Tesi etd-05062015-144405 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
MAIORINO, FRANCESCO
URN
etd-05062015-144405
Titolo
Risposta ormonale all'esercizio fisico negli ipertesi essenziali e nei pazienti con iperaldosteronismo primario.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Santoro, Gino
Parole chiave
- ACTH
- aldosterone
- iperladosteronismo
- ipertensione secondaria
- stress fisico
Data inizio appello
26/05/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
In questo studio analizzeremo come i mediatori ormonali più importanti coinvolti nella risposta ad uno stress acuto, quindi ad un esercizio fisico intenso, possano variare da uno stato di riposo ad uno stato di massima richiesta metabolica.
L’ormone ipofisario ACTH, attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, è il mediatore che interviene nella regolazione della risposta ad eventi stressanti.
In numerosi studi si è visto che il rilascio di aldosterone è indotto da modificazioni acute dei livelli di ACTH dovute alle fluttuazioni circadiane della sua secrezione, da infusioni esogene di ACTH sintetico. È nostro interesse, invece, valutare la risposta dell’aldosterone all’ACTH in seguito ad uno stress fisico.
Lo scopo di questo studio è duplice:
• valutare la risposta ormonale dopo un esercizio fisico intenso e progressivo in soggetti con ipertensione essenziale e con iperaldosteronismo primitivo, ponendo particolare attenzione alle variazioni dell’aldosterone ed alle differenze nei due gruppi.
• valutare se i pazienti con iperaldosteronismo primario presentano un danno d’organo maggiore rispetto agli ipertesi essenziali, confrontando i parametri ecocardiografici di riferimento.
I pazienti in esame sono stati sottoposti a tre prelievi ematici: a riposo, all’apice di uno sforzo fisico massimale ed incrementale, attraverso il cicloergometro, e dopo sei minuti di riposo.
Sono stati valutati i valori ematici di ACTH, Renina attiva, aldosterone, cortisolo, e catecolamine.
Abbiamo valutato attraverso l’ecocardiografia gli spessori parietali e del setto interventricolare, misurato la camera ventricolare sinistra, calcolato l’indice di massa miocardica e valutato eventuali segni di disfunzione diastolica attraverso il doppler tissutale dell’anello mitralico.
Attraverso l’ecocolor doppler dei vasi cerebro afferenti abbiamo ricercato la presenza di placche aterosclerotiche, valutato lo spessore medio intimale della carotide comune di destra e di sinistra, ad 1 cm dalla biforcazione carotide.
L’aumento dei valori plasmatici di aldosterone, all’apice dello sforzo fisico, si è verificato sia in pazienti con ipertensione arteriosa essenziale sia in quelli che presentano un iperaldosteronismo primitivo; ci saremmo aspettati un maggior aumento in quest’ultimi, per via della più cospicua sensibilità all’azione dell’ACTH in questo gruppo, testimoniata da precedenti studi. Dai nostri dati, il rapporto incrementale dell’aldosterone è più alto nel gruppo di pazienti con iperaldosteronismo piuttosto che nei pazienti ipertesi essenziali. Ciò è abbastanza significativo per confermare le nostre ipotesi preliminari: i pazienti con iperaldosteronismo sono esposti a livelli plasmatici più alti di aldosterone rispetto agli ipertesi essenziali a seguito di un esercizio fisico; è presente, in loro, una correlazione molto più significativa fra i valori di ACTH e di aldosterone a riposo, all’apice dello sforzo e nel recupero.
L’aldosterone comporta un danno d’organo cardiovascolare indipendente dallo stress emodinamico. Da questo studio appare chiaro come i pazienti con iperaldosteronismo primario, i quali sono esposti a elevati livelli plasmatici dell’ormone, presentino un rimodellamento cardiaco patologico maggiore rispetto ai pazienti con ipertensione arteriosa essenziale: avranno un cuore più fibrotico che presenterà una massa ventricolare maggiore ed una funzione di riempimento ventricolare alterata, accompagnata da danno vascolare con ispessimento medio intimale.
È infine emerso che i pazienti con una maggiore massa ventricolare ed una peggiore funzione diastolica sono coloro che al prelievo effettuato all’apice dell’esercizio fisico presentavano valori maggiori di aldosterone.
L’ormone ipofisario ACTH, attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, è il mediatore che interviene nella regolazione della risposta ad eventi stressanti.
In numerosi studi si è visto che il rilascio di aldosterone è indotto da modificazioni acute dei livelli di ACTH dovute alle fluttuazioni circadiane della sua secrezione, da infusioni esogene di ACTH sintetico. È nostro interesse, invece, valutare la risposta dell’aldosterone all’ACTH in seguito ad uno stress fisico.
Lo scopo di questo studio è duplice:
• valutare la risposta ormonale dopo un esercizio fisico intenso e progressivo in soggetti con ipertensione essenziale e con iperaldosteronismo primitivo, ponendo particolare attenzione alle variazioni dell’aldosterone ed alle differenze nei due gruppi.
• valutare se i pazienti con iperaldosteronismo primario presentano un danno d’organo maggiore rispetto agli ipertesi essenziali, confrontando i parametri ecocardiografici di riferimento.
I pazienti in esame sono stati sottoposti a tre prelievi ematici: a riposo, all’apice di uno sforzo fisico massimale ed incrementale, attraverso il cicloergometro, e dopo sei minuti di riposo.
Sono stati valutati i valori ematici di ACTH, Renina attiva, aldosterone, cortisolo, e catecolamine.
Abbiamo valutato attraverso l’ecocardiografia gli spessori parietali e del setto interventricolare, misurato la camera ventricolare sinistra, calcolato l’indice di massa miocardica e valutato eventuali segni di disfunzione diastolica attraverso il doppler tissutale dell’anello mitralico.
Attraverso l’ecocolor doppler dei vasi cerebro afferenti abbiamo ricercato la presenza di placche aterosclerotiche, valutato lo spessore medio intimale della carotide comune di destra e di sinistra, ad 1 cm dalla biforcazione carotide.
L’aumento dei valori plasmatici di aldosterone, all’apice dello sforzo fisico, si è verificato sia in pazienti con ipertensione arteriosa essenziale sia in quelli che presentano un iperaldosteronismo primitivo; ci saremmo aspettati un maggior aumento in quest’ultimi, per via della più cospicua sensibilità all’azione dell’ACTH in questo gruppo, testimoniata da precedenti studi. Dai nostri dati, il rapporto incrementale dell’aldosterone è più alto nel gruppo di pazienti con iperaldosteronismo piuttosto che nei pazienti ipertesi essenziali. Ciò è abbastanza significativo per confermare le nostre ipotesi preliminari: i pazienti con iperaldosteronismo sono esposti a livelli plasmatici più alti di aldosterone rispetto agli ipertesi essenziali a seguito di un esercizio fisico; è presente, in loro, una correlazione molto più significativa fra i valori di ACTH e di aldosterone a riposo, all’apice dello sforzo e nel recupero.
L’aldosterone comporta un danno d’organo cardiovascolare indipendente dallo stress emodinamico. Da questo studio appare chiaro come i pazienti con iperaldosteronismo primario, i quali sono esposti a elevati livelli plasmatici dell’ormone, presentino un rimodellamento cardiaco patologico maggiore rispetto ai pazienti con ipertensione arteriosa essenziale: avranno un cuore più fibrotico che presenterà una massa ventricolare maggiore ed una funzione di riempimento ventricolare alterata, accompagnata da danno vascolare con ispessimento medio intimale.
È infine emerso che i pazienti con una maggiore massa ventricolare ed una peggiore funzione diastolica sono coloro che al prelievo effettuato all’apice dell’esercizio fisico presentavano valori maggiori di aldosterone.
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