Tesi etd-05122013-184714 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CACIAGLI, DEBORAH
URN
etd-05122013-184714
Titolo
Il Piano di Castello e il Parco Archeologico "E. Fiumi": un luogo di mediazione tra la città e la sua storia.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Ulivieri, Denise
correlatore Nuti, Lucia
correlatore Nuti, Lucia
Parole chiave
- archeologico
- consapevolezza storica
- interpretazione ambientale
- mediazione
- osmosi
- parco
- pianificazione
- valorizzazione
Data inizio appello
03/06/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/06/2053
Riassunto
L’area di Piano di Castello, con la sua acropoli e il suo Parco archeologico urbano intitolato ad Enrico Fiumi, è ubicata nella parte più alta di Volterra.
Chi vi si reca può osservare come sulla estremità orientale si erga la possente fortezza medicea, mentre l’estremità occidentale è occupata dal complesso archeologico e la zona centrale accoglie il vasto Parco pubblico.
Oltre alla rilevante importanza sul piano archeologico, il sito è di grande suggestione anche sotto il profilo del valore ambientale, proteso come è verso la valle del fiume Cecina, verso la costa e con una straordinaria vista sulla Piazza dei Priori.
È quindi un’opera che si inserisce in un contesto archeologico, monumentale e paesistico di enorme fascino. In particolare, tutto il pianoro dell’acropoli, per la sua configurazione e per la sua posizione topografica, esprime una naturale vocazione a svolgere la funzione, oltre che di difesa, di identificazione simbolica della comunità.
L’integrazione urbanistica, intesa come armoniosa convivenza tra il tessuto urbano moderno e il complesso delle aree archeologiche, si realizza a condizione che queste zone vengano esplorate, decodificate e quindi conservate, sistemate opportunamente e rese leggibili per il vasto pubblico. I resti archeologici, infatti, possono costituire un formidabile strumento di raccordo tra passato e presente producendo, qualora un simile incontro si realizzi, determinati effetti non solo sul piano della sistemazione urbana ma anche nell’instaurazione di una consapevolezza storica collettiva.
È questo ciò che è accaduto per l’area di Piano di Castello, alla cui esplorazione archeologica si sono dedicati Doro Levi (1926), Mauro Cristofani (1969 – 72) e Marisa Bonamici (1987–95), i cui studi hanno rivelato una ininterrotta continuità di occupazione del sito a partire dall’Età del Bronzo Medio e che si è protratta senza interruzioni fino al 1472, quando, a causa del sacco fiorentino, la maggior parte degli edifici vennero distrutti e Lorenzo dei Medici fece costruire la fortezza. Attualmente essa è composta da due corpi di fabbrica, la Rocca Antica, già edificata nel 1342 dal duca d’Atene Gualtieri VI di Brienne, e la Rocca Nuova, realizzata da Lorenzo dei Medici, unite insieme dal cosiddetto “Cammino della Ronda”. Edificata ad uso militare, da allora fino ai giorni nostri la fortezza è sempre stata adibita a carcere.
La sistemazione dell’area fu proposta nel 1951 dal prof. Enrico Fiumi allo scopo di realizzare il progetto di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico e per creare un luogo di mediazione tra il tessuto urbano moderno e le sue preesistenze.
Dopo che la Cassa di Risparmio di Volterra nel 1966 ebbe acquistato l’area dalla famiglia Inghirami, ebbero inizio i lavori per trasformare un terreno agricolo in una passeggiata archeologica.
Per garantire una qualificazione degna della città, la Cassa di Risparmio incaricò della progettazione l’architetto Giovanni Salghetti – Drioli.
Il 27 maggio 1978, nella sala consiliare del Palazzo dei Priori, si svolse la cerimonia della consegna ufficiale del Parco pubblico “E. Fiumi” alla cittadinanza volterrana che rientrò così in possesso dell’antichissima acropoli e del Piano di Castello.
Chi vi si reca può osservare come sulla estremità orientale si erga la possente fortezza medicea, mentre l’estremità occidentale è occupata dal complesso archeologico e la zona centrale accoglie il vasto Parco pubblico.
Oltre alla rilevante importanza sul piano archeologico, il sito è di grande suggestione anche sotto il profilo del valore ambientale, proteso come è verso la valle del fiume Cecina, verso la costa e con una straordinaria vista sulla Piazza dei Priori.
È quindi un’opera che si inserisce in un contesto archeologico, monumentale e paesistico di enorme fascino. In particolare, tutto il pianoro dell’acropoli, per la sua configurazione e per la sua posizione topografica, esprime una naturale vocazione a svolgere la funzione, oltre che di difesa, di identificazione simbolica della comunità.
L’integrazione urbanistica, intesa come armoniosa convivenza tra il tessuto urbano moderno e il complesso delle aree archeologiche, si realizza a condizione che queste zone vengano esplorate, decodificate e quindi conservate, sistemate opportunamente e rese leggibili per il vasto pubblico. I resti archeologici, infatti, possono costituire un formidabile strumento di raccordo tra passato e presente producendo, qualora un simile incontro si realizzi, determinati effetti non solo sul piano della sistemazione urbana ma anche nell’instaurazione di una consapevolezza storica collettiva.
È questo ciò che è accaduto per l’area di Piano di Castello, alla cui esplorazione archeologica si sono dedicati Doro Levi (1926), Mauro Cristofani (1969 – 72) e Marisa Bonamici (1987–95), i cui studi hanno rivelato una ininterrotta continuità di occupazione del sito a partire dall’Età del Bronzo Medio e che si è protratta senza interruzioni fino al 1472, quando, a causa del sacco fiorentino, la maggior parte degli edifici vennero distrutti e Lorenzo dei Medici fece costruire la fortezza. Attualmente essa è composta da due corpi di fabbrica, la Rocca Antica, già edificata nel 1342 dal duca d’Atene Gualtieri VI di Brienne, e la Rocca Nuova, realizzata da Lorenzo dei Medici, unite insieme dal cosiddetto “Cammino della Ronda”. Edificata ad uso militare, da allora fino ai giorni nostri la fortezza è sempre stata adibita a carcere.
La sistemazione dell’area fu proposta nel 1951 dal prof. Enrico Fiumi allo scopo di realizzare il progetto di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico e per creare un luogo di mediazione tra il tessuto urbano moderno e le sue preesistenze.
Dopo che la Cassa di Risparmio di Volterra nel 1966 ebbe acquistato l’area dalla famiglia Inghirami, ebbero inizio i lavori per trasformare un terreno agricolo in una passeggiata archeologica.
Per garantire una qualificazione degna della città, la Cassa di Risparmio incaricò della progettazione l’architetto Giovanni Salghetti – Drioli.
Il 27 maggio 1978, nella sala consiliare del Palazzo dei Priori, si svolse la cerimonia della consegna ufficiale del Parco pubblico “E. Fiumi” alla cittadinanza volterrana che rientrò così in possesso dell’antichissima acropoli e del Piano di Castello.
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