità che queste composizioni avrebbero potuto far sviluppare e nutrire.

Questo corpus poetico diventa così, nella mente di Ṭāhā Ḥusayn, uno strumento potente da poter utilizzare e sfruttare per scuotere gli animi degli egiziani, che erano, per lui, sì arabofoni, ma anche parte di una più grande civiltà che comprende tutto il Mediterraneo.
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