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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05112019-115152


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MARTORELLA, IRENE
URN
etd-05112019-115152
Titolo
La portata applicativa della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea agli atti degli Stati membri: Corte di giustizia e Corte costituzionale italiana a confronto
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Martines, Francesca
Parole chiave
  • Corte di giustizia
  • Corte costituzionale italiana
  • Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea
Data inizio appello
30/05/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
In un ordinamento multilivello ed integrato come quello europeo, è proprio la competenza del diritto europeo ad incidere sul diritto nazionale, in merito a quelli che sono appunto definiti come il principio dell'effetto diretto ed il principio del primato, che ha reso necessario per l'Unione Europea dotarsi di una sorta di "Bill of Rights" europeo, dando inizio quindi ad una più pregnante attenzione nei confronti della tutela dei diritti fondamentali. Alla base della necessità per l'Unione di dotarsi di una Carta di diritti c'era infatti il timore, da parte degli Stati membri, che un atto istituzionale europeo potesse arrivare a ledere i diritti fondamentali degli ordinamenti nazionali. Partendo dal silenzio iniziale dei Trattati istitutivi, la prima parte di questa tesi è dedicata a ripercorrere i tratti salienti che hanno portato all'adozione della Carta di Nizza. La Carta dei diritti fondamentali è stata senza alcun dubbio un traguardo importante, ma in seguito alla sua adozione il problema riguardante i rapporti tra diritto europeo e diritto nazionale in tema di diritti fondamentali è tutt'altro che risolto. Infatti, i giudici comuni nazionali e la Corte di giustizia hanno di fatto applicato la Carta anche al di là dei confini che questa stabilisce, in particolare all'articolo 51, in cui si afferma che "Le disposizioni della presente Carta si applicano alle istituzioni, organi e organismi dell'Unione nel rispetto del principio di sussidiarietà, come pure agli Stati membri esclusivamente nell'attuazione del diritto dell'Unione". Si concentrerà l'attenzione su quella che è stata la recente presa di posizione della Corte Costituzionale italiana che, a seguito del consolidarsi del rapporto tra giudice a quo e Giudice Europea, era stata di fatto esclusa dai circuiti di tutela dei diritti fondamentali. A seguito dell'obiter dictum contenuto nella sentenza 269/2017, la Consulta ha ribaltato le prospettive, rivendicando il proprio ruolo di giudice ed interprete principale dei diritti fondamentali, attraverso l'inversione delle pregiudiziali in caso di doppia pregiudizialità, cioè quella situazione in cui una norma interna violi al contempo la Costituzione ed i principi contenuti nella CDFUE. La successiva sentenza 20/2019 rappresenterà un passo ulteriore sul tema, estendendo ulteriormente i poteri della Corte costituzionale in materia di diritti, ma si vedrà come la sentenza del Marzo 2019, n. 63, abbia fornito un'importante precisazione in materia, volta a scongiurare i timori che il dictum della 269 aveva alimentato in merito ad un possibile contrasto tra ordinamenti e Corti.
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