Tesi etd-05142015-183744 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
TREDICI, MANUEL
URN
etd-05142015-183744
Titolo
LA RADIOEMBOLIZZAZIONE TRANS-ARTERIOSA CON MICROSFERE DI 90Y: ESPERIENZA IN UN GRUPPO DI PAZIENTI CON NEOPLASIE EPATICHE PRIMITIVE
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA NUCLEARE
Relatori
relatore Volterrani, Duccio
Parole chiave
- TARE
Data inizio appello
03/06/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Lo scopo di questa tesi è la valutazione retrospettiva dell’esperienza del nostro centro nel trattamento di pazienti con tumori primitivi del fegato, in particolare epatocarcinoma (HCC) e colangiocarcinoma intraepatico (ICC), mediante la radioembolizzazione intra-arteriosa con microsfere di vetro (Therasphere, T) o resina (Sir-Spheres, S) marcate con 90Y.
Pazienti e Metodi: da Marzo 2012 a Gennaio 2015, sono stati trattati nel nostro centro 67 pazienti con tumori primitivi epatici, di cui 54 HCC (M: 47 – F: 7) e 13 colangiocarcinomi (ICC; M: 6 – F: 7), studiati nel corso del follow-up clinico-strumentale da Aprile 2012 a Marzo 2015.
I 54 pazienti con HCC hanno effettuato un totale di 60 trattamenti (48 trattamenti singoli; 5 trattamenti bi-lobari; un paziente trattato 2 volte sulla stessa lesione), 44 utilizzando Sir-Spheres e 16 utilizzando Therasphere, con un’attività media somministrata rispettivamente di 1,02 ± 0,43 GBq e di 3,7 ± 1,9 GBq, con un follow-up medio di 9.6 ± 6 mesi (max 29 mesi, min 2 mesi; ultimo trattamento Febbraio 2015).
I 13 pazienti con ICC hanno effettuato 18 procedure, tutti con le microsfere di resina (9 trattamenti singoli; 3 trattamenti bi-lobari; un paziente trattamento 3 volte sulla stessa lesione), con un’attività media di microsfere somministrate di 0,95 ± 0,35 GBq; il follow-up medio è stato di 10,1 ± 7,3 mesi (max 24, min 2 mesi; ultimo trattamento a gennaio 2015).
In tutti i pazienti nei 2-3 mesi successivi al trattamento sono stati dosati diversi parametri ematici di funzionalità epatica (in particolare ALP, ALT, GGT, Fosfatasi Alcalina e Bilirubina) per la valutazione della tossicità da radiazioni post-trattamento (criteri CTCAE v3.0).
Il follow-up radiologico per la valutazione della risposta alla terapia esaminato per ciascun paziente invece arriva ad un massimo di 9 mesi; nello studio della risposta sono stati utilizzati i nuovi criteri mRECIST.
Risultati: per i pazienti con HCC nei 9 mesi di follow-up radiologico sono state rilevate 15% (T = 13.3% - S = 16%) di CR, 40% (T = 46.7% - S = 36%) di PR e 25% (T = 33.3% - S = 20%) di SD, con una PD totale del 20% (T = 6.7% - S = 28%), ovvero 8 pazienti, 5 nei primi 3 mesi e 3 entro gli 8 mesi dal trattamento (passaggio SD -> PD); percentuali non molto dissimili sono state riscontrate valutando le percentuali di risposta sui singoli trattamenti e non sui pazienti con un controllo della malattia complessivo in circa l’80% dei pazienti, una overall survival media di 11.7 ± 6,1 mesi ed una mediana di 11 mesi, con 13/40 pazienti che hanno superato i 15 mesi di sopravvivenza media (max 29 mesi).
Per i pazienti con ICC non sono state osservate CR alla terapia, con percentuali di PR ed SD complessive del 30% e 40%, con una PD del 30% (3 pazienti, 2 nei primi 2 mesi ed uno all’8° mese); se tuttavia si considerano le percentuali di risposta sui singoli trattamenti, è stato riscontrato un netto aumento delle lesioni stabili nel tempo (60%), con riduzione percentuale delle progressioni (20%), con un controllo della malattia di circa l’80%. L’overall survival media per questi pazienti di 11,3 ± 7 mesi con una mediana di 11 mesi; se si escludono due pazienti trattati a Gennaio 2015 con follow-up troppo breve, l’overall survival media è risultata di 13.1 ± 6,3 mesi con una mediana di 13,5 mesi.
In nessun paziente sono stati rilevati eventi avversi, con tossicità G1 per HCC di 4/60 procedure e G2 di 2/60, mentre per ICC 1 caso di tossicità G2.
Discussione e conclusioni: sulla base dell’esperienza riportata nella presente tesi possiamo affermare che il trattamento di radioembolizzazione intra-arteriosa si presenta come modalità di trattamento sicura e con degli ottimi risultati in termini di controllo della malattia (circa 80% sia per HCC che per ICC) ed in overall survival.
Per quanto riguarda l’HCC i dati ottenuti sono in accordo con quelli riportati in letteratura sia in termini di risposta al trattamento che di overall survival; nel caso del ICC non esistono studi randomizzati su una larga casistica per un confronto; tuttavia appare evidente un miglioramento dell’overall survival media rispetto a pazienti non-resecabili trattati con altre modalità (13,5 mesi vs 6-9 mesi).
Si ritiene vi siano margini di ulteriore miglioramento in grado di apportare un ulteriore incremento del controllo della malattia e dell’overall survival che risiedono nell’utilizzo di una dosimetria personalizzata; uno studio dosimetrico paziente per paziente, al fine di massimizzare la dose erogata alla lesione (>200 Gy), potrebbe aumentare la risposta percentuale dei pazienti al trattamento, riducendo i rischi di sovradosaggio del parenchima sano, comunque non presenti nella nostra casistica.
Pazienti e Metodi: da Marzo 2012 a Gennaio 2015, sono stati trattati nel nostro centro 67 pazienti con tumori primitivi epatici, di cui 54 HCC (M: 47 – F: 7) e 13 colangiocarcinomi (ICC; M: 6 – F: 7), studiati nel corso del follow-up clinico-strumentale da Aprile 2012 a Marzo 2015.
I 54 pazienti con HCC hanno effettuato un totale di 60 trattamenti (48 trattamenti singoli; 5 trattamenti bi-lobari; un paziente trattato 2 volte sulla stessa lesione), 44 utilizzando Sir-Spheres e 16 utilizzando Therasphere, con un’attività media somministrata rispettivamente di 1,02 ± 0,43 GBq e di 3,7 ± 1,9 GBq, con un follow-up medio di 9.6 ± 6 mesi (max 29 mesi, min 2 mesi; ultimo trattamento Febbraio 2015).
I 13 pazienti con ICC hanno effettuato 18 procedure, tutti con le microsfere di resina (9 trattamenti singoli; 3 trattamenti bi-lobari; un paziente trattamento 3 volte sulla stessa lesione), con un’attività media di microsfere somministrate di 0,95 ± 0,35 GBq; il follow-up medio è stato di 10,1 ± 7,3 mesi (max 24, min 2 mesi; ultimo trattamento a gennaio 2015).
In tutti i pazienti nei 2-3 mesi successivi al trattamento sono stati dosati diversi parametri ematici di funzionalità epatica (in particolare ALP, ALT, GGT, Fosfatasi Alcalina e Bilirubina) per la valutazione della tossicità da radiazioni post-trattamento (criteri CTCAE v3.0).
Il follow-up radiologico per la valutazione della risposta alla terapia esaminato per ciascun paziente invece arriva ad un massimo di 9 mesi; nello studio della risposta sono stati utilizzati i nuovi criteri mRECIST.
Risultati: per i pazienti con HCC nei 9 mesi di follow-up radiologico sono state rilevate 15% (T = 13.3% - S = 16%) di CR, 40% (T = 46.7% - S = 36%) di PR e 25% (T = 33.3% - S = 20%) di SD, con una PD totale del 20% (T = 6.7% - S = 28%), ovvero 8 pazienti, 5 nei primi 3 mesi e 3 entro gli 8 mesi dal trattamento (passaggio SD -> PD); percentuali non molto dissimili sono state riscontrate valutando le percentuali di risposta sui singoli trattamenti e non sui pazienti con un controllo della malattia complessivo in circa l’80% dei pazienti, una overall survival media di 11.7 ± 6,1 mesi ed una mediana di 11 mesi, con 13/40 pazienti che hanno superato i 15 mesi di sopravvivenza media (max 29 mesi).
Per i pazienti con ICC non sono state osservate CR alla terapia, con percentuali di PR ed SD complessive del 30% e 40%, con una PD del 30% (3 pazienti, 2 nei primi 2 mesi ed uno all’8° mese); se tuttavia si considerano le percentuali di risposta sui singoli trattamenti, è stato riscontrato un netto aumento delle lesioni stabili nel tempo (60%), con riduzione percentuale delle progressioni (20%), con un controllo della malattia di circa l’80%. L’overall survival media per questi pazienti di 11,3 ± 7 mesi con una mediana di 11 mesi; se si escludono due pazienti trattati a Gennaio 2015 con follow-up troppo breve, l’overall survival media è risultata di 13.1 ± 6,3 mesi con una mediana di 13,5 mesi.
In nessun paziente sono stati rilevati eventi avversi, con tossicità G1 per HCC di 4/60 procedure e G2 di 2/60, mentre per ICC 1 caso di tossicità G2.
Discussione e conclusioni: sulla base dell’esperienza riportata nella presente tesi possiamo affermare che il trattamento di radioembolizzazione intra-arteriosa si presenta come modalità di trattamento sicura e con degli ottimi risultati in termini di controllo della malattia (circa 80% sia per HCC che per ICC) ed in overall survival.
Per quanto riguarda l’HCC i dati ottenuti sono in accordo con quelli riportati in letteratura sia in termini di risposta al trattamento che di overall survival; nel caso del ICC non esistono studi randomizzati su una larga casistica per un confronto; tuttavia appare evidente un miglioramento dell’overall survival media rispetto a pazienti non-resecabili trattati con altre modalità (13,5 mesi vs 6-9 mesi).
Si ritiene vi siano margini di ulteriore miglioramento in grado di apportare un ulteriore incremento del controllo della malattia e dell’overall survival che risiedono nell’utilizzo di una dosimetria personalizzata; uno studio dosimetrico paziente per paziente, al fine di massimizzare la dose erogata alla lesione (>200 Gy), potrebbe aumentare la risposta percentuale dei pazienti al trattamento, riducendo i rischi di sovradosaggio del parenchima sano, comunque non presenti nella nostra casistica.
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