Tesi etd-05072015-162405 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SERINI, LORENZO
URN
etd-05072015-162405
Titolo
Le "scorribande" del giovane Nietzsche nella filosofia del linguaggio
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Campioni, Giuliano
Parole chiave
- critica della metafisica.
- linguaggio
- metafora
- Nietzsche
- retorica
- Su verità e menzogna in senso extra-morale
Data inizio appello
25/05/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Prima di tutto, vorrei precisare l’utilizzo del termine “scorribande” nel titolo della mia tesi. Ho preso in prestito la parola dallo stesso Nietzsche che intitola un capitolo del Crepuscolo degli idoli, appunto, “Le scorribande di un inattuale”. Con il termine “scorribande” intendo “incursioni intellettuali”, ovvero delle riflessioni non sistematiche ma che in ogni caso penetrano in profondità. Ho scelto di usare questo termine precisamente per la natura delle osservazioni nietzscheane sul linguaggio; in effetti, non esiste una filosofia del linguaggio in Nietzsche, non esiste una teoria organica del linguaggio, e neppure un’opera dedicata esclusivamente al linguaggio (forse Su verità e menzogna in senso extra-morale?). Ciononostante, il problema del linguaggio esiste eccome (!) per il giovane Nietzsche e ha un cruciale significato filosofico. Da questa considerazione deriva il titolo Le “scorribande” del giovane Nietzsche nella filosofia del linguaggio.
L’interesse di Nietzsche per il linguaggio è antico quanto i suoi studi filologici – philos logos, appunto, “interesse per lo studio del linguaggio” – ma dalla filologia si trasferisce gradualmente alla filosofia. Negli appunti preparatori alla prolusione di Basilea su Omero e la filologia classica del 1869 Nietzsche stesso testimonia questo cambiamento di prospettiva:
Il linguaggio è la cosa più quotidiana: ci vuole un filosofo per occuparsene. Chi trova il linguaggio di per sé interessante è diverso da chi vi riconosce solo il mezzo di comunicazione di pensieri interessanti. (NF 1869, p. 489)
Nietzsche trova interessante il linguaggio di per sé e se ne occupa a più riprese negli scritti tra il 1867 e il 1874 riflettendovi da una prospettiva che, alla luce di quanto detto, siamo legittimati a chiamare filosofica. Effettivamente, egli affronta il problema specifico del linguaggio all’interno della sua riflessione più generale sull’arte, sulla conoscenza, e sulla relazione tra le due. Così, a ogni “scorribanda” Nietzsche si concentra sul linguaggio in relazione a un aspetto diverso, ponendosi diverse domande e cercando diverse risposte: il linguaggio come medium della scienza; il linguaggio come strumento dell’arte; il linguaggio in relazione alla verità, il linguaggio in relazione all’illusione; il linguaggio e la natura; il linguaggio e la cultura; il linguaggio e la convenzione; il linguaggio e la creatività, ecc.
Stando così le cose, il giovane Nietzsche declina il problema del linguaggio in varie forme, mettendone in evidenza un aspetto piuttosto che un altro a seconda di ciò che in una particolare “scorribanda” lo interessa maggiormente (ad esempio, sottolinearne l’origine naturale piuttosto che la sua natura convenzionale, questo è il caso di “Dell’origine del linguaggio); tuttavia tutti questi aspetti coesistono nella visione nietzscheana, modificandosi e sviluppandosi nel corso di pochi anni. Ne deriva una visione complessa del linguaggio che difficilmente riesce a stare insieme da sola, dove ciononostante un aspetto richiama magneticamente l’altro: ad esempio, in “Dell’origine del linguaggio” l’enfasi sulla dimensione naturale richiama la dimensione convenzionale come il risultato dell’istinto linguistico in relazione all’istinto sociale, oppure, in Su verità e menzogna in senso extra-morale, l’enfasi sulla dimensione convenzionale richiama il naturale; la verità convenzionale prodotta dal linguaggio si rivela essere il risultato di un impulso. Per questa sua natura complessa la visione nietzscheana del linguaggio necessita di uno sforzo interpretativo per poter essere considerata nella sua interezza.
La mia tesi dunque si configura come un tale sforzo interpretativo con l’obiettivo di ricostruire la visione complessa del linguaggio nella filosofia del giovane Nietzsche ricollegando i vari aspetti e i vari momenti che la costituiscono.
La maggior parte degli scritti che prendono direttamente in considerazione il linguaggio sono frammenti postumi (cioè, appunti preparatori, riflessioni su libri letti, ecc.), opere non pubblicate ma completate dallo stesso Nietzsche – come Su verità e menzogna in senso-extra morale –, oppure appunti per i corsi di filologia classica tenuti all’Università di Basilea. In particolare ho individuato cinque momenti fondamentali: (1) la critica alla filosofia schopenhaueriana nel 1867-1868; (2) l’introduzione al corso di grammatica latina intitolato “Dell’origine del linguaggio” (1869-1870) (3) la riflessione sul simbolismo del linguaggio in La visione dionisiaca del mondo (1870) e La nascita della tragedia (1872); (4) alcuni appunti per il corso sulla retorica antica che si concentrano su “La relazione tra il retorico e il linguaggio” (1872-1873/1874); (5) Su verità e menzogna in senso extra-morale.
Considerato ciò, mi si potrebbe obiettare quanto segue: dal momento che Nietzsche non pubblica la maggior parte delle sue riflessioni sul linguaggio – l’unica pubblicate effettivamente è quella contenuta ne La nascita della tragedia – il suo interesse per il linguaggio non è poi così decisivo. In questo modo lo sforzo interpretativo della mia tesi sarebbe ridotto a una forzatura di alcune idee poi abbandonate da Nietzsche.
L’interesse di Nietzsche per il linguaggio è antico quanto i suoi studi filologici – philos logos, appunto, “interesse per lo studio del linguaggio” – ma dalla filologia si trasferisce gradualmente alla filosofia. Negli appunti preparatori alla prolusione di Basilea su Omero e la filologia classica del 1869 Nietzsche stesso testimonia questo cambiamento di prospettiva:
Il linguaggio è la cosa più quotidiana: ci vuole un filosofo per occuparsene. Chi trova il linguaggio di per sé interessante è diverso da chi vi riconosce solo il mezzo di comunicazione di pensieri interessanti. (NF 1869, p. 489)
Nietzsche trova interessante il linguaggio di per sé e se ne occupa a più riprese negli scritti tra il 1867 e il 1874 riflettendovi da una prospettiva che, alla luce di quanto detto, siamo legittimati a chiamare filosofica. Effettivamente, egli affronta il problema specifico del linguaggio all’interno della sua riflessione più generale sull’arte, sulla conoscenza, e sulla relazione tra le due. Così, a ogni “scorribanda” Nietzsche si concentra sul linguaggio in relazione a un aspetto diverso, ponendosi diverse domande e cercando diverse risposte: il linguaggio come medium della scienza; il linguaggio come strumento dell’arte; il linguaggio in relazione alla verità, il linguaggio in relazione all’illusione; il linguaggio e la natura; il linguaggio e la cultura; il linguaggio e la convenzione; il linguaggio e la creatività, ecc.
Stando così le cose, il giovane Nietzsche declina il problema del linguaggio in varie forme, mettendone in evidenza un aspetto piuttosto che un altro a seconda di ciò che in una particolare “scorribanda” lo interessa maggiormente (ad esempio, sottolinearne l’origine naturale piuttosto che la sua natura convenzionale, questo è il caso di “Dell’origine del linguaggio); tuttavia tutti questi aspetti coesistono nella visione nietzscheana, modificandosi e sviluppandosi nel corso di pochi anni. Ne deriva una visione complessa del linguaggio che difficilmente riesce a stare insieme da sola, dove ciononostante un aspetto richiama magneticamente l’altro: ad esempio, in “Dell’origine del linguaggio” l’enfasi sulla dimensione naturale richiama la dimensione convenzionale come il risultato dell’istinto linguistico in relazione all’istinto sociale, oppure, in Su verità e menzogna in senso extra-morale, l’enfasi sulla dimensione convenzionale richiama il naturale; la verità convenzionale prodotta dal linguaggio si rivela essere il risultato di un impulso. Per questa sua natura complessa la visione nietzscheana del linguaggio necessita di uno sforzo interpretativo per poter essere considerata nella sua interezza.
La mia tesi dunque si configura come un tale sforzo interpretativo con l’obiettivo di ricostruire la visione complessa del linguaggio nella filosofia del giovane Nietzsche ricollegando i vari aspetti e i vari momenti che la costituiscono.
La maggior parte degli scritti che prendono direttamente in considerazione il linguaggio sono frammenti postumi (cioè, appunti preparatori, riflessioni su libri letti, ecc.), opere non pubblicate ma completate dallo stesso Nietzsche – come Su verità e menzogna in senso-extra morale –, oppure appunti per i corsi di filologia classica tenuti all’Università di Basilea. In particolare ho individuato cinque momenti fondamentali: (1) la critica alla filosofia schopenhaueriana nel 1867-1868; (2) l’introduzione al corso di grammatica latina intitolato “Dell’origine del linguaggio” (1869-1870) (3) la riflessione sul simbolismo del linguaggio in La visione dionisiaca del mondo (1870) e La nascita della tragedia (1872); (4) alcuni appunti per il corso sulla retorica antica che si concentrano su “La relazione tra il retorico e il linguaggio” (1872-1873/1874); (5) Su verità e menzogna in senso extra-morale.
Considerato ciò, mi si potrebbe obiettare quanto segue: dal momento che Nietzsche non pubblica la maggior parte delle sue riflessioni sul linguaggio – l’unica pubblicate effettivamente è quella contenuta ne La nascita della tragedia – il suo interesse per il linguaggio non è poi così decisivo. In questo modo lo sforzo interpretativo della mia tesi sarebbe ridotto a una forzatura di alcune idee poi abbandonate da Nietzsche.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
L._Serin...e_def.pdf | 1.42 Mb |
Contatta l’autore |