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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05152018-134201


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
RIZZO, ELENA FRANCESCA
URN
etd-05152018-134201
Titolo
EFFICACIA E SICUREZZA DEL NABIXIMOLS (SATIVEX) NEL TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ ASSOCIATA ALLA SCLEROSI MULTIPLA
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Bertini, Simone
Parole chiave
  • Cannabis
  • Sativex
  • sclerosi multipla
  • spasticità
Data inizio appello
30/05/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/05/2088
Riassunto
La sclerosi multipla (SM) è una malattia neurodegenerativa cronica e progressiva, che colpisce circa 2.3 milioni di persone in tutto il mondo. È la malattia neurologica più comune nei giovani adulti ed è considerata una malattia autoimmune in cui l’infiammazione porta alla demielinizzazione degli assoni nel SNC. Sebbene l’eziologia della SM sia ancora ignota, è ormai ampiamente riconosciuto che alla base dell’insorgenza e dello sviluppo della malattia, vi siano componenti genetiche ed ambientali.
Dal punto di vista clinico, la SM si presenta con una serie di diversi sintomi che possono variare da persona a persona ed in relazione alla localizzazione delle lesioni. I sintomi più comuni associati alla SM sono: spasticità muscolare, parestesie, problemi visivi, dolore neuropatico, disfunzioni vescicali.
Un elevato numero di evidenze sperimentali mostra una vasta alterazione dell’espressione dei recettori cannabinoidi CB1 e CB2 in svariati modelli sperimentali animali di SM ed i pazienti affetti da diverse forme della malattia. Queste osservazioni dimostrano una forte implicazione dei recettori cannabinoidi nel processo patologico della SM.
Le attuali terapie per la SM hanno sono focalizzate sulla prevenzione delle recidive nella fase iniziale, essenzialmente bloccando le reazioni immunitarie con farmaci che inibiscono direttamente l’attivazione cellulare e il rilascio di mediatori infiammatori, o che prevengono il reclutamento dei leucociti nel sistema nervoso centrale. In particolare, esse sono incentrate sui seguenti obiettivi: a) ridurre la gravità e la durata ed il numero delle ricadute mediante l’uso di farmaci corticosteroidi (es. prednisolone, metilprednisolone); b) Prevenire le ricadute e ritardare la progressione della malattia mediante l’uso di farmaci immunomodulanti/immunosoppressori (-interferone, glatiramer acetato, azatioprina, metotrexato) o di anticorpi monoclonali [es. Ocrelizumab (Ocrevuz®), recentemente approvato per pazienti con SM progressiva primaria]; c) alleviare la sintomatologia mediante riabilitazione fisica e/o terapie farmacologiche volte essenzialmente al trattamento della spasticità, del dolore e dell’umore.
Nello specifico, per il trattamento della spasticità vengono usati dei miorilassanti (baclofen, tizanidina, dantrolene sodico, alcune benzodiazepine). Nel caso in cui la spasticità interessi esclusivamente un’area specifica (focale), si fa ricorso ad iniezioni di tossina botulinica. Infine, se la spasticità è grave e refrattaria, è prevista l’iniezione intratecale di baclofen attraverso un’apposito dispositivo impiantato (procedura invasiva, assai delicata e non priva di rischi per il paziente).
Di recente, l’uso del Nabiximols [Sativex®, una miscela circa 1:1 in peso di 9-tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD), entrambi estratti dalla Cannabis sativa], per trattare la spasticità indotta dalla SM, è stato approvato in diversi paesi. Poiché i dati preclinici mostrano che i cannabinoidi hanno anche proprietà antinfiammatorie ed effetti neuroprotettivi, si ipotizza che queste sostanze possano limitare la neurodegenerazione progressiva causata dalla SM.
Lo scopo della presente tesi è stato quello di fornire una panoramica degli studi clinici riguardanti l’efficacia del Sativex per il trattamento della spasticità associata alla SM, negli ultimi dieci anni.
A tale proposito, sono state prese in considerazione alcune reviews recenti (inclusa una review sistematica delle reviews), sono stati quindi analizzati gli studi riportati nelle reviews ed altri studi aggiuntivi. Tra questi, sono stati descritti nella tesi: una serie di studi clinici riguardanti principalmente l’efficacia del Sativex nei confronti della spasticità associata alla SM; vari studi osservazionali; alcuni studi elettrofisiologici; diverse raccolte di dati riguardanti gli effetti avversi ed in generale la sicurezza del Sativex.
Dai vari studi analizzati in questa tesi, si può affermare che il Sativex rappresenta un’opzione terapeutica che si è dimostrata valida, in particolare laddove le terapie già esistenti si siano rivelate inefficaci o mal tollerate. Un notevole vantaggio del Sativex risiede anche nella facilità di somministrazione (spray oro-mucosale) e nel fatto che è possibile un’aggiustamento soggettivo del dosaggio da parte del paziente stesso, in modo da ottenere l’efficacia desiderata. Inoltre, il trattamento con il Sativex non è assolutamente invasivo.
Il Sativex ha prodotto dei risultati positivi nel trattamento della spasticità associata alla SM, soprattutto per quanto riguarda i parametri di valutazione soggettivi, cioè quelli rilevati in base alle indicazioni dei pazienti, come il punteggio nelle scale visuo-analogiche (VAS) e nella “Numeric Rating Scale” (NRS). Per quanto riguarda i parametri oggettivi, come ad esempio il punteggio nella Scala di Ashwort (AS) o nella Scala di Ashworth Modificata (MAS), i dati sono risultati in generale a favore della terapia con il Sativex, ma spesso non statisticamente significativi.
Inoltre, l’efficacia di tale terapia è ampiamente supportata dai dati positivi riguardanti l’impressione globale di cambiamento del paziente, del medico e di chi presta assistenza al paziente.
La bassa incidenza di reazioni avverse al Sativex (e comunque di lieve o moderata entità) confermano un profilo di sicurezza positivo ed una buona tollerabilità, anche a lungo termine.
In conclusione, si può affermare che il Sativex rappresenta un’opportunità terapeutica nuova ed efficace per la gestione della spasticità nei pazienti affetti da SM, anche se, ovviamente, non risolutiva.
Studi aggiuntivi saranno sicuramente necessari per confermare ulteriormente i risultati ottenuti negli studi clinici effettuati fino ad oggi.
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