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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05072017-131121


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SALVESTRINI, GIULIO
URN
etd-05072017-131121
Titolo
Uno studio su William Blake: The Book of Job Nigredo incisoria, rinascita e tensioni lineari
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Prof.ssa Caputo, Nicoletta
correlatore Prof.ssa Savettieri, Chiara
Parole chiave
  • The Book of Job
  • romanticismo
  • Jerusalem
  • Blake
  • Alchimia
  • William Blake
Data inizio appello
29/05/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
La presente tesi si inserisce all’interno di un’attività di ricerca improntata su un’analisi attenta delle tavole di The Book of Job di William Blake. L’analisi di quest’opera verrà sviluppata concentrandosi sul processo di caduta e risalita che accompagna il complesso apparato simbolico. Selezionando varie tavole del Book e rifacendosi al contempo all’intero corpus blakiano, verrà posta l’attenzione su questo topos tematico di stampo antico – morte e rigenerazione – trattando di svariate questioni di interpretazione testuale-figurativa e procedendo sempre attraverso vari livelli di registro critico. Da una parte saranno utilizzati i principi ermeneutici e gli strumenti della semplice critica letteraria, dall’altra verranno sviluppate considerazioni sul significato simbolico delle immagini – rifacendosi a Carl Gustav Jung ‒ tramite continui rimandi al vasto corpus blakiano ed al contempo usufruendo di strumenti psicoanalitici. Questi ultimi mi saranno utili anche per creare un contatto tra l’operato di Blake e la pratica alchemica-esoterica, in modo da giungere al riconoscimento di una sorta di teosofia curativa – basata però anche sull’operato artistico ‒ sulla scia degli intenti dell’alchimia e della medicina primitiva – alla quale si rifà molto la stessa psicoanalisi.
Verranno quindi chiarificati alcuni elementi topici figurativi dell’arte di Blake, mostrando come in The Book questi siano nascosti al di sotto di una linea essoterica. L’opera cela così un complesso esoterico di simboli che cerca di riassorbire l’intero corpus blakiano in una forma sintetica, densa di rimandi e potenzialità semantiche. Per tali propositi verrà preso in considerazione il valore simbolico degli andamenti lineari delle figure, trattando anche del Laocoonte, nel contesto blakiano, e di come esso sia un simbolo intrinsecamente meticcio, vivo di una duplicità vettoriale di andamenti lineari in cui caduta e risalita, vita e morte, si compenetrano in una sintesi compositiva unica.
Sarà mostrato come Blake, con un cosciente approccio critico all’intero panorama artistico, costruì una corrispondenza tra immagine e testo e collegò le opposizioni lineari al proprio corpus letterario in una visione coerente e ripetitiva dell'immagine; in questo nuovo alfabeto testuale-figurativo egli fece strumenti i nuovi mezzi espressivi preromantici e neoclassici per dar voce ad una personale visione del mondo. Questo lavoro quindi, pur prendendo in considerazione la parte testuale, avanzerà soprattutto attraverso un'analisi semiotica delle incisioni.
Al di là dell’intero corpus figurativo, saranno fatti anche continui rimandi alla teosofia di Blake citando numerosi passi dei suoi lavori e mostrando come in realtà The Book assorba l’intero pensiero dell’artista e mediti anche su alcuni dei principali personaggi mitici da lui sviluppati: Urizen, Los, Spettro, Orc, e molti altri.
Oltre ad affrontare peculiari questioni interpretative, il presente studio vuole mostrare come The Book of Job ci presenti, in maniera sintetica, una lavoro blakiano di riflessione artistica, teosofica e culturale ad ampio raggio, attraverso il quale Blake immise nel proprio operato un valore di stampo alchemico-ascetico, legandolo saldamente alla pratica manuale ed al contatto che l’artista percepisce con la materia: egli riuscì quindi a condensare il proprio pensiero nei linearismi dell’arte incisa, meditando sugli intenti dell’arte e della letteratura a livello sociale, individuale ed ontologico. Da buon incisore, alluminatore, distorse i canoni rinascimentali e classici riconducendoli ad una dimensione medievale, gotica e bizantina, ed i modelli si fusero in un tratto grafico primitivo che sembrava svelare la sostanza viva, la passione, al di sotto del bello ideale. Egli operò in tal modo una specie di scarnificazione del bello tramite le geometrie dell’inciso metallico e le essenze acide della sua acquaforte.