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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05072020-121647


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BUSIELLO, ARIANNA
Indirizzo email
a.busiello@studenti.unipi.it, arianna_21@live.it
URN
etd-05072020-121647
Titolo
Il "diritto a morire dignitosamente": uno sguardo oltre i confini nazionali
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Righi, Luca
Parole chiave
  • suicidio assistito
  • Olanda
  • Lussemburgo
  • Inghilterra
  • Giurisprudenza di Strasburgo
  • Germania
  • Francia
  • fine-vita
  • eutanasia
  • Belgio
  • Svizzera
  • visione comparata
Data inizio appello
29/05/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il “diritto a morire dignitosamente”, inteso in senso positivo come aiuto a procurarsi la morte o in senso negativo come rifiuto o interruzione dei trattamenti sanitari, è uno dei diritti maggiormente rivendicato dall’uomo; paradossalmente, egli sta pagando il prezzo del maggior benessere raggiunto attraverso il progresso medico, scientifico e tecnologico degli ultimi anni. Quest’ultimo è arrivato a creare delle situazioni inedite, allungando sensibilmente la vita dell’uomo in termini quantitativi, ma non altrettanto qualitativi. Da tale aspetto deriva principalmente la sempre maggior richiesta di quei pazienti che chiedono di veder riconosciuto effettivamente il loro diritto all’autodeterminazione e di poter mettere fine alla loro vita, non più ritenuta degna di essere vissuta, a causa delle loro patologie irreversibili e sofferenze intollerabili.
Poste tali premesse, sono andata ad indagare i limiti giuridici e etici entro i quali è possibile compiere tali scelte.
In primo luogo, sono partita dall’analisi della situazione italiana, notando come il nostro ordinamento, in questi anni, abbia fatto dei notevoli passi avanti, grazie alla legge n. 219/2017 sul consenso informato e sulle DAT e alle determinanti aperture giurisprudenziali. Seppur sia innegabile la permanente lacuna normativa in materia e la necessità dell’intervento del Parlamento, esigenza portata alla luce dalle strazianti vicende umane e giudiziarie che hanno destato un fortissimo clamore mediatico e politico.
In secondo luogo, sono andata alla ricerca delle soluzioni adottate nei vari ordinamenti giuridici europei, esaminando le loro leggi interne in materia di eutanasia e suicidio assistito, laddove esistenti, e distinguendo essenzialmente tra quelle nazioni che, ormai da anni, hanno scelto di eliminare le pericolose zone d’ombra prendendo delle chiare posizioni legislative, come l’Olanda, il Belgio, il Lussemburgo e la Svizzera e quelle che hanno semplicemente preso coscienza e regolato solo alcuni aspetti del fine vita. Ho cercato di comprendere il percorso e i motivi che hanno spinto tali ordinamenti a intervenire in tal senso, quali siano le preoccupazioni o i possibili rischi che potrebbero scaturire da tali scelte e quale possa essere l’impatto sulla società. Al di là delle consistenti differenze tra le discipline adottate nei singoli ordinamenti presi in considerazione, si registrano alcune tendenze comuni, tra cui il progressivo allargamento dei confini individuali e un margine di libertà nelle scelte terapeutiche. Inoltre, in nessun ordinamento, neanche di derivazione liberale, l’individuo è riconosciuto come padrone assoluto e incondizionato della propria vita e del proprio destino biologico.
Infine, ho cercato di fare il punto sulla giurisprudenza di Strasburgo, benchè non sia possibile affermare l’esistenza di un consenso europeo in materia eutanasica, la Corte Europea rispettando le diverse sensibilità e impostazioni date dai singoli Stati membri del Consiglio d’Europa, ha fornito una chiave di lettura assai significativa. Essa ha mostrato chiaramente di legittimare un diritto a scegliere “come e quando morire”, a condizione che la volontà del soggetto sia libera e consapevole, quale aspetto della vita privata che trova protezione all’art. 8 della Convenzione.
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