Tesi etd-05092024-173625 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
SIMONINI, RICCARDO
URN
etd-05092024-173625
Titolo
Analisi volumetrica digitale tridimensionale dei tessuti molli in pazienti con impianti immediati realizzati con impiego o meno di una matrice di collagene volumetricamente stabile (VCMX): studio clinico randomizzato
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
ODONTOIATRIA E PROTESI DENTARIA
Relatori
relatore Prof. Barone, Antonio
relatore Dott.ssa Cinquini, Chiara
relatore Dott.ssa Cinquini, Chiara
Parole chiave
- digital scan
- esthetic single-tooth sites
- immediate implant
- oral surgery
- post-extraction implant
- soft-tissue augmentation
- volume-stable collagen matrix
- volumetric comparison
Data inizio appello
28/05/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/05/2094
Riassunto
I restauri dentali supportati da impianti sono diventati un’opzione di trattamento accettabile, e spesso preferibile, in molti scenari clinici, per la sostituzione di elementi mancanti(Khzam et al., 2015).
Secondo la classica implantologia osteointegrata, è prevista una finestra di almeno sei mesi tra l’estrazione e l’inserimento dell’impianto(P. I. Branemark, 1983). La letteratura scientifica ha però dimostrato come, in presenza di condizioni adeguate, impianti inseriti con protocollo immediato abbiano tassi di successo elevati e altamente predicibili(Cosyn et al., 2019). I risultati estetici, funzionali e di osteointegrazione degli impianti immediati post-estrattivi sono comparabili con quelli tradizionali(Bassir et al., 2019a; Chen & Buser, 2014; Cosyn et al., 2019; Mao et al., 2021; Ragucci et al., 2020).
Questa tecnica ha trovato largo impiego, soprattutto in zone ad alta valenza estetica: gli alveoli post estrattivi di elementi anteriori godono di facile accesso chirurgico, il che facilita un corretto posizionamento implantare. Sono di dimensioni ridotte, mono o bi radicolati e di forma circolare. L’inserimento di impianti in alveoli con queste caratteristiche offre buona stabilità primaria e ridotti gap alveolo-impianto. Il posizionamento contestuale all’avulsione riduce il numero di interventi e la durata del trattamento.
È noto però che l’avulsione di elementi dentari sia associata ad un’alterazione del metabolismo osseo e dei tessuti di supporto che vanno in contro a rimodellamento e riduzione volumetrica.(Tavelli, Barootchi, Majzoub, Siqueira, et al., 2021; Wang et al., 2020)(Wang et al., 2020). In zona mascellare anteriore viene misurata, ad un anno dall’inserimento di impianti immediati post-estrattivi, una riduzione di spessore osseo media in senso verticale di 0,58mm e orizzontale di 0,71mm(Mao et al., 2021). Questo fenomeno può determinare complicanze estetiche che rendono necessaria un‘attenta selezione dei siti candidati alla riabilitazione: si valuta lo spessore dell’osso alveolare vestibolare, il livello di infiammazione dei tessuti molli, la presenza di recessione gengivale, l’integrità delle pareti alveolari e l’estensione, se presenti, delle selle edentule prossimali all’alveolo (Chen & Buser, 2014; Hamilton et al., 2023).
Infine, un fattore considerato cruciale negli outcome estetici è il biotipo gengivale: elevati spessori della mucosa sono associati a ridotto rischio di complicanze estetiche (retrazione gengivale, perdita di altezza papillare)(Jung et al., 2022). Nel 2018 il consensus report della Osteology Foundation ha fornito indicazione all’esecuzione di innesti di tessuto connettivo sub-epiteliale (SCTG) contestuale all’inserimento di impianti immediati(Giannobile et al., 2018).
Questa procedura è associata in letteratura a minore perdita ossea marginale nel tempo e al miglioramento di parametri clinici come il pink esthetic score (PES) (Lee et al., 2016; Stefanini et al., 2023; Thoma et al., 2018). Bisogna sottolineare però che la realizzazione di innesti di tessuto connettivo sub-epiteliale presenta degli svantaggi. Si osserva un aumento di durata di intervento e morbidità, oltre che di dolore, stress fisico e psicologico riportato dal paziente (Zucchelli et al., 2010). Gli innesti sono infatti solitamente prelevati a livello palatale, area associata a elevato dolore post-operatorio(Zucchelli et al., 2010). La dimensione dell’innesto stesso poi risulta limitata dalle dimensioni e dallo spessore del tessuto disponibile nel sito donatore (Cairo et al., 2012; Gobbato et al., 2016).
Una soluzione proposta a queste problematiche è la sostituzione degli innesti autogeni con tessuti di diversa origine. La ricerca in questo settore ha recentemente sviluppato matrici collagene volumetricamente stabili di origine xenogenica (VCMX) (Gargallo-Albiol et al., 2019; Vignoletti et al., 2014; Zuhr et al., 2014). Questi nuovi materiali hanno seguito un iter di test in vitro, preclinici e clinici che hanno dimostrato favorevoli caratteristiche meccaniche, di elasticità e biocompatibilità. Queste membrane hanno mostrato in vitro la capacità di promuovere la formazione di fibroblasti e matrice connettivale (Mathes et al., 2010); nel topo permettono formazione di nuovo tessuto connettivo e angiogenesi (Thoma et al., 2012); nell’uomo il materiale si è dimostrato efficace in due trial clinici randomizzati, dove è stata messa a confronto con i tradizionali innesti di tessuto connettivale sub-epiteliale (SCTG). Misurando i cambiamenti volumetrici lineari delle selle su cui gli innesti sono stati eseguiti, si è osservato aumento del volume dei tessuti molli analogo tra le due tecniche (Thoma et al., 2023; Zeltner et al., 2017). Ad oggi la letteratura ci fornisce una buona quantità di informazioni sugli innesti di connettivo autogeno, ma sono pochi ancora i trial clinici randomizzati che analizzano l’efficacia degli innesti VCMX. Di questi, la maggior parte si concentra su impianti posizionati con protocollo differito.
L’obbiettivo di questo trial clinico randomizzato è stato quello di valutare due gruppi di siti su cui sono stati inseriti impianti immediati di tipo I che hanno ricevuto (gruppo test) o meno (gruppo controllo) un aumento di spessore dei tessuti molli, eseguito tramite posizionamento di una matrice in collagene volumetricamente stabile (VCMX). La valutazione è eseguita tramite comparazione di impronte, ottenute digitalmente tramite scanner ottici. Parametri e tecniche di valutazione sono stati ripresi da una revisione sistematica della letteratura(Tavelli, Barootchi, Majzoub, Siqueira, et al., 2021).
I parametri valutati sono: distanza media tra le superfici (ΔD), variazioni volumetriche, lineari e di superficie dei tessuti perimplantari. Le scansioni sono state realizzate prima della chirurgia di avulsione dentale e inserimento implantare (T0), sei mesi (T1) e ad un anno (T2) dopo l’intervento. 18 siti sono stati inclusi nello studio, 8 nel gruppo test e 10 nel gruppo controllo. I risultati ad un anno ci dicono che l’innesto di matrice VCMX è associato a un contenimento delle perdite volumetriche, in particolare un aumento significativo è stato misurato nello spessore dei tessuti a 5mm dal margine gengivale. Analizzando la forma tridimensionale dei tessuti, i siti implantari che hanno ricevuto innesto mostrano una tendenza a svilupparne un profilo più convesso.
Secondo la classica implantologia osteointegrata, è prevista una finestra di almeno sei mesi tra l’estrazione e l’inserimento dell’impianto(P. I. Branemark, 1983). La letteratura scientifica ha però dimostrato come, in presenza di condizioni adeguate, impianti inseriti con protocollo immediato abbiano tassi di successo elevati e altamente predicibili(Cosyn et al., 2019). I risultati estetici, funzionali e di osteointegrazione degli impianti immediati post-estrattivi sono comparabili con quelli tradizionali(Bassir et al., 2019a; Chen & Buser, 2014; Cosyn et al., 2019; Mao et al., 2021; Ragucci et al., 2020).
Questa tecnica ha trovato largo impiego, soprattutto in zone ad alta valenza estetica: gli alveoli post estrattivi di elementi anteriori godono di facile accesso chirurgico, il che facilita un corretto posizionamento implantare. Sono di dimensioni ridotte, mono o bi radicolati e di forma circolare. L’inserimento di impianti in alveoli con queste caratteristiche offre buona stabilità primaria e ridotti gap alveolo-impianto. Il posizionamento contestuale all’avulsione riduce il numero di interventi e la durata del trattamento.
È noto però che l’avulsione di elementi dentari sia associata ad un’alterazione del metabolismo osseo e dei tessuti di supporto che vanno in contro a rimodellamento e riduzione volumetrica.(Tavelli, Barootchi, Majzoub, Siqueira, et al., 2021; Wang et al., 2020)(Wang et al., 2020). In zona mascellare anteriore viene misurata, ad un anno dall’inserimento di impianti immediati post-estrattivi, una riduzione di spessore osseo media in senso verticale di 0,58mm e orizzontale di 0,71mm(Mao et al., 2021). Questo fenomeno può determinare complicanze estetiche che rendono necessaria un‘attenta selezione dei siti candidati alla riabilitazione: si valuta lo spessore dell’osso alveolare vestibolare, il livello di infiammazione dei tessuti molli, la presenza di recessione gengivale, l’integrità delle pareti alveolari e l’estensione, se presenti, delle selle edentule prossimali all’alveolo (Chen & Buser, 2014; Hamilton et al., 2023).
Infine, un fattore considerato cruciale negli outcome estetici è il biotipo gengivale: elevati spessori della mucosa sono associati a ridotto rischio di complicanze estetiche (retrazione gengivale, perdita di altezza papillare)(Jung et al., 2022). Nel 2018 il consensus report della Osteology Foundation ha fornito indicazione all’esecuzione di innesti di tessuto connettivo sub-epiteliale (SCTG) contestuale all’inserimento di impianti immediati(Giannobile et al., 2018).
Questa procedura è associata in letteratura a minore perdita ossea marginale nel tempo e al miglioramento di parametri clinici come il pink esthetic score (PES) (Lee et al., 2016; Stefanini et al., 2023; Thoma et al., 2018). Bisogna sottolineare però che la realizzazione di innesti di tessuto connettivo sub-epiteliale presenta degli svantaggi. Si osserva un aumento di durata di intervento e morbidità, oltre che di dolore, stress fisico e psicologico riportato dal paziente (Zucchelli et al., 2010). Gli innesti sono infatti solitamente prelevati a livello palatale, area associata a elevato dolore post-operatorio(Zucchelli et al., 2010). La dimensione dell’innesto stesso poi risulta limitata dalle dimensioni e dallo spessore del tessuto disponibile nel sito donatore (Cairo et al., 2012; Gobbato et al., 2016).
Una soluzione proposta a queste problematiche è la sostituzione degli innesti autogeni con tessuti di diversa origine. La ricerca in questo settore ha recentemente sviluppato matrici collagene volumetricamente stabili di origine xenogenica (VCMX) (Gargallo-Albiol et al., 2019; Vignoletti et al., 2014; Zuhr et al., 2014). Questi nuovi materiali hanno seguito un iter di test in vitro, preclinici e clinici che hanno dimostrato favorevoli caratteristiche meccaniche, di elasticità e biocompatibilità. Queste membrane hanno mostrato in vitro la capacità di promuovere la formazione di fibroblasti e matrice connettivale (Mathes et al., 2010); nel topo permettono formazione di nuovo tessuto connettivo e angiogenesi (Thoma et al., 2012); nell’uomo il materiale si è dimostrato efficace in due trial clinici randomizzati, dove è stata messa a confronto con i tradizionali innesti di tessuto connettivale sub-epiteliale (SCTG). Misurando i cambiamenti volumetrici lineari delle selle su cui gli innesti sono stati eseguiti, si è osservato aumento del volume dei tessuti molli analogo tra le due tecniche (Thoma et al., 2023; Zeltner et al., 2017). Ad oggi la letteratura ci fornisce una buona quantità di informazioni sugli innesti di connettivo autogeno, ma sono pochi ancora i trial clinici randomizzati che analizzano l’efficacia degli innesti VCMX. Di questi, la maggior parte si concentra su impianti posizionati con protocollo differito.
L’obbiettivo di questo trial clinico randomizzato è stato quello di valutare due gruppi di siti su cui sono stati inseriti impianti immediati di tipo I che hanno ricevuto (gruppo test) o meno (gruppo controllo) un aumento di spessore dei tessuti molli, eseguito tramite posizionamento di una matrice in collagene volumetricamente stabile (VCMX). La valutazione è eseguita tramite comparazione di impronte, ottenute digitalmente tramite scanner ottici. Parametri e tecniche di valutazione sono stati ripresi da una revisione sistematica della letteratura(Tavelli, Barootchi, Majzoub, Siqueira, et al., 2021).
I parametri valutati sono: distanza media tra le superfici (ΔD), variazioni volumetriche, lineari e di superficie dei tessuti perimplantari. Le scansioni sono state realizzate prima della chirurgia di avulsione dentale e inserimento implantare (T0), sei mesi (T1) e ad un anno (T2) dopo l’intervento. 18 siti sono stati inclusi nello studio, 8 nel gruppo test e 10 nel gruppo controllo. I risultati ad un anno ci dicono che l’innesto di matrice VCMX è associato a un contenimento delle perdite volumetriche, in particolare un aumento significativo è stato misurato nello spessore dei tessuti a 5mm dal margine gengivale. Analizzando la forma tridimensionale dei tessuti, i siti implantari che hanno ricevuto innesto mostrano una tendenza a svilupparne un profilo più convesso.
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