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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05092019-154015


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GIULIANO, ISABELLA
URN
etd-05092019-154015
Titolo
La Corte Suprema d'Israele: tra attivismo e self restraint
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Sperti, Angioletta
Parole chiave
  • attivismo
  • Corte Suprema d'Israele
  • Israele
Data inizio appello
30/05/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/05/2089
Riassunto
Nell’analizzare il ruolo rivestito dalla Corte Suprema di Giustizia dello Stato di Israele emerge immediatamente come quest’ultimo sia peculiare nella sua natura, anzi unico, sin dalla sua fondazione: infatti, a deciderne i natali fu una risoluzione delle Nazioni Unite, la 181 del 1947, in un contesto politico e religioso tutt’altro che definito ed armonico.
Israele nacque nel 1948, nell’intento delle Nazioni Unite, come Patria per gli individui di religione ebraica dopo gli orrori della deportazione e dell’olocausto subiti durante il secondo conflitto mondiale.
Questo Stato fu da subito connotato da una forte identità religiosa, che ha fisiologicamente da sempre inciso sullo sviluppo giuridico di questa già delicata realtà, in cui la convivenza dell’ebraismo a fianco del diritto è tema di centrale importanza.
La Corte Suprema di Israele, quindi, ha sempre dovuto rapportarsi con il fatto che la religione minasse la laicità dello Stato e, in un quadro costituzionale oggetto di accesi dibattiti dottrinali, è riuscita progressivamente a ritagliarsi un sempre più ampio spazio d’azione.
Infatti, seguendo l’impronta della dominazione britannica sulla regione palestinese dei primi decenni del secolo ventesimo e non esistendo una Costituzione scritta nella sua accezione classica, la democrazia israeliana era cresciuta per più di quaranta anni sulla base di una supremazia parlamentare pressoché incontrastata. Questa dinamica rimase immutata fino all’inizio di una nuova fase della storia costituzionale, collocata agli inizi degli anni novanta, in cui fu proprio l’opera della Corte Suprema e del suo allora Presidente Aharon Barak a costituire l’innovazione, come sarà approfondito in seguito.
Non solo divenne maggiore la possibilità per la Corte di esercitare un vaglio di legittimità delle leggi della Knesset, ma andarono incrementando sempre più le istanze dei cittadini che reclamavano l’attenzione dei giudici israeliani in una società complessa, in cui la popolazione è frammentata in culti differenti e minoranze esigenti tutele e garanzie diversificate.
Necessario inoltre mettere a fuoco il quadro di belligeranza che opprime lo stato di Israele sin dalle sue origini e la minaccia del terrorismo che costringe la Knesset e i governi a reagire con misure d’emergenza. Alla luce di tutto ciò, questo elaborato si propone di esaminare oltre alle caratteristiche strutturali e l’operatività della Corte Suprema, anche come nel tempo questa abbiamo mutato e accresciuto il proprio ruolo, fungendo sempre più da organo di revisione giudiziale attraverso pronunce storiche, ma anche da istituzione che ha cercato e tenta tuttora di realizzare un ragionato bilanciamento tra diritto e religione, nonché tra tutela dei diritti umani e sicurezza nazionale.
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