Tesi etd-05092014-014455 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DETTORI, FEDERICO
URN
etd-05092014-014455
Titolo
I percorsi dell'antimperialismo. Immagini delle due Americhe nei testi di Jose Marti
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Dott.ssa Ghezzani, Alessandra
Parole chiave
- America latina
- antimperialismo
- cronaca
- imperialismo
- indios
- José Martì
- mestizaje
- modernità
- Sarmiento
- Stati Uniti
Data inizio appello
26/05/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Affrontare la questione dell'antimperialismo in José Martí risulta particolarmente impegnativo sia per l'ampiezza e la multiformità dell'opera dell'eroe nazionale cubano, attraversata da questo tema in tutte le sue declinazioni, sia per la mole di studi che da più di un secolo hanno cercato di approfondirla, prendendola in considerazione da molte angolazioni diverse.
Attorno al progetto di integrazione dei popoli dell'America latina come unico modo per affrontare l'incipiente imperialismo nordamericano, intuito da Martí nelle sue basi socio-economiche, ruota un intreccio di implicazioni politiche, filosofiche, culturali, artistiche. La dialettica costante tra esperienza e capacità di rielaborazione creativa sotto il profilo artistico e filosofico, che ha sempre trovato la sintesi sul piano dell'azione, rende l'opera multiforme di Martí un unico “sistema”, alla cui costruzione permanente concorrono una molteplicità di trame e di percorsi, affidati a linguaggi diversi, dalla poesia all'articolo di giornale, dalla lettera al racconto per l'infanzia, dal teatro al romanzo.
Accanto a studiosi, come il cubano Roberto Fernández Retamar, che hanno proposto una chiave di lettura complessiva dell'antimperialismo martiano, ve ne sono moltissimi altri che hanno affrontato il tema a partire dallo studio di specifici aspetti del pensiero e dell'opera di Martí, guardando ad esso da prospettive diverse, dalla critica letteraria, alla storia, all'antropologia, e contribuendo ad arricchirne la comprensione sempre più profonda.
Purtroppo, se in America Latina e in primo luogo, ovviamente, a Cuba, gli studi martiani continuano ad essere fiorenti, e, in concomitanza con i processi di integrazione continentale in atto da circa quindici anni, vivono una fase di particolare fermento, altrettanto non si può dire dell'Europa, dove Martí è ancora poco conosciuto.
Questo lavoro si propone di individuare e approfondire alcuni filoni tematici, seguendone il dipanarsi all'interno dell'opera martiana, con l'obiettivo di approssimarsi ad una visione di insieme della dimensione antimperialista del pensiero e dell'opera martiani, permettendo di indagarne la complessità attraverso l'analisi di alcuni testichiave, e di stabilire relazioni all'interno della sua produzione.
Nel primo capitolo, ripercorrendo brevemente la traiettoria della vita e dell'azione di Martí, dalle cospirazioni giovanili alla fondazione e alla guida del Partito Rivoluzionario Cubano, strumento della guerra di liberazione, si metteranno in evidenza le tappe principali della presa di coscienza della sottomissione a cui andava assoggettandosi l'America latina ad opera della crescente potenza nordamericana, e della necessità di concepire la lotta di liberazione di Cuba dal dominio spagnolo all'interno di un progetto di integrazione continentale.
Nel secondo capitolo verrà analizzata l'esperienza di Martí in Messico, Guatemala e Venezuela, mettendo in risalto il percorso che porterà il cubano a quella che Fernández Retamar, nel suo saggio Martí en (su) Tercer Mundo, ha chiamato «la rivelazione della “nostra America”»: nei tre paesi latinoamericani, Martí si inserisce nella vita politica e culturale, e assume progressivamente la coscienza della profonda unità del continente, che chiamerà “nostra America”, e della necessità che il progetto di liberazione ed integrazione latinoamericana segua percorsi politicamente e culturalmente autonomi rispetto ai modelli delle metropoli coloniali. Si farà riferimento in particolare al lavoro portato avanti da Martí prima con il tentativo di pubblicazione della “Revista Guatemalteca” e poi con i due numeri della “Revista Venezuelana”, per poi gettare uno sguardo alla visione martiana dei grandi uomini della “nostra America”, degli “eroi” latinoamericani, prendendo in considerazione la relazione di Martí con la figura del Libertador Simon Bolívar.
Il terzo capitolo è dedicato alle Escenas nortemericanas, il corpus degli articoli scritti da Martí durante il suo soggiorno di quindici anni negli Stati Uniti. L'esilio gli permise di conoscere a fondo l' “altra” America, quella a nord del Messico, caratterizzata dall'ascesa di un nuovo, feroce modello di sviluppo economico e culturale, che iniziava a rivelare in quegli anni le proprie ambizioni imperialiste verso l'America latina. Martí entra nel marchingegno del nascente imperialismo, cogliendone i fondamenti socio-economici e culturali, e il sostrato di sfruttamento e sottomissione, e descrivendolo nel caleidoscopio delle sue cronache, destinate a pubblicazioni giornalistiche di vari paesi latinoamericani e determinante terreno di sperimentazione per un profondo rinnovamento della lingua. Martí raggiunge una comprensione profonda dei caratteri della modernità nordamericana, da un lato fonte di stupore e di apprezzamento, dall'altro vista, nei suoi risvolti “mostruosi”, come inadatta ad essere importata in America latina, oltre che come una delle cause stesse del permanere di quest'ultima in una condizione di arretratezza e sottosviluppo. Preso in esame il percorso che porta il cubano a cogliere le dinamiche dell'imperialismo statunitense, si analizzeranno alcune cronache che rivelano la visione martiana della modernità, e alcuni ritratti martiani di nordamericani, figure eminenti della politica e dell'arte contemporanee, attraverso i quali è possibile cogliere una strategia educativa rivolta ai lettori latinoamericani, attraverso la presentazione di modelli e antimodelli di comportamento: al centro delle cronache si colloca l'esigenza di mettere in guardia da un'adesione acritica a modelli alieni dalle specificità della “nostra America”, e di denunciare il pericolo mortale costituito dall'imperialismo. Infine si prenderanno in considerazione, analizzando alcune cronache che raccontano gli scioperi operai e le proteste anarchiche del maggio 1886 a Chicago, le idee di Martí rispetto ai problemi sociali e al ruolo delle classi lavoratrici; le esperienze e le riflessioni elaborate negli Stati Uniti saranno determinanti al momento di gettare, pochi anni dopo, le basi teoriche e organizzative della guerra di liberazione, quando Martí riconoscerà negli operai e nei lavoratori i soggetti principali che avrebbero potuto condurre, in nome dei valori del lavoro e della giustizia sociale, la battaglia antimperialista.
Negli anni trascorsi in America latina Martí ha individuato nel mestizaje, ovvero nel confluire di europei, indios, afroamericani nella costruzione dell'identità latinoamericana, il tratto distintivo di quella che ha chiamato “nostra America”; nel quarto capitolo si proverà ad approfondire questa concezione, rispondendo ad alcune domande, che chiamano in causa aspetti fondamentali dell'antimperialismo martiano. Qual è la visione martiana della storia dell'America latina? Quale posto occupano gli indios discendenti delle grandi civiltà precolombiane nel progetto di integrazione latinoamericana? Si ricostruirà, attraverso una selezione di testi, la concezione martiana della Storia del continente, e i tratti del suo pensiero indigenista, che risulta caratterizzato in senso antimperialista, distinguendosi nettamente dalla visione della componente indigena dell'America latina propria, ad esempio, del contemporaneo Domingo Faustino Sarmiento.
Si vedrà come gli indios rappresentassero per Martí una delle componenti che concorrono alla definizione identitaria del continente, portatori di valori e forme di pensiero con cui ogni latinoamericano è chiamato a confrontarsi: ogni forma di razzismo nei loro confronti è rigettato.
Martí immaginava l'America latina futura non come mera risultante di una coesione politica, ma come spazio nel quale si sarebbe realizzata pienamente l'identità “mestiza”. In altre parole, riconosceva nitidamente che era la cultura il terreno dove si doveva giocare la partita politica. L'attenzione rivolta alla cultura come arma dei popoli oppressi da un sistema non ancora definito “imperialismo” ma del quale aveva colto di fatto i nodi più profondi, si traduce in Martí in una costante preoccupazione per la questione della formazione dell'uomo. Si vedrà come nella raccolta di racconti per bambini intitolata La Edad de Oro, diversi testi, come “El padre Las Casas” e “Las ruinas indias”, sono dedicati alla presentazione di personaggi e vicende della storia del continente, nei quali emerge chiaramente l'importanza attribuita da Martí alla componente degli indios.
Il quinto ed ultimo capitolo si propone di sviluppare alcune considerazioni a proposito della riflessione martiana sulla cultura. La letteratura e l'arte emergono, in relazione al suo progetto storico antimperialista, come una vera e propria esigenza strategica: l'arte coeva gli appariva inefficace in quanto non era espressione dei tempi, e se lo scopo di Martí era quello di raccogliere attorno alla cultura la frammentazione sociale del continente latinoamericano, non era possibile scindere il percorso verso l'emancipazione dell'America latina da un'arte che fosse all'altezza del progettato rinnovamento.
Si metteranno in luce in particolare le caratteristiche dell'ideale di intellettuale e di uomo di lettere latinoamericano, impegnato attraverso la sua opera creativa nella battaglia per la liberazione del continente dal colonialismo culturale, e della nuova letteratura concepita da José Martí, valutando come in essa confluiscano i tratti principali dell'antimperialismo studiati in questo lavoro: si vedrà come essa debba essere riflesso del mestizaje, incorporandone tutte le componenti per tendere ad una espressione originale, che rifiuti la copia di stili e correnti letterarie proprie aliene dall'autenticità latinoamericana. Gli ideali martiani riguardo alla letteratura e all'arte avranno un'influenza fondamentale su molte delle correnti del '900 latinoamericano: risulta particolarmente interessante valutare i punti di contatto tra le idee espresse da Martí e la teorizzazione del “real maravilloso” da parte del cubano Alejo Carpentier, autore impegnato, in continuità con Martí, in una riflessione costante sull'identità latinoamericana, che attraversa tutta la sua opera di giornalista e di romanziere.
Attorno al progetto di integrazione dei popoli dell'America latina come unico modo per affrontare l'incipiente imperialismo nordamericano, intuito da Martí nelle sue basi socio-economiche, ruota un intreccio di implicazioni politiche, filosofiche, culturali, artistiche. La dialettica costante tra esperienza e capacità di rielaborazione creativa sotto il profilo artistico e filosofico, che ha sempre trovato la sintesi sul piano dell'azione, rende l'opera multiforme di Martí un unico “sistema”, alla cui costruzione permanente concorrono una molteplicità di trame e di percorsi, affidati a linguaggi diversi, dalla poesia all'articolo di giornale, dalla lettera al racconto per l'infanzia, dal teatro al romanzo.
Accanto a studiosi, come il cubano Roberto Fernández Retamar, che hanno proposto una chiave di lettura complessiva dell'antimperialismo martiano, ve ne sono moltissimi altri che hanno affrontato il tema a partire dallo studio di specifici aspetti del pensiero e dell'opera di Martí, guardando ad esso da prospettive diverse, dalla critica letteraria, alla storia, all'antropologia, e contribuendo ad arricchirne la comprensione sempre più profonda.
Purtroppo, se in America Latina e in primo luogo, ovviamente, a Cuba, gli studi martiani continuano ad essere fiorenti, e, in concomitanza con i processi di integrazione continentale in atto da circa quindici anni, vivono una fase di particolare fermento, altrettanto non si può dire dell'Europa, dove Martí è ancora poco conosciuto.
Questo lavoro si propone di individuare e approfondire alcuni filoni tematici, seguendone il dipanarsi all'interno dell'opera martiana, con l'obiettivo di approssimarsi ad una visione di insieme della dimensione antimperialista del pensiero e dell'opera martiani, permettendo di indagarne la complessità attraverso l'analisi di alcuni testichiave, e di stabilire relazioni all'interno della sua produzione.
Nel primo capitolo, ripercorrendo brevemente la traiettoria della vita e dell'azione di Martí, dalle cospirazioni giovanili alla fondazione e alla guida del Partito Rivoluzionario Cubano, strumento della guerra di liberazione, si metteranno in evidenza le tappe principali della presa di coscienza della sottomissione a cui andava assoggettandosi l'America latina ad opera della crescente potenza nordamericana, e della necessità di concepire la lotta di liberazione di Cuba dal dominio spagnolo all'interno di un progetto di integrazione continentale.
Nel secondo capitolo verrà analizzata l'esperienza di Martí in Messico, Guatemala e Venezuela, mettendo in risalto il percorso che porterà il cubano a quella che Fernández Retamar, nel suo saggio Martí en (su) Tercer Mundo, ha chiamato «la rivelazione della “nostra America”»: nei tre paesi latinoamericani, Martí si inserisce nella vita politica e culturale, e assume progressivamente la coscienza della profonda unità del continente, che chiamerà “nostra America”, e della necessità che il progetto di liberazione ed integrazione latinoamericana segua percorsi politicamente e culturalmente autonomi rispetto ai modelli delle metropoli coloniali. Si farà riferimento in particolare al lavoro portato avanti da Martí prima con il tentativo di pubblicazione della “Revista Guatemalteca” e poi con i due numeri della “Revista Venezuelana”, per poi gettare uno sguardo alla visione martiana dei grandi uomini della “nostra America”, degli “eroi” latinoamericani, prendendo in considerazione la relazione di Martí con la figura del Libertador Simon Bolívar.
Il terzo capitolo è dedicato alle Escenas nortemericanas, il corpus degli articoli scritti da Martí durante il suo soggiorno di quindici anni negli Stati Uniti. L'esilio gli permise di conoscere a fondo l' “altra” America, quella a nord del Messico, caratterizzata dall'ascesa di un nuovo, feroce modello di sviluppo economico e culturale, che iniziava a rivelare in quegli anni le proprie ambizioni imperialiste verso l'America latina. Martí entra nel marchingegno del nascente imperialismo, cogliendone i fondamenti socio-economici e culturali, e il sostrato di sfruttamento e sottomissione, e descrivendolo nel caleidoscopio delle sue cronache, destinate a pubblicazioni giornalistiche di vari paesi latinoamericani e determinante terreno di sperimentazione per un profondo rinnovamento della lingua. Martí raggiunge una comprensione profonda dei caratteri della modernità nordamericana, da un lato fonte di stupore e di apprezzamento, dall'altro vista, nei suoi risvolti “mostruosi”, come inadatta ad essere importata in America latina, oltre che come una delle cause stesse del permanere di quest'ultima in una condizione di arretratezza e sottosviluppo. Preso in esame il percorso che porta il cubano a cogliere le dinamiche dell'imperialismo statunitense, si analizzeranno alcune cronache che rivelano la visione martiana della modernità, e alcuni ritratti martiani di nordamericani, figure eminenti della politica e dell'arte contemporanee, attraverso i quali è possibile cogliere una strategia educativa rivolta ai lettori latinoamericani, attraverso la presentazione di modelli e antimodelli di comportamento: al centro delle cronache si colloca l'esigenza di mettere in guardia da un'adesione acritica a modelli alieni dalle specificità della “nostra America”, e di denunciare il pericolo mortale costituito dall'imperialismo. Infine si prenderanno in considerazione, analizzando alcune cronache che raccontano gli scioperi operai e le proteste anarchiche del maggio 1886 a Chicago, le idee di Martí rispetto ai problemi sociali e al ruolo delle classi lavoratrici; le esperienze e le riflessioni elaborate negli Stati Uniti saranno determinanti al momento di gettare, pochi anni dopo, le basi teoriche e organizzative della guerra di liberazione, quando Martí riconoscerà negli operai e nei lavoratori i soggetti principali che avrebbero potuto condurre, in nome dei valori del lavoro e della giustizia sociale, la battaglia antimperialista.
Negli anni trascorsi in America latina Martí ha individuato nel mestizaje, ovvero nel confluire di europei, indios, afroamericani nella costruzione dell'identità latinoamericana, il tratto distintivo di quella che ha chiamato “nostra America”; nel quarto capitolo si proverà ad approfondire questa concezione, rispondendo ad alcune domande, che chiamano in causa aspetti fondamentali dell'antimperialismo martiano. Qual è la visione martiana della storia dell'America latina? Quale posto occupano gli indios discendenti delle grandi civiltà precolombiane nel progetto di integrazione latinoamericana? Si ricostruirà, attraverso una selezione di testi, la concezione martiana della Storia del continente, e i tratti del suo pensiero indigenista, che risulta caratterizzato in senso antimperialista, distinguendosi nettamente dalla visione della componente indigena dell'America latina propria, ad esempio, del contemporaneo Domingo Faustino Sarmiento.
Si vedrà come gli indios rappresentassero per Martí una delle componenti che concorrono alla definizione identitaria del continente, portatori di valori e forme di pensiero con cui ogni latinoamericano è chiamato a confrontarsi: ogni forma di razzismo nei loro confronti è rigettato.
Martí immaginava l'America latina futura non come mera risultante di una coesione politica, ma come spazio nel quale si sarebbe realizzata pienamente l'identità “mestiza”. In altre parole, riconosceva nitidamente che era la cultura il terreno dove si doveva giocare la partita politica. L'attenzione rivolta alla cultura come arma dei popoli oppressi da un sistema non ancora definito “imperialismo” ma del quale aveva colto di fatto i nodi più profondi, si traduce in Martí in una costante preoccupazione per la questione della formazione dell'uomo. Si vedrà come nella raccolta di racconti per bambini intitolata La Edad de Oro, diversi testi, come “El padre Las Casas” e “Las ruinas indias”, sono dedicati alla presentazione di personaggi e vicende della storia del continente, nei quali emerge chiaramente l'importanza attribuita da Martí alla componente degli indios.
Il quinto ed ultimo capitolo si propone di sviluppare alcune considerazioni a proposito della riflessione martiana sulla cultura. La letteratura e l'arte emergono, in relazione al suo progetto storico antimperialista, come una vera e propria esigenza strategica: l'arte coeva gli appariva inefficace in quanto non era espressione dei tempi, e se lo scopo di Martí era quello di raccogliere attorno alla cultura la frammentazione sociale del continente latinoamericano, non era possibile scindere il percorso verso l'emancipazione dell'America latina da un'arte che fosse all'altezza del progettato rinnovamento.
Si metteranno in luce in particolare le caratteristiche dell'ideale di intellettuale e di uomo di lettere latinoamericano, impegnato attraverso la sua opera creativa nella battaglia per la liberazione del continente dal colonialismo culturale, e della nuova letteratura concepita da José Martí, valutando come in essa confluiscano i tratti principali dell'antimperialismo studiati in questo lavoro: si vedrà come essa debba essere riflesso del mestizaje, incorporandone tutte le componenti per tendere ad una espressione originale, che rifiuti la copia di stili e correnti letterarie proprie aliene dall'autenticità latinoamericana. Gli ideali martiani riguardo alla letteratura e all'arte avranno un'influenza fondamentale su molte delle correnti del '900 latinoamericano: risulta particolarmente interessante valutare i punti di contatto tra le idee espresse da Martí e la teorizzazione del “real maravilloso” da parte del cubano Alejo Carpentier, autore impegnato, in continuità con Martí, in una riflessione costante sull'identità latinoamericana, che attraversa tutta la sua opera di giornalista e di romanziere.
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