Tesi etd-05142008-111415 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
GIORGETTI, LUISA
URN
etd-05142008-111415
Titolo
Eraclito nella filosofia di Friedrich Nietzsche. Il divenire come gioco del tempo
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
Relatore Prof. Campioni, Giuliano
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
03/06/2008
Consultabilità
Completa
Riassunto
La prima parte del presente lavoro mira a ricostruire i passaggi fondamentali dell’interpretazione di Eraclito da parte del giovane Nietzsche. A questo scopo si è fatto riferimento principalmente agli scritti anteriori al 1869 raccolti nel primo volume delle Opere di Friedrich Nietzsche a cura di Grigio Colli e Mazzino Montinari ; ai frammenti postumi fino al 1874 ; infine alle opere pubblicate e agli scritti di quegli anni , oltre che agli appunti per il corso sui filosofi preplatonici . Vedremo come l’interpretazione di Nietzsche prenda forma attraverso un dialogo costante tra antichità e modernità. La figura di Eraclito viene dipinta con i colori del presente: la sua personalità è assimilata a quella di Schopenhauer; il suo modo sguardo sul mondo richiama le visioni del musicista wagneriano; gli elementi principali della sua dottrina appaiono come un’anticipazione di alcune teorie della scienza moderna; infine, la filosofia di Eraclito appare a Nietzsche come una grande cosmodicea estetica in grado di confermare la Weltanschaaung de La nascita della tragedia.
La seconda parte è invece dedicata alla trattazione del periodo posteriore a Umano troppo Umano. Attraverso l’analisi di alcuni aspetti della riflessione matura del filosofo, si tenterà di rintracciare i punti in cui la presenza di Eraclito gioca un ruolo importante, se pur non immediatamente evidente. Pertanto, ci si è basati sulla lettura parallela delle opere pubblicate e dei frammenti postumi cronologicamente corrispondenti . Come tenteremo di dimostrare, l’antichità, ed Eraclito in particolare, continua a costituire l’orizzonte di senso delle riflessioni nietzscheane. Molti aspetti fondamentali della
riflessione matura del filosofo sono lo sviluppo di alcuni temi anticipati nell’interpretazione giovanile di Eraclito. Quelle teorie della scienza moderna che l’efesino aveva divinato sono riprese da Nietzsche, negli anni ‘80, nel tentativo di fornire una dimostrazione scientifica dell’eterno ritorno dell’identico. Il significato fondamentale dell’ipotesi nietzscheana rimanda a Eraclito, tanto che in Ecce Homo (1888), il filosofo viene presentato come l’unico “precursore” di quel pensiero.
La decisione di dividere la nostra trattazione in due parti è scaturita da ragioni di natura pratica. Ciascuna parte ha richiesto un tipo diverso di ricerca: vi sono scritti del giovane Nietzsche in cui il confronto con Eraclito prende la forma dell’interpretazione, per cui è possibile seguirne lo sviluppo attraverso un analisi di tipo storico; non si dispone invece di un luogo del testo già di per sé evidente per la seconda parte. Dovremmo pertanto sforzarci di ricostruire le linee tematiche che, secondo noi, testimoniano un significativo accostamento a Eraclito.
Questo per chiarire che non si tratta di una particolare scelta interpretativa nei confronti di Nietzsche stesso. Ci si basa, al contrario, sulla convinzione che il pensiero del filosofo sia qualcosa di fondamentalmente unitario, nonostante l’apparente frammentarietà. I tentativi di schematizzare la filosofia di Nietzsche in periodi o fasi, in qualche modo in contraddizione tra loro, hanno dato luogo nel tempo a semplificazioni interpretative irreparabili se non a veri e propri fraintendimenti. Per questo siamo invitati oggi a tener conto dell’evoluzione intellettuale del filosofo, a considerarlo come “un’entelechia, per la quale il tempo non è altro che la condizione del suo manifestarsi” . Ogni suo pensiero segue uno sviluppo continuo, nasce e insieme a lui diviene ciò che già era in principio. L’unità di fondo che lega i vari momenti della riflessione di Nietzsche deve essere individuata ponendosi davanti ai suoi scritti, e insieme di fronte all’uomo, come di fronte ad un fiore che sboccia e cresce, appassisce e poi muore. Egli stesso sentiva la necessità di “considerare se stessi come un fenomeno i cui tratti singoli formano una totalità” .
La seconda parte è invece dedicata alla trattazione del periodo posteriore a Umano troppo Umano. Attraverso l’analisi di alcuni aspetti della riflessione matura del filosofo, si tenterà di rintracciare i punti in cui la presenza di Eraclito gioca un ruolo importante, se pur non immediatamente evidente. Pertanto, ci si è basati sulla lettura parallela delle opere pubblicate e dei frammenti postumi cronologicamente corrispondenti . Come tenteremo di dimostrare, l’antichità, ed Eraclito in particolare, continua a costituire l’orizzonte di senso delle riflessioni nietzscheane. Molti aspetti fondamentali della
riflessione matura del filosofo sono lo sviluppo di alcuni temi anticipati nell’interpretazione giovanile di Eraclito. Quelle teorie della scienza moderna che l’efesino aveva divinato sono riprese da Nietzsche, negli anni ‘80, nel tentativo di fornire una dimostrazione scientifica dell’eterno ritorno dell’identico. Il significato fondamentale dell’ipotesi nietzscheana rimanda a Eraclito, tanto che in Ecce Homo (1888), il filosofo viene presentato come l’unico “precursore” di quel pensiero.
La decisione di dividere la nostra trattazione in due parti è scaturita da ragioni di natura pratica. Ciascuna parte ha richiesto un tipo diverso di ricerca: vi sono scritti del giovane Nietzsche in cui il confronto con Eraclito prende la forma dell’interpretazione, per cui è possibile seguirne lo sviluppo attraverso un analisi di tipo storico; non si dispone invece di un luogo del testo già di per sé evidente per la seconda parte. Dovremmo pertanto sforzarci di ricostruire le linee tematiche che, secondo noi, testimoniano un significativo accostamento a Eraclito.
Questo per chiarire che non si tratta di una particolare scelta interpretativa nei confronti di Nietzsche stesso. Ci si basa, al contrario, sulla convinzione che il pensiero del filosofo sia qualcosa di fondamentalmente unitario, nonostante l’apparente frammentarietà. I tentativi di schematizzare la filosofia di Nietzsche in periodi o fasi, in qualche modo in contraddizione tra loro, hanno dato luogo nel tempo a semplificazioni interpretative irreparabili se non a veri e propri fraintendimenti. Per questo siamo invitati oggi a tener conto dell’evoluzione intellettuale del filosofo, a considerarlo come “un’entelechia, per la quale il tempo non è altro che la condizione del suo manifestarsi” . Ogni suo pensiero segue uno sviluppo continuo, nasce e insieme a lui diviene ciò che già era in principio. L’unità di fondo che lega i vari momenti della riflessione di Nietzsche deve essere individuata ponendosi davanti ai suoi scritti, e insieme di fronte all’uomo, come di fronte ad un fiore che sboccia e cresce, appassisce e poi muore. Egli stesso sentiva la necessità di “considerare se stessi come un fenomeno i cui tratti singoli formano una totalità” .
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