Tesi etd-05082015-110850 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MAINENTI, STEFANIA
URN
etd-05082015-110850
Titolo
Studio del legame della catena leggera libera delle immunoglobuline al fibrinogeno in un caso di disfibrinogenemia acquisita
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
BIOLOGIA APPLICATA ALLA BIOMEDICINA
Relatori
relatore Caponi, Laura
Parole chiave
- catena leggera libera
- disfibrinogenemia acquisita
- immunoglobuline
Data inizio appello
30/05/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le alterazioni patologiche a carico del fibrinogeno possono essere congenite o acquisite e consistono nella diminuita produzione della molecola (afibrinogenemia o ipofibrinogenemia) o nella produzione normale di molecole non funzionanti (disfibrinogenemia). Il caso clinico in studio riguarda un soggetto arrivato all’attenzione dell’UO di Ematologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana in seguito ad accertamenti preoperatori, i cui test coagulativi erano fortemente alterati pur in assenza di sintomatologia. Si è pertanto indagata la causa di tali anomalie e, dopo una serie di indagini, al paziente è stata diagnosticata una disfibrinogenemia acquisita dovuta al legame di una catena leggera libera monoclonale di tipo kappa delle immunoglobuline (FLC-) alla molecola di fibrinogeno, che ne alterava la funzionalità, ma non la quantità che risultava normale al dosaggio immunochimico.
Lo scopo del nostro studio è stato quello di cercare di chiarire il meccanismo di legame presente tra le FLC- e il fibrinogeno del paziente. È possibile ipotizzare diversi meccanismi di legame: da legami poco specifici a legami simili a quelli esistenti tra antigene e anticorpo. Nell’ipotesi che si trattasse di un legame altamente specifico sono state operate due procedure adoperate usualmente per rompere il legame antigene-anticorpo, che prevedevano l’utilizzo di una soluzione di glicina a pH acido oppure di una soluzione salina ad elevata concentrazione. A partire da un pool di plasma normale, usato come controllo, e da un campione di plasma del paziente è stato innanzitutto isolato il fibrinogeno mediante precipitazione con etanolo in ghiaccio e dialisi e, mediante dosaggi nefelometrici, è stato accertato il legame delle FLC- al fibrinogeno precipitato. I campioni sono stati poi trattati con glicina a pH acido o con soluzione salina ad elevata concentrazione nel tentativo di staccare le FLC- dal fibrinogeno. Mentre il trattamento con glicina sembrava interferire con il dosaggio nefelometrico del fibrinogeno, probabilmente a causa del suo pH acido il trattamento con NaCl sembrava più promettente in seguito all’osservazione di una minore interferenza con i dosaggi. Per verificare se le FLC- fossero state efficacemente staccate dal fibrinogeno a seguito del trattamento con soluzione salina è stata eseguita una cromatografia ad esclusione molecolare, capace di separare le proteine in base al loro peso molecolare. Dai tracciati cromatografici analizzati è stata evidenziata una mobilità diversa del fibrinogeno del paziente rispetto a quella del fibrinogeno ottenuto dal pool da soggetti sani, probabilmente a causa delle catene leggere libere ad esso legate. Inoltre, nelle frazioni contenenti il fibrinogeno sono state ritrovate anche le catene leggere libere, la qual cosa testimonia il legame delle FLC- alla molecola di fibrinogeno anche dopo aggiunta di NaCl. È possibile quindi ipotizzare la presenza di un legame covalente tra le due molecole.
Lo scopo del nostro studio è stato quello di cercare di chiarire il meccanismo di legame presente tra le FLC- e il fibrinogeno del paziente. È possibile ipotizzare diversi meccanismi di legame: da legami poco specifici a legami simili a quelli esistenti tra antigene e anticorpo. Nell’ipotesi che si trattasse di un legame altamente specifico sono state operate due procedure adoperate usualmente per rompere il legame antigene-anticorpo, che prevedevano l’utilizzo di una soluzione di glicina a pH acido oppure di una soluzione salina ad elevata concentrazione. A partire da un pool di plasma normale, usato come controllo, e da un campione di plasma del paziente è stato innanzitutto isolato il fibrinogeno mediante precipitazione con etanolo in ghiaccio e dialisi e, mediante dosaggi nefelometrici, è stato accertato il legame delle FLC- al fibrinogeno precipitato. I campioni sono stati poi trattati con glicina a pH acido o con soluzione salina ad elevata concentrazione nel tentativo di staccare le FLC- dal fibrinogeno. Mentre il trattamento con glicina sembrava interferire con il dosaggio nefelometrico del fibrinogeno, probabilmente a causa del suo pH acido il trattamento con NaCl sembrava più promettente in seguito all’osservazione di una minore interferenza con i dosaggi. Per verificare se le FLC- fossero state efficacemente staccate dal fibrinogeno a seguito del trattamento con soluzione salina è stata eseguita una cromatografia ad esclusione molecolare, capace di separare le proteine in base al loro peso molecolare. Dai tracciati cromatografici analizzati è stata evidenziata una mobilità diversa del fibrinogeno del paziente rispetto a quella del fibrinogeno ottenuto dal pool da soggetti sani, probabilmente a causa delle catene leggere libere ad esso legate. Inoltre, nelle frazioni contenenti il fibrinogeno sono state ritrovate anche le catene leggere libere, la qual cosa testimonia il legame delle FLC- alla molecola di fibrinogeno anche dopo aggiunta di NaCl. È possibile quindi ipotizzare la presenza di un legame covalente tra le due molecole.
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