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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05072015-154526


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PAOLICCHI, ANITA
URN
etd-05072015-154526
Titolo
Architetture in effigie: un excursus nell'argenteria sacra post-bizantina
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Capitanio, Antonella
correlatore Prof. Mazzoni, Bruno
correlatore Prof. Collareta, Marco
Parole chiave
  • micro-architetture
  • arte post-bizantina
  • arte balcanica
  • argenteria liturgica
Data inizio appello
25/05/2015
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
25/05/2085
Riassunto
L’obiettivo primario di questa tesi è percorrere l’arte sacra post-bizantina prodotta nei Balcani, prevalentemente in Valacchia, Moldavia, Serbia e Bulgaria, ed individuare, esemplificando, le immagini – reali o simboliche – che sono alla base di queste micro-rappresentazioni. Ci si limiterà a prendere in analisi gli argenti sacri, che comprendono comunque la maggior parte degli arredi liturgici, escludendo solamente gli amboni e le pareti dell’iconostasi.
Partendo dagli artophoria, cioè contenitori del pane eucaristico, e allargando il discorso ad altri argenti sacri che presentino elementi architettonici – come reliquiari, lampade e turiboli – si cercherà di verificare il legame che intercorre fra questi e uno spazio o un’architettura reale o immaginaria.
Si cercherà quindi di applicare le categorie tassonomiche usate in ambito occidentale per dimostrare che anche l’arte balcanica può essere rivalutata come tappa di un processo di respiro europeo.
Bisogna tuttavia ricordare che, per alcune peculiarità che caratterizzano l’arte orientale, in cui permangono spiccati caratteri di “medievalità” anche in epoca moderna, l’arco cronologico analizzato subirà un leggero slittamento, arrivando a coprire il XVIII secolo.
Inoltre le differenze insite nel culto Cristiano Ortodosso influiscono molto sulla funzione cultuale degli arredi liturgici. La nomenclatura stessa è intrinsecamente connessa all’identità storica degli oggetti e, poiché alcuni termini sono intraducibili in italiano se non perdendo informazioni importanti legate alla loro funzione cultuale, si è preferito mantenere il nome usato per indicarli presso ognuna delle chiese ortodosse balcaniche: tali termini verranno spiegati la prima volta che ricorrono, e verranno raccolti in un glossario finale.
Un ultimo presupposto da tenere presente nel corso della trattazione di questo tema è che, così come è stato evidenziato da Richard Krautheimer e poi da altri dopo di lui, il concetto di “copia” nel contesto medievale è caratterizzato da “approssimazioni”: l’edificio originale non è mai copiato nel senso moderno del termine, rispettandone quantomeno le proporzioni . Più che mimesis il processo di copia in età medievale può essere quindi definito “copia selettiva”: fra originale e copia è quindi lecito aspettarsi un certo coefficiente di variazione
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