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Spesso considerata un’opera minore ai margini della riflessione machiavelliana, la “Favola di Belfagor” cela, in realtà, una profonda struttura filosofica in virtù della quale la novella trova il proprio posto all’interno della riflessione che Machiavelli porta avanti nel corso degli anni. Deciso ad affrontare la crisi scatenata dalla discesa di Carlo VIII in Italia nel 1494, Machiavelli agisce e scrive nel tentativo di comprendere i fattori che hanno contribuito al declino che ha investito Firenze e di formulare delle soluzioni adeguate che possano invertirne l’andamento. A tal fine, egli ricorre ad una forma di teatralità per mezzo della quale affronta lo sdoppiamento tra essenza e apparenza, caratteristica sostanziale della crisi, nel tentativo di ristabilire una forma di univocità del reale. Attraverso una disamina dell’epistolario, dei testi primari e secondari e delle coordinate storico-sociali, abbiamo cercato di ricondurre la “Favola di Belfagor” all’interno della riflessione globale machiavelliana sulla crisi, smarcandola, così, dalla sua posizione di opera minore.