Tesi etd-05112021-163833 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ZECCHI, ELENA
URN
etd-05112021-163833
Titolo
Human Animals di Stef Smith. Traduzione e Commento
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUISTICA E TRADUZIONE
Relatori
relatore Soncini, Sara
Parole chiave
- dramatic text
- dramma
- traduzione
- translation
Data inizio appello
28/05/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’obiettivo di questa tesi di Laurea è quello di affrontare il tema della traduzione teatrale tramite l’analisi e il commento alla traduzione dell’opera di Stef Smith Human Animals.
In un primo momento, dopo alcune informazioni biografiche, vengono brevemente analizzati i principali drammi dell’autrice (Swallow, Girl in the Machine, Enough) per arrivare al dramma che costituisce il nodo centrale di questo lavoro, Human Animals, appunto. Dopo aver inquadrato l’opera, le tematiche affrontate e le sue peculiarità, viene introdotto ed analizzato il concetto di specismo, elemento cardine del dramma. Vengono prese in analisi le principali differenze tra l’human animal e il non-human animal, collocati su due piani totalmente distanti della piramide gerarchica. Si analizzano poi i principali atteggiamenti che alimentano l’egoismo e l’opportunismo dell’essere umano, primo fra tutti il distanziamento cognitivo che lo spinge a non empatizzare con le situazioni che lo circondano.
Vengono poi affrontati due elementi peculiari ai fini di una migliore comprensione del dramma: il problema della rappresentazione degli animali nel teatro e l’influenza di Caryl Churchill. Vengono presentate quindi le diverse strategie per rappresentare sul palco gli animali, con particolare attenzione alla tecnica della spettralizzazione. Alcune opere di Caryl Churchill vengono prese in considerazione per sottolineare e rimarcare le strategie utilizzate per rappresentare gli animali sul palcoscenico, e vengono passate in rassegna le principali tematiche che entrambe le drammaturghe considerano di primaria importanza. Attraverso una breve analisi di Far Away e di Escaped Alone vengono messi in luce gli elementi caratteristici e fondamentali delle opere delle due drammaturghe: gli scenari apocalittici, la paura, il terrore e l’incertezza. Anche la scelta di rappresentare o meno l’elemento del sangue viene esaminata.
L’ultimo capitolo si apre con una breve introduzione sugli sviluppi dei Translation Studies dagli anni ’80 fino ad ora. Si affrontano i due principali approcci alla traduzione, ovvero lo straniamento e l’addomesticamento. Si vuole mettere in evidenza soprattutto il Cultural Turn degli anni ’90: da quel momento, infatti, lo studio della traduzione acquisisce più significato e valore quando correlato alla cultura del pubblico d’arrivo e di quello di partenza.
Si volge poi l’attenzione alla traduzione prettamente teatrale e ad alcuni elementi problematici: il concetto di performability e la sua definizione, e le ricerche e gli studi di P. Pavis e S. Bassnett, pioniera degli studi sulla traduzione del teatro. Viene inquadrato il lavoro del traduttore con tutte le scelte che è chiamato a compiere, prima fra tutte quella di optare per una traduzione volta ad avvicinare il pubblico alla cultura della lingua di partenza o per una traduzione volta ad eliminare qualsiasi differenza culturale. Una volta definito l’approccio familiarizzante come quello adottato nella traduzione dell’opera, vengono analizzati elementi culturali, espressioni idiomatiche e toponimi, esaminando le alternative possibili e le strategie di traduzione che si sono rese necessarie. Vengono brevemente analizzate le differenze tra un lettore e uno spettatore, soprattutto a difesa della scelta di un approccio familiarizzante. Vengono in ultimo analizzate le blink sections, ovvero le battute non assegnate all’interno dell’opera, particolarmente ostiche da tradurre a causa della loro natura (a momenti paragonabili a piccole poesie).
The goal of this dissertation is to approach the topic of translating theatre texts through analysis and commentary on the translation of Stef Smith's play Human Animals.
After some biographical information, the playwright's most significant works (Swallow, Girl in the Machine, Enough) are briefly analysed in order to arrive at the play that constitutes the central node of this work, Human Animals. After framing the work, the issues and its peculiarities, the concept of speciesism, the pivotal element of the drama, is introduced and analysed. The main differences between the human animal and the non-human animal, placed on two totally different levels of the hierarchical pyramid, are taken into analysis. We then analyse the main attitudes that fuel the selfishness and opportunism of the human being, first of all the cognitive distancing that leads him not to empathize with the situations that surround him. Two peculiar elements for a better understanding of the drama are then discussed: the problem of the representation of animals (physically on the stage) and the influence of Caryl Churchill. The different strategies for representing animals on stage are then presented, with particular attention to the technique of spectralization. A few of Caryl Churchill's works are considered to emphasize and remark on the strategies used to represent animals on stage, and the major themes that both playwrights consider of primary importance are reviewed. Through a brief analysis of Far Away and Escaped Alone the characteristic and fundamental elements of the works of the two playwrights are highlighted: the apocalyptic scenarios, fear, terror and uncertainty. The choice of whether or not to depict the element of blood is also examined.
The final chapter begins with a brief introduction to the developments in Translation Studies from the 1980s until now. The two main approaches to translation, i.e. foreignization and domestication, are discussed. The Cultural Turn of the 1990s is especially highlighted: from that moment on, the study of translation acquires more meaning and value when related to the culture of the target and the source audience. We then turn our attention to purely theatrical translation and to some problematic elements: the concept of performability and its definition, and the research and studies of P. Pavis and S. Bassnett, a pioneer of studies on theatre translation. The translator's work is framed with all the choices he is called upon to make, first and foremost that of choosing a translation aimed at bringing the audience closer to the culture of the source language or a translation aimed at eliminating all cultural differences.
Once the familiarizing approach has been defined as the one adopted in the translation of Human Animals, cultural elements, idiomatic expressions, and place names are analysed, examining the available choices and the translation strategies involved. The differences between a reader and a viewer are briefly analysed, especially in defense of the choice of a familiarizing approach. Finally, the blink sections, i.e. the unassigned lines within the work, are analysed, focusing on their nature (at times comparable to small poems).
In un primo momento, dopo alcune informazioni biografiche, vengono brevemente analizzati i principali drammi dell’autrice (Swallow, Girl in the Machine, Enough) per arrivare al dramma che costituisce il nodo centrale di questo lavoro, Human Animals, appunto. Dopo aver inquadrato l’opera, le tematiche affrontate e le sue peculiarità, viene introdotto ed analizzato il concetto di specismo, elemento cardine del dramma. Vengono prese in analisi le principali differenze tra l’human animal e il non-human animal, collocati su due piani totalmente distanti della piramide gerarchica. Si analizzano poi i principali atteggiamenti che alimentano l’egoismo e l’opportunismo dell’essere umano, primo fra tutti il distanziamento cognitivo che lo spinge a non empatizzare con le situazioni che lo circondano.
Vengono poi affrontati due elementi peculiari ai fini di una migliore comprensione del dramma: il problema della rappresentazione degli animali nel teatro e l’influenza di Caryl Churchill. Vengono presentate quindi le diverse strategie per rappresentare sul palco gli animali, con particolare attenzione alla tecnica della spettralizzazione. Alcune opere di Caryl Churchill vengono prese in considerazione per sottolineare e rimarcare le strategie utilizzate per rappresentare gli animali sul palcoscenico, e vengono passate in rassegna le principali tematiche che entrambe le drammaturghe considerano di primaria importanza. Attraverso una breve analisi di Far Away e di Escaped Alone vengono messi in luce gli elementi caratteristici e fondamentali delle opere delle due drammaturghe: gli scenari apocalittici, la paura, il terrore e l’incertezza. Anche la scelta di rappresentare o meno l’elemento del sangue viene esaminata.
L’ultimo capitolo si apre con una breve introduzione sugli sviluppi dei Translation Studies dagli anni ’80 fino ad ora. Si affrontano i due principali approcci alla traduzione, ovvero lo straniamento e l’addomesticamento. Si vuole mettere in evidenza soprattutto il Cultural Turn degli anni ’90: da quel momento, infatti, lo studio della traduzione acquisisce più significato e valore quando correlato alla cultura del pubblico d’arrivo e di quello di partenza.
Si volge poi l’attenzione alla traduzione prettamente teatrale e ad alcuni elementi problematici: il concetto di performability e la sua definizione, e le ricerche e gli studi di P. Pavis e S. Bassnett, pioniera degli studi sulla traduzione del teatro. Viene inquadrato il lavoro del traduttore con tutte le scelte che è chiamato a compiere, prima fra tutte quella di optare per una traduzione volta ad avvicinare il pubblico alla cultura della lingua di partenza o per una traduzione volta ad eliminare qualsiasi differenza culturale. Una volta definito l’approccio familiarizzante come quello adottato nella traduzione dell’opera, vengono analizzati elementi culturali, espressioni idiomatiche e toponimi, esaminando le alternative possibili e le strategie di traduzione che si sono rese necessarie. Vengono brevemente analizzate le differenze tra un lettore e uno spettatore, soprattutto a difesa della scelta di un approccio familiarizzante. Vengono in ultimo analizzate le blink sections, ovvero le battute non assegnate all’interno dell’opera, particolarmente ostiche da tradurre a causa della loro natura (a momenti paragonabili a piccole poesie).
The goal of this dissertation is to approach the topic of translating theatre texts through analysis and commentary on the translation of Stef Smith's play Human Animals.
After some biographical information, the playwright's most significant works (Swallow, Girl in the Machine, Enough) are briefly analysed in order to arrive at the play that constitutes the central node of this work, Human Animals. After framing the work, the issues and its peculiarities, the concept of speciesism, the pivotal element of the drama, is introduced and analysed. The main differences between the human animal and the non-human animal, placed on two totally different levels of the hierarchical pyramid, are taken into analysis. We then analyse the main attitudes that fuel the selfishness and opportunism of the human being, first of all the cognitive distancing that leads him not to empathize with the situations that surround him. Two peculiar elements for a better understanding of the drama are then discussed: the problem of the representation of animals (physically on the stage) and the influence of Caryl Churchill. The different strategies for representing animals on stage are then presented, with particular attention to the technique of spectralization. A few of Caryl Churchill's works are considered to emphasize and remark on the strategies used to represent animals on stage, and the major themes that both playwrights consider of primary importance are reviewed. Through a brief analysis of Far Away and Escaped Alone the characteristic and fundamental elements of the works of the two playwrights are highlighted: the apocalyptic scenarios, fear, terror and uncertainty. The choice of whether or not to depict the element of blood is also examined.
The final chapter begins with a brief introduction to the developments in Translation Studies from the 1980s until now. The two main approaches to translation, i.e. foreignization and domestication, are discussed. The Cultural Turn of the 1990s is especially highlighted: from that moment on, the study of translation acquires more meaning and value when related to the culture of the target and the source audience. We then turn our attention to purely theatrical translation and to some problematic elements: the concept of performability and its definition, and the research and studies of P. Pavis and S. Bassnett, a pioneer of studies on theatre translation. The translator's work is framed with all the choices he is called upon to make, first and foremost that of choosing a translation aimed at bringing the audience closer to the culture of the source language or a translation aimed at eliminating all cultural differences.
Once the familiarizing approach has been defined as the one adopted in the translation of Human Animals, cultural elements, idiomatic expressions, and place names are analysed, examining the available choices and the translation strategies involved. The differences between a reader and a viewer are briefly analysed, especially in defense of the choice of a familiarizing approach. Finally, the blink sections, i.e. the unassigned lines within the work, are analysed, focusing on their nature (at times comparable to small poems).
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